Etiopia, moringa: una pianta per creare nuove opportunità per donne e giovani

In Etiopia, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), utilizza il rafforzamento della filiera della moringa per rispondere alla malnutrizione e rafforzare le opportunità economiche delle donne.

Grazie all’iniziativa “La filiera della moringa per lo sviluppo delle comunità rurali in SNNPR - Etiopia”, finanziata da Aics, questa pianta viene utilizzata per migliorare le condizioni di vita delle comunità locali. La moringa rappresenta un’ottima fonte di proteine e micronutrienti come il ferro e la vitamina A e ciò è di particolare rilevanza in un Paese come l’Etiopia dove la mancanza di proteine, ferro e di vitamina A è particolarmmente diffusa e causa di malnutrizione.

Il rafforzamento di tutta la filiera della moringa, dalla produzione alla commercializzazione, risulta strategico per rispondere non solo alla malnutrizione, ma anche alla mancanza di opportunità per le donne di accedere alle risorse e alle attività produttive. L’iniziativa della Cooperazione italiana, lanciata già nel 2018 e riproposta nel 2020 con una seconda fase, coinvolge principalmente donne e giovani. L’empowerment delle donne all’interno della catena di produzione, utilizzo e commercializzazione della moringa risulta determinante per consolidare il ruolo che le donne hanno in famiglia e nella comunità, incoraggia la produttività e la competitività sul mercato, e al contempo garantisce la salute e lo sviluppo sociale.

Finora, grazie al lavoro dell’Agenzia e dei partner – il Regional Bureau of Agriculture e il Southern Agricultural Research Institute, oltre che la Fao e Unido – sono state svolte numerose attività, a partire dai corsi di formazione sul mainstreaming di genere per tutto lo staff del progetto.

Per accrescere la produttività e la competitività sul mercato delle beneficiarie coinvolte, la Zeyse Talahe Moringa Processing Primary Cooperativecomposta per il 90% da donne – ha siglato accordi con altre aziende che utilizzano la moringa come ingrediente principale dei loro prodotti. Le socie e i soci della cooperativa hanno inoltre ricevuto una formazione per l’acquisizione di competenze imprenditoriali e la produzione di diversi tipi di prodotti a base di moringa, oltre che su come mantenere le piante in salute, prevenire e curare eventuali malattie e garantire quindi alti livelli di produzione di foglie e semi di moringa organici. Fattore centrale di questa iniziativa è inoltre la qualità e la sicurezza degli alimenti, che sarà garantita sia nella fase di coltivazione che in quella di trasformazione.

Un altro gruppo di beneficiarie ha invece ricevuto la formazione e il materiale necessario per creare, direttamente nel giardino delle loro case delle piantagioni intensive di moringa, le cui foglie possono essere utilizzate sia per il consumo alimentare a livello domestico che per la commercializzazione. Le donne hanno così la possibilità di assumere un ruolo centrale all’interno dell’economia e del sostentamento della famiglia.

Per favorire la commercializzazione finale, l’iniziativa ha messo in atto infine dei corsi di formazione sulle competenze commerciali destinati a classi di giovani in cui è garantito un equilibrio di genere tra i partecipanti.

 

Una beneficiaria del progetto-moringa, in Etiopia
Due beneficiaria del progetto-moringa, in Etiopia

Kenya, sopravvissute e protagoniste raccontano i successi dell’iniziativa “Let it not happen again”

Secondo l’Independent Policing Oversight Authority (Ipoa), in Kenya durante le elezioni dell’agosto 2022 è stato segnalato alla polizia solo un caso di violenza sessuale e di genere (Sgbv). Sebbene questo non sia l'unico indicatore di elezioni pacifiche e libere da violenze, grazie agli sforzi delle istituzioni statali, dei partner di sviluppo e delle organizzazioni della società civile sono stati compiuti passi importanti per porre fine alla violenza contro le donne durante le elezioni.

