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Libano. La Pimpa, una nuova mascotte per i piccoli alunni siriani

Il quaderno della celebre cagnolina a pois disegnata da Altan è arrivato nelle scuole libanesi in arabo: l’iniziativa dell’Aics di Beirut.

Nelle situazioni di crisi i minori sono le prime vittime. Guerre, conflitti e terrorismo ledono diritti fondamentali come il diritto alla salute e all’educazione. Il rischio di esclusione di bambini e ragazzi è dunque molto alto, come evidenzia la quarta edizione del WeWorld Index, uno strumento innovativo che analizza le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione, ( bambini, adolescenti, donne ) per stilare un indice che classifica in ogni paese del momdo il livello di esclusione che riguarda bambini, bambine, adolescenti e donne.
In particolare il report 2018 ha dedicato un Focus proprio alla dimensione educativa, individuando cinque barriere che ostacolano una educazione inclusiva e di qualità. L’accesso a questo diritto fondamentale, infatti, costituisce il presupposto per accedere a tanti altri diritti.
I dati elaborati dal report non lasciano dubbi : dei 123 milioni di bambini che non frequentano la scuola, il 20% vive in zone di conflitto. Circa 16 milioni sono bambini che vivono in Medio Oriente e Nord Africa. E per i piccoli profughi e sfollati che fuggono dalle guerre, la situazione che emerge dai dati 2017 di UNHCR è ancora peggiore : solo il 61% dei bimbi rifugiati frequenta la scuola primaria ( è il 91% a livello globale). Questa percentuale scende al 23% tra gli adolescenti ( è l’84% a livello globale ).

La scuola è dunque l’ancora di salvataggio per tornare alla normalità e sconfiggere ansie e paure innescate nella psiche di bambini e adolescenti dall’impatto delle guerre. Per le iniziative classificate come progetti di basic education l’Aics ha erogato, nel 2017, oltre 11 milioni di euro. La strategia, in sintonia con l’SDG 4 dell’Agenda 2030, punta sull’offerta di servizi educativi di qualità, caratterizzati da un approccio inclusivo.

Un esempio di forte capacità di inclusione è rappresentato, senza dubbio, dalla scuola pubblica libanese che accoglie anche centinaia di migliaia di scolari siriani in fuga dalla guerra. In questi casi la strategia è quella di adottare attività educative che prevedano anche una componente ludica e creativa che aiuti i bambini a superare, più o meno consapevolmente, lo stress emotivo a cui sono stati sottoposti. Una di queste ha come protagonista la Pimpa, celeberrima cagnolina disegnata da Altan, da oltre quarant’anni compagna di giochi dei bambini dai due anni in su. È nato così “Pimpa a scuola”, il quaderno didattico ideato e promosso dalla sede Aics di Beirut, in collaborazione con il Ministero dell’educazione libanese, distribuito in 25.000 copie fra i piccoli alunni.

 

Inizialmente un po’ sorpreso, Altan ha accettato con entusiasmo l’invito dell’Aics perché vedeva il suo personaggio particolarmente adatto al contesto e così (grazie anche all’aiuto dell’ editore Panini) ha realizzato in arabo un libro di giochi e letture. Una scelta non casuale quella della Pimpa, così diversa dagli altri beniamini del mondo dell’infanzia che solitamente interagiscono con i piccoli con l’obiettivo di insegnare qualcosa di pratico, finalizzando le storie a uno specifico apprendimento. La Pimpa invece non insegna una qualche abilità. “La Pimpa è un personaggio che ha un’enorme apertura verso il mondo – spiega Altan – parla con gli umani , con la luna, con gli animali, con gli oggetti. Parla con tutti perché per lei sono tutti diversi ma tutti uguali. E’ un segno di apertura, della capacità di andare incontro agli altri : un elemento che mi pare coincida con l’idea di fondo alla base del progetto della Cooperazione italiana”.

Dall’Aics di Beirut confermano che le insegnanti hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa: “Il gioco e l’istruzione sono due attività fondamentali per i bambini di tutto il mondo ….due diritti troppo spesso negati ai bambini vittime incolpevoli delle guerre degli adulti.” dice Fadya, che da due anni insegna alla “Third Public School” di Sin El Fil, dove è stato consegnato il quaderno della Pimpa. “Non sorridono spesso i bimbi che arrivano dalla Siria, molti di loro sono già segnati dal dolore e dalla paura. Per questo il gioco è importante e ancora più importante, però, è garantire a tutti loro la possibilità di frequentare la scuola, dove possono gettare le basi per il loro futuro ma anche tornare a scoprire la convivenza e quindi la pace.” Mentre parla i suoi piccoli alunni colorano le pagine, incollano gli adesivi , osservano con attenzione le carte del “memory”…

La Pimpa è ormai la loro nuova mascotte, compagna di giochi lontana anni luce dagli altri personaggi della satira politica usciti dalla penna del suo papà: l’Operaio, Trino, Cipputi, il Capitalista, il Generale… Due mondi agli antipodi che rispecchiano però la visione di Altan autore e artista : “Uno è il mondo come è nella realtà, la Pimpa è il mondo come io vorrei che fosse“.

