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Il Giacinto soffoca il lago, a salvarlo ci sono le donne di El Salvador

Le storie di Doña Julia e Doña Irene, imprenditrici che vanno avanti nonostante gli effetti dei cambiamenti climatici. Anche grazie a due progetti finanziati da Aics.


Doña Armida è stanca, stinge al petto il figlio che non ha mai visto Pedro, il padre. Doña Gracia guarda il cielo mentre un cane scheletrico respira affannoso ai suoi piedi. Don Jesus annusa il vento mentre con il piede scalzo colpisce la terra arida. Borlavento, il vento d’oriente sfrangia le nuvole portandosi via la speranza di pioggia. Giorni di calore, uno dopo l’altro, giorni di siccità. Calore che secca il mais aggrappato alle scoscese pendici vulcaniche della cordillera de Mitacomecayo, nere di pietre e di promesse non mantenute. Borlavento implacabile condanna, scudiscio infuocato che sferza le popolazioni dai volti risecchi dei monti dal nome poetico, monti morsi dal sole, spina dorsale del Corredor Seco.

Lago Suchitlán (Cerrón Grande reservoir) ©Aics San Salvador

É solo l’aspetto più drammatico dei cambiamenti climatici che stanno modificando abitudini e la vita della popolazione anche in aree lontane di El Salvador. Le acque del lago di Cerrón Grande anno dopo anno si riscaldano aumentando gli effetti delle acque inquinate degli affluenti che si versano nel lago avvelenando la fauna e impoverendo i pescatori. Ma poiché le disgrazie non vengono mai sole nel 2018 la superficie del lago ha iniziato a coprirsi di giacinto d’acqua impedendo la navigazione, distruggendo il turismo, l’allevamento e mettendo a rischio le comunità rivierasche. Una piaga contro la quale sino ad ora appaiono inutili gli sforzi delle comunità, dei pescatori e dello stesso ministero dell’Ambiente. Un’emergenza multidimensionale in cui si uniscono gli effetti dell’attività antropica, dei cambiamenti climatici e della miopia delle istituzioni. L’invasione di giacinto d’acqua impoverisce le acque d’ossigeno, il pesce muore, le comunità devono tentare di trovare nuove opportunità.

Doña Julia possiede un ristorante nel Puerto San Juan, sulla sponda del lago Suchitlán, lago artificiale creato nel 1974 per produrre energia elettrica del Rio Lempa, che sorge nella zona del Cerrón Grande. É una donna imprenditrice ed é molto fiera del suo lavoro, al quale si dedica a tempo pieno. Inoltre é socia dell’Associazione Cooperativa Porto San Juan Suxhilt Totol, ossia un gruppo di proprietari di piccole imbarcazioni a motore, i cosiddetti lancheros, che si sono uniti per promuovere il turismo nel lago.

© Aics San Salvador

Da alcuni mesi a questa parte, racconta Doña Julia, la situazione é divenuta critica poiché, a causa delle problematiche create dalla crescita smisurata del giacinto d’acqua, i pescatori hanno smesso di lavorare e i turisti che popolavano la zona non sono piú inclini a passare del tempo al lago, e ció ha comportato una forte riduzione dei guadagni. Ma doña Julia non perde le speranze e con tenacia continua a guardare avanti, partecipa costantemente a corsi di formazione perché desidera che i clienti, nel suo ristorante, si sentano accolti come in casa. Inoltre, a seguito del progetto “Humedal Vivo”, gestito dall’Istituto sindacale per la cooperazione allo sviluppo (Iscos) e finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo svilippo (Aics). Grazie all’iniziativa i lancheros hanno acquisito gli strumenti necessari per arginare, o per lo meno, tamponare i guasti meccanici delle loro imbarcazioni, spesso causati dalla pianta infestante che ha invaso il lago. Gli aiuti che ha ricevuto le sono serviti per non abbattersi e per continuare a lavorare sodo, ogni giorno con il sorriso di chi ama profondamente il suo lavoro. Julia guarda al futuro con uno sguardo deciso e dice: “Sono una donna imprenditrice, ho dovuto compiere il doppio dello sforzo per arrivare dove sono, questo percorso mi ha insegnato molto e ora intendo mettere in campo tutte le mie competenze per offrire ai turisti il miglior servizio che possano desiderare, la loro soddisfazione é il motivo per cui ogni mattina mi sveglio e vengo a lavorare”.

Doña Irene vive da dieci anni nella comunitá La Haciendita II, nel Municipio de Suchitoto, ed é un membro del consiglio organizzativo della Cooperativa Mantos Acuiferos che si occupa dell’allevamento della Tilapia. Questa iniziativa, ci spiega Doña Irene, nasce in risposta all’inquinamento del pesce che, avvelenato dalle acque in cui vive, non puó piú essere pescato. Grazie all’allevamento di Tilapia i pescatori hanno la possibilitá di entrare in contatto con prodotti privi di inquinamento, controllati e di maggiore qualitá, cosí come il consumatore. Per cui la comunitá intera rappresenta il beneficiario indiretto di questa iniziativa. Doña Irene ci racconta che a volte é complicato essere una donna imprenditrice all’interno della comunitá, é difficile essere presa sul serio e riuscire a far valere le proprie opinioni. Lei é abituata diversamente in famiglia: sono in tre, due sorelle e un fratello, e sono sempre stati trattati alla stessa maniera dai genitori, facevano le stesse cose e mai e poi mai il genere ha influito su ció che gli era permesso. Durante i suoi studi da Tecnico di agricoltura organica spesso le veniva suggerito di lasciar perdere, non era cosa da donna, quale donna avrebbe voluto sporcarsi le mani di terra? Doña Irene. E cosí é stato: oggi guida le barche, pesca con il tramaglio ed é in grado di riconoscere il sesso degli esemplari di Tilapia, compito che di solito, viene risparmiato alle donne. Irene é molto orgogliosa di lavorare come i suoi compagni uomini e non accetta che le si dica che non puó fare qualcosa soltanto per il fatto di essere donna, a suo avviso non esistono lavori da donna e lavori da uomo. Ma all’interno della cooperativa queste dinamiche sono meno frequenti, perché la veritá é che sono state le donne a partecipare ai corsi di formazione, che nel tempo si sono specializzate, hanno appreso tecniche innovative e sono loro adesso ad intraprendere e sviluppare i processi.

Giacinti del Lago Suchitlàn @ Aics San Salvador

Secondo Doña Irene il progetto “Agua Futura”, gestito dall’Istituto di geoscienze e georisorse del Centro nazionale di ricerche (Igg-Cnr) e finanziato dall’AICS, ha avuto un impatto enorme e i risultati sono tangibili: “Qui non c’era questo specchio d’acqua: siamo riusciti a ripulire tutto e a mantenerlo in buone condizioni, qui non c’erano le installazioni, non c’era niente, era praticamente un’area abbandonata. Ora c’é molto potenziale, anche turistico. C’é stato un cambiamento nella comunitá”. Questo cambiamento ha avuto un impatto forte anche nella vita di Irene, che dice di essere stata toccata personalmente da questo progetto perché il fatto di aver assistito al processo di crescita e di miglioramento della struttura ha fatto in modo che la sentisse parte della sua vita, come una responsabilitá e una grande occasione. “Siamo imprenditrici, noi vediamo gli ostacoli e cerchiamo di superarli, non diciamo mai non posso” afferma.
La resilienza é la capacitá di reagire in maniera positiva alle difficoltá della vita. É la forza per affrontare i problemi, la tenacia che impedisce di abbattersi, é la volontá di rimboccarsi le maniche e la capacitá di adattarsi.

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