"Non abbiamo permesso che accadesse quest'anno", afferma Jael Abukutsa, 52 anni e madre di tre figli, impegnata come difensora dei diritti umani (Human Rights Defender), riferendosi alla violenza elettorale che affligge regolarmente le elezioni del Paese. "Questa volta eravamo più uniti per prevenire e rispondere ai casi di violenza di genere prima, durante e dopo le elezioni".

Dal 2007, le elezioni in Kenya hanno registrato un aumento significativo della violenza, in particolare dei tassi di violenza sessuale e di genere contro donne e ragazze. "Sono stata abusata sessualmente nel 2007, mi ha distrutto, ma ha anche cementato la mia volontà di lottare per i diritti umani", continua Jael.

Con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), UN Women e l'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani (Ohchr) stanno attuando un programma incentrato sulla prevenzione, mitigazione e risposta alla violenza contro le donne durante le elezioni dal 2019. Uno degli obiettivi principali del progetto "Let it Not Happen Again" è stato quello di migliorare l'accesso alla giustizia per i sopravvissuti all'Sgbv in quattro contee: Nairobi, Kisumu, Bungoma e Vihiga, località identificate come aree sensibili per casi di Sgbv.

"I corsi di formazione offerti tramite l’iniziativa sono stati cruciali perché hanno riunito tutte le parti interessate, compresa la polizia: nessuno è stato escluso", afferma Purity Kosgey, magistrato presso il tribunale di Tamu a Muhoroni, contea di Kisumu. Jael afferma che in seguito alle attività del progetto, i difensori dei diritti umani hanno migliorato i propri rapporti con la polizia, la magistratura, gli investigatori e gli operatori sanitari. Secondo Catherine Nekesa, agente che si occupa di questioni di genere alla stazione di polizia di Mbale, "non abbiamo ricevuto alcun caso di violenza relativo alle elezioni, ma eravamo pronti e continueremo a lavorare con i nostri partner per prevenire e rispondere ai casi Sgbv a Vihiga".

I risultati raggiunti dall’iniziativa supportata dall’Italia sono straordinari: in seguito alla formazione per pubblici ministeri e investigatori, per la prima volta nella storia del Kenya, quest’anno il procuratore della Repubblica ha chiesto che le condanne a carico di 12 ufficiali di polizia accusati di stupro, omicidio e tortura per reati commessi durante le elezioni del 2017 fossero trattate come crimini contro l'umanità. Si tratta del primo procedimento penale per violenza sessuale correlata alle elezioni. Il procuratore della Repubblica ha inoltre ordinato che le indagini fossero intraprese dall'Autorità indipendente di supervisione della polizia, con la partecipazione della Commissione nazionale del Kenya sui diritti umani, le organizzazioni della società civile e i sopravvissuti.

Nel 2022 è stato segnalato e indagato solo un caso Sgbvcorrelato alle elezioni, ma si tratta di un dato da interpretare con cautela perché molti casi di violenza potrebbero non essere stati denunciati. Janine (nome di fantasia), in corsa per diventare membro dell'Assemblea di contea in una delle contee target, racconta di essere stata presa di mira per il solo fatto di essere donna e per aver deciso di fare politica, di aver ricevuto minacce ed essere stata vittima di cyberbullismo.

Nonostante, dunque, il clima di relativa pace in cui sono state realizzate le elezioni 2022 e i risultati raggiunti grazie all’impegno della Cooperazione italiana, di UN Women e dei partner, è cruciale continuare a lavorare insieme affinché le violazioni dei diritti umani durante i periodi elettorali diventino sempre più un’eccezione.