 

 

La crisi siriana e il contributo della Cooperazione Italiana

a cura di Mauro Pompili – Aics Beirut

Il conflitto siriano, entrato ormai nell’ottavo anno, oltre al pesante contributo in termini di vite umane, ha costretto oltre metà della popolazione siriana ad abbandonare le proprie case e le proprie vite: ad oggi si stimano oltre 6,5 milioni di sfollati all’interno della Siria, e circa 5 milioni di rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq, Egitto e altri paesi del Nord Africa.

Tra i Paesi di accoglienza, il Libano, è quello che, in proporzione, ha ricevuto il flusso più rilevante di cittadini siriani.
Lo scorso anno, nella fase di massima presenza, il Governo libanese ha stimato che il numero di siriani nel Paese fosse pari al 35% della popolazione libanese, ogni due cittadini libanesi c’è un cittadino siriano, un dato impressionante considerata le cifre di rifugiati accolti in Europa. Al momento attuale le stime non si discostano molto da questi dati.

Una tale presenza ha avuto inevitabilmente, soprattutto con il protrarsi della Crisi, un forte impatto sul già delicato contesto politico e socioeconomico e sugli equilibri demografici del Libano. La pressione antropica, determinata dall’aumento della popolazione, sulle infrastrutture e sui servizi pubblici del Libano – che in termini di risorse e capacità erano sottodimensionati già prima della Crisi – ha contribuito ad alimentare un crescente disagio e risentimento tra le comunità ospitanti nei confronti dei rifugiati da un lato e del Governo dall’altro.

Il settore della pubblica istruzione è tra quelli che più hanno risentito dell’afflusso massiccio di rifugiati, visto che una larga parte della popolazione rifugiata è composta proprio da bambini e ragazzi in età scolare: in particolare i dati ufficiali riportano la presenza di circa 500 mila minori in età scolare in Libano, sebbene le cifre reali, mettendo in conto anche i rifugiati non registrati da UNHCR, sono sicuramente superiori. Tale situazione, nonostante l’impegno profuso dalla Comunità Internazionale, rappresenta sempre di più un’emergenza all’interno di una crisi complessa e prolungata. Ad oggi, almeno metà dei minori in età scolare (dai 3 ai 18 anni) presenti in Libano, vale a dire circa 250.000 persone, è fuori da ogni percorso scolastico, in quanto impossibilitato ad accedere all’istruzione o perché ha, nel frattempo, abbandonato la scuola. Il rischio sempre più reale è che, senza istruzione, un’intera generazione – i bambini e i ragazzi siriani di oggi – sia esclusa dai futuri processi di sviluppo non solo del loro Paese ma dell’intera regione mediorientale.

Nell’ambito delle attività della Cooperazione Italiana in Libano in risposta alla crisi siriana, la tutela del diritto all’istruzione dei minori rifugiati siriani e dei libanesi vulnerabili rappresenta un settore prioritario di intervento attraverso un approccio integrato, in cui la risposta umanitaria di emergenza per i rifugiati siriani e i gruppi vulnerabili libanesi, nel settore educativo e della protezione dei minori, si accompagna ad un piano di rafforzamento e stabilizzazione del paese, con investimenti nel sistema della pubblica istruzione, quale premessa non solo per garantire sostenibilità agli interventi ma anche per rafforzare la resilienza delle comunità e attenuare cosi le possibili cause di conflitti sociali.

In tal senso la Cooperazione interviene sia attraverso le Agenzie specializzate delle Nazioni Unite (UNICEF, Alto Commissariato per i Rifugiati, Programma Alimentare Mondiale, UNRWA) sia attraverso le ONG italiane presenti nel Paese

Nello specifico l’azione della Cooperazione segue alcune linee di attività guida principali.

  • la ristrutturazione delle strutture scolastiche.
  • La copertura dei costi di iscrizione dei rifugiati e dei costi di funzionamento delle scuole nei turni pomeridiani che il Governo libanese ha avviato in molte scuole a beneficio dei rifugiati per ovviare alla mancanza di spazi.
  • Il miglioramento della qualità dell’istruzione attraverso corsi di formazione per il personale docente e non in particolare per gestire al meglio le problematiche specifiche dei minori rifugiati
  • Il supporto diretto agli alunni e alle loro famiglie sia da un punto di vista didattico, mediante l’organizzazione di classi di sostegno, corsi di recupero, etc., che economico attraverso la copertura dei costi di trasporto scolastico, la fornitura di materiale scolastico, la creazione di occasioni di impiego temporaneo per le famiglie degli alunni, etc. al fine di incentivare la frequenza scolastica e ridurre la dispersione.
  • Attività di sensibilizzazione all’interno delle comunità di rifugiati per identificare i minori fuori dai percorsi scolastici e indirizzarli verso percorsi di istruzione non-formale.
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