Jael Abukutsa, madre di tre bambini, difensora dei diritti umani da 15 anni nella Contea di Vihiga in Kenya. Photo © UN Women - Tabitha Icuga

Jael Abukutsa, madre di tre bambini, difensora dei diritti umani da 15 anni nella Contea di Vihiga in Kenya. Photo © UN Women - Tabitha Icuga

Gruppo di difensori dei diritti umani, Contea di Vihiga. Photo © UN Women - Tabitha Icuga

Gruppo di difensori dei diritti umani, Contea di Vihiga. Photo © UN Women - Tabitha Icuga

Caporale Catherine Nekesa, agente di polizia che si occupa di violenze di genere alla stazione di polizia di Mbale (Contea di Vihiga) Photo © UN Women - Tabitha Icuga

Caporale Catherine Nekesa, agente di polizia che si occupa di violenze di genere alla stazione di polizia di Mbale (Contea di Vihiga) Photo © UN Women - Tabitha Icuga

Libia, l’altra vita di Asma

“Mi sono sposata a 19 anni. Quando ho scoperto di essere incinta per la prima volta ero al settimo cielo”. Inizia così il racconto di Asma (nome fittizio), giovane donna sfollata attualmente residente a Um-Alaranib, nel centro-sud della Libia. È fuggita da Sebha insieme a tutta la sua famiglia alla ricerca di quiete e sicurezza. Scappavano dal conflitto, dalla povertà, dalla paura. “Mi avevano detto che questo era un posto tranquillo dove poter trovare una casa e mandare a scuola i miei figli”, continua. I suoi cinque figli, tanto desiderati e tanto protetti, divenuti proiezione del suo proprio benessere alla sola condizione che la loro fosse, e sia ancora, una bella vita.

Per mesi Asma ha sofferto di deconcentrazione, stress acuto e stanchezza perpetua. Continuava a sognare di terminare gli studi e trovare un lavoro dignitoso per essere soddisfatta come donna e come madre. Sogni, quasi epifanie deliranti, ritmati da ricadute nel pessimismo assoluto. Depressione fu la diagnosi del dottor Suha, medico presso l’unità mobile allestita dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) grazie al contributo finanziario dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Il dottore ha visitato la donna, l’ha ascoltata e l’ha indirizzata verso una pianificazione familiare controllata. Sulla sua scrivania c’era del materiale informativo ed educativo, lo stesso che distribuisce ai pazienti, circa 40 a settimana, durante le visite o le sessioni di sensibilizzazione.

Da allora, la vita di Asma è cambiata. La sua salute psico-fisica è migliorata, ha terminato gli studi in infermieristica e ha intrapreso un percorso professionale in una clinica. “Oggi lavoro come assistente medico e sento di contribuire al benessere della mia famiglia e della comunità”, conclude Asma.

Quella di Asma è una delle tante storie, raccontate ma più spesso taciute, degli sfollati in Libia. Secondo i dati più recenti dell’Oim, sono ancora 143.000 le persone che hanno dovuto lasciare le loro case nonostante il cessate il fuoco dell'ottobre 2020 e i miglioramenti della situazione della sicurezza. Un dato importante per comprendere le conseguenze che anni di conflitto hanno generato sulle condizioni di vita delle popolazioni.

Grazie al contributo italiano e all’impegno sul campo dell’Unfpa e dei suoi partner, molte persone tra cui migranti, sfollati, donne e altre categorie vulnerabili possono accedere gratuitamente a servizi integrati di emergenza in ambito di salute riproduttiva e di protezione in risposta alle violenze di genere, per una vita dignitosa, di sogni e di conquiste.

L’Aics interviene in partnership con Unfpa in Libia per supportare l’accesso a servizi sanitari essenziali relativi alla salute riproduttiva materno-infantile e ai servizi multi-settoriali di risposta alla violenza di genere a beneficio dei gruppi più vulnerabili della popolazione, tra cui ragazze e donne.

Il programma, realizzato nel sud della Libia (Ghat, Zawilah, Um Alaraneb e Tmassah), si declina in diverse attività: il dispiego di unità mobili e di personale sanitario specializzato, la formazione e il rafforzamento delle capacità, la realizzazione di campagne d’informazione e sensibilizzazione. Da settembre 2022, 18.488 persone, di cui 11,005 donne, 871 migranti e 674 sfollati interni hanno ricevuto assistenza medica grazie alle unità mobili e il personale sanitario dei centri ospedalieri.

Aics Khartoum in prima linea nella lotta alle mutilazioni genitali femminili

"Mi sono diplomata alla scuola secondaria superiore. A 22 anni ero sposata e oggi sono mamma di quattro figli, due maschi e due femmine. Frequento due volte a settimana gli incontri sensibilizzazione organizzati dal  consultorio Omar Ibn Al Khattab. Gli operatori sanitari sono dei volontari che ci parlano di argomenti come la protezione dei bambini, i diritti delle donne, la diagnosi precoce di cancro, la disabilità, e le pratiche dannose per le donne come il matrimonio precoce e le mutilazioni genitali femminili".

Maryam Othman, la donna che racconta, ha 32 anni, vive a Port Sudan ed è una delle beneficiarie delle attività realizzate nell’ambito dell’iniziativa Tadmeen, finanziata dall’ Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) che da tempo lavora nello Stato sudanese del Mar Rosso per migliorare le condizioni sociali e la promozione dei diritti umani.

“Quando ebbi la mia prima figlia, mia madre insisteva per mutilarla" confida Maryam. "Sono riuscita a convincere mio marito a non farlo risparmiando cosi anche la mia secondogenita. Le mutilazioni sono una pratica disumana che rovina per sempre la nostra vita di donne. Sono felice di aver risparmiato alle mie figlie questa violenza e oggi sono impegnata, grazie ad Aics a diffondere questa consapevolezza quanto piu possbile”.

La sede Aics di Khartoum è in prima linea a sostenere progetti volti a combattere ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti di donne e ragazze, in particolare è impegnata nel combattere le  mutilazioni genitali femminili (Mgf), una pratica nefasta tuttora molto diffusa in Sudan: 9 donne su 10 in un’età compresa tra i 15 e i 49 anni sono state vittime di questa pratica, circa l’88%. L’azione di Aics si impernia soprattutto sulla sensibilizzazione delle famiglie, in particolare delle mamme e delle comunità, sulle gravi conseguenze delle mutilazioni per la salute delle bambine.

In occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero per le Mgf del 6 febbraio, nell’ambito dei progetti We Rise! e Tadmeen, finanziati da Aics, sono in corso delle sessioni di sensibilizzazione per incoraggiare l’abbandono di tali pratiche. Quest’attività intende creare uno spazio protetto per le donne affinchè esprimano le loro opinioni e prendere coscienza dei problemi che affrontano nella loro vita quotidiana. Riflettere sulle Mgf ha lo scopo di stimolare un dibattito che porti alla consapevolezza e a un cambiamento di una radicata tradizione.

Maryam rappresenta l’esempio di come si possa diffondere questa consapevolezza. Oggi lei è una testimone di questa battaglia fondamentale per i diritti delle donne, affinchè le bambine sudanesi di oggi possano essere domani madri senza più patire sofferenze e umiliazioni.

8 marzo: Aics accanto alle donne con i suoi progetti in tutto il mondo

L’8 marzo l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) celebra le donne che considera agenti di cambiamento e di sviluppo economico, politico, civile, culturale e sociale per le loro comunità e i loro Paesi in tutto il mondo. Forte di questa convinzione, l’Agenzia continua a ritenere l’uguaglianza di genere una delle priorità per l’azione della cooperazione allo sviluppo italiana. Per questo l’Aics è impegnata con le sue due sedi in Italia e con le 18 sedi estere nel rimuovere gli ostacoli che rallentano il raggiungimento di una reale parità tra i sessi a discapito dei diritti delle donne. La componente di genere è trasversale e presente in tutti i progetti sostenuti dall’Aics, ma le iniziative dove questo focus è preponderante riguardano la lotta alla violenza contro le donne, alle mutilazioni genitali femminili e ai matrimoni precoci, il sostegno psicosociale alle vittime, l’educazione femminile, la salute sessuale e riproduttiva, l’empowerment economico delle donne, la loro inclusione finanziaria fino all’accesso al credito per le imprenditrici.

L’Aics è sempre vicina alla donne in situazioni di crisi, come nel caso della guerra in Ucraina. Dallo scorso anno sostiene le alle donne ucraine con 14 progetti di prima emergenza a favore della popolazione più vulnerabile per un valore di oltre 12 milioni di euro. Sono oltre 10.000 le donne sostenute in 15 anni dall’attività di cooperazione nei Balcani Occidentali, secondo i dati presentati nel 2022 da Aics Tirana. Grazie all’Italia 2.500 di loro hanno trovato un nuovo lavoro, aperto una microimpresa o ricevuto una formazione, mentre sono stati supportati finanziariamente e operativamente tre rifugi anti-violenza. Lo scorso anno la sede ha anche lanciato una campagna contro la violenza di genere.

L’Aics promuove in Colombia l'equità e l'inclusione sociale e produttiva delle donne residenti nelle aree rurali, tramite il “Programma di Sviluppo Rurale con Approccio Territoriale (Dret II)” e il progetto di sviluppo territoriale a Mapiripán. Anche Aics L’Avana promuove l’empowerment economico femminile nell’ambito dell’iniziativa “Localizzando l’Agenda 2030 a Cuba”, implementata dall'Undp, attraverso la quale si sostiene l’esperienza di imprenditoria femminile della “Red de emprendedoras” e la piattaforma web dell’Osservatorio di genere, lanciata quest’anno in occasione della Giornata internazionale della donna. In modo simile Aics San Salvador con il programma “Melyt”, realizzato da UN Women e giunto alla sua seconda fase, promuove l’imprenditorialità femminile e la creazione di cooperative per la redistribuzione del lavoro domestico e di assistenza che ricade generalmente sulle donne.

In Medio Oriente Aics Amman dal 2019 sostiene la resilienza delle donne rifugiate siriane e di quelle giordane a rischio attraverso la creazione di un contesto sociopolitico favorevole al loro empowerment economico. In Giordania, tra le altre cose l'Agenzia finanzia l'inclusione di bambine e bambini con disabilità nelle scuole pubbliche. In Iraq, la cooperazione lavora per assicurare alle donne e alle ragazze sopravvissute alla violenza di genere un equo accesso alla giustizia e un adeguato supporto psicosociale.

Molte le iniziative che hanno le donne come protagoniste in Africa. Tra le più longeve “Let It Not Happen Again”, giunta ora alla sua quarta fase. Dal 2019 punta a migliorare l’accesso alla giustizia per le vittime di violenza di genere in Kenya e, in particolare, per le donne sopravvissute a violenze durante i periodi elettorali. In Mozambico l’Aics sostiene invece sei Case Mae Espera come quella di Rotanda, una struttura che ospita le donne in attesa di partorire, donne soggette a rischio ostetrico o donne con difficoltà di accesso ai servizi sanitari. In Burkina Faso, un progetto finanziato da Aics Ouagadougou propone una serie di attività di sensibilizzazione a beneficio delle famiglie per diffondere buone pratiche di agricoltura familiare per una dieta nutriente e diversificata nelle aree rurali. L’agricoltura è al centro di un progetto della sede Aics di Addis Abeba nella regione etiope dell’Oromia. L’iniziativa ha l’obiettivo di supportare la modernizzazione e la sostenibilità delle filiere agricole anche attraverso il coinvolgimento delle donne. La sede Aics di Tunisi finanzia in Tunisia startup e micro-imprese femminili, mentre in Marocco contribuisce all’inclusione socio-economica delle donne e alla scolarizzazione delle bambine. In Libia tra i risultati rilevanti, si segnala l’istituzione per mano di Unpfa di un numero verde e la riabilitazione di uno spazio multifunzionale per donne e bambine vittime di violenza e abusi dove, grazie ai fondi italiani sono state avviate attività di formazione su aiuto psico-sociale, benessere mentale e prevenzione della violenza di genere. In Algeria Aics è presente nei campi per rifugiati saharawi dove sono stati installati spazi ludico-pedagogici capaci di accogliere mamme e bambini. Per ricordare che la violenza di genere non è solo fisica, in occasione della Giornata internazionale della donna 2023, Aics Dakar ha lanciato in Senegal una campagna di comunicazione contro la violenza verbale con al centro un video dal titolo "Ogni parola conta".

Dietro tanti progetti in tutti questi Paesi ci sono altrettante voci di donne, ragazze e bambine, che raccontano storie difficili ma piene di speranza. Le simboleggia bene Amina che ha appena registrato la piccola Sulafa grazie a una campagna di sensibilizzazione organizzata da Aics Khartoum a Mayo, in Sudan:  

Finalmente la mia piccola figlia ha un certificato e un’identità, potrà andare a scuola, studiare e sperare in un futuro migliore” dice.

Aics Tunisi - Donne e ricerca per combattere il cambiamento climatico. È la storia di Nabila che cerca di migliorare la produzione di datteri nel sud-ovest desertico della Tunisia, ormai sempre più colpito da siccità e avanzata della sabbia. L’istituto di ricerca di Nabila è un partner di Aics che in questa regione è presente da ormai 30 anni. © Aics Tunisi

Aics Tunisi - Donne e artigianato tra tradizione e innovazione in Tunisia. Incontro generazionale per creare ed esportare il know-how tunisino. Grazie al co-finanziamento di Unione europea e Aics, sono stati creati quattro hub creativi per sviluppare il potenziale e il talento di giovani promettenti nei settori dell’artigianato e del design. © Aics Tunisi

Aics Tunisi - L’Algeria ospita la popolazione rifugiata saharawi, vittima di una delle crisi umanitarie più longeve attualmente in corso. Aics sostiene programmi nei campi rifugiati per migliorare le condizioni di vita di questo popolo. I bambini possono andare a scuola e vaccinarsi e le donne beneficiare di incentivi per lottare contro la povertà. © Aics Tunisi

Aics San Salvador - La Cooperazione italiana in Centro America promuove le piccole e medie imprese gestite da donne. © Aics San Salvador
Aics San Salvador - Attraverso il progetto "Melyt", le donne partecipano a corsi di formazione tecnica al fine dell’inserimento lavorativo. © Aics San Salvador
Aics Ouagadougou - Le donne di Diffa, una delle regioni del Niger maggiormente colpite dalla crisi regionale e dai movimenti di sfollati e rifugiati, sono protagoniste del cambiamento. Grazie al finanziamento di Aics e all’intervento di Osc come Cospe e Whh, le donne hanno ricevuto i mezzi per organizzare gruppi di ascolto e di sostegno, combattere contro le violenze di genere e intraprendere attività imprenditoriali. © Whh Niger
Aics Ouagadougou - In occasione delle celebrazioni dell’8 marzo 2022, l’Osc Intersos, attiva sul fronte dell’aiuto umanitario, ha invitato tutti i propri collaboratori, uomini e donne, per discutere sulla posizione della donna sul posto di lavoro e le opportunità per migliorare l’uguaglianza di genere. Nella foto, le donne di Intersos, a Ouagadougou, indossano il pagne dell’8 marzo. Ogni anno, un tessuto in pagne è ufficialmente selezionato e adoperato da tutti e tutte nel corso delle celebrazioni. © Aics Ouagadougou
Aics Maputo - Provincia di Sofala, Mozambico. Una lavoratrice nel cantiere per la costruzione di un pozzo a beneficio della popolazione sfollata a causa del ciclone Idai del 2019, nel Centro di Reinsediamento di Mutua. Nell’ambito dell’iniziativa sono stati costruiti o riabilitati 12 punti d’acqua comunitari, permettendo ai beneficiari e alle beneficiarie di aumentare il proprio accesso all’acqua potabile. © Angelo Ghidoni, 2022
Aics Maputo - Distretto di Sussundenga, provincia di Manica, Mozambico. Donne in attesa di partorire nella Casa mae espera (Casa per madri in attesa) del Centro di Salute di Rotanda. Le Casas mae espera ospitano donne in attesa di partorire, donne soggette a rischio ostetrico o donne con difficoltà di accesso ai servizi sanitari. Rappresentano dei luoghi sicuri soprattutto per quelle donne che vivono lontano, a diverse ore di cammino. Nell’ambito dell’iniziativa di Aics sono state costruite una sala parto e sei Casas mae espera, dove le donne incinte possono recarsi dall’ottavo mese di gravidanza. Grazie a questo intervento la percentuale di Centri di Salute del Distretto di Sussundenga che dispone di Case mae espera è passata dal 35 al 71%. © Ilaria Quintas, 2022
Aics Khartoum - Progetto “Mayo Up: Resilienza delle popolazioni vulnerabili delle open areas di Mayo”. Donne in attesa a Mayo, Sudan. © Aics Khartoum
Aics Khartoum - Progetto “Mayo Up: Resilienza delle popolazioni vulnerabili delle open areas di Mayo”. Amina durante la campagna di registrazione delle nascite a Mayo, in Sudan. © Aics Khartoum
Aics Bogotà - Progetto “Donne rurali che si appropriano degli strumenti di politica del settore”. Nell'ambito della chiusura del progetto “Donne rurali che si appropriano degli strumenti di politica del settore” nel Dipartimento de La Guajira (Colombia), alcune donne beneficiare del "Programma di Sviluppo Rurale con approccio territoriale (Dret II)" hanno organizzato una fiera per promuovere le proprie iniziative imprenditoriali. © Aics Bogotà
Aics Bogotà - Programma Dret II. Nella città di Popayán (Colombia), alcune donne beneficiarie del "Programma di Sviluppo Rurale con approccio territoriale (Dret II)" presentano i loro prodotti commerciali in occasione dell’evento di chiusura del progetto “Donne rurali che si appropriano degli strumenti di politica del settore”. © Aics Bogotà
Aics Amman - Inclusione di bambine e bambini disabili nelle scuole pubbliche in Giordania. Questa attività, implementata da Icu, promuove la partecipazione attiva degli stakeholder chiave nelle attività di sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilità e l’educazione inclusiva nelle scuole e negli asili pubblici. Sono le donne di una comunità di Irbid ad essere state individuate come le più idonee a diventare leader del cambiamento ed è stato offerto loro un training formativo. Sul muro le scritte, in bella calligrafia araba: “educazione inclusiva” e “il mio posto è tra di voi”. © Aics Amman
Aics Amman - Group resilience sessions in Iraq e Kurdistan. Nei distretti di Hamadaniya e Mosul sono offerti servizi sanitari essenziali di qualità, incluso il supporto psicosociale e servizi di salute materno-infantile per individui vulnerabili. Quasi 3.000 donne adulte e adolescenti, con i loro bambini, accedono a i servizi di salute materno-infantile. Particolare rilievo è dato alla sensibilizzazione sui temi della salute riproduttiva, di quella mentale e del trauma. © Aics Amman
Filiera della Moringa in Etiopia
Aics Addis Abeba - La filiera della moringa per lo sviluppo delle comunità rurali in Snnpr, Etiopia. Nella foto: Arba Minch, agricoltrice e imprenditrice che è stata formata su tecniche agricole efficienti, commercializzazione e utilizzo della moringa per l’utilizzo della famiglia e del bestiame. Grazie all’iniziativa Aics sono le sono state donate delle piante di moringa per popolare il suo giardino e, a seguito della formazione, iniziare le diverse attività. © Aics Addis Abeba
Rafforzarmento della filiera agricola nella regione dell'Oromia
Aics Addis Abeba - Rafforzare la filiera agricola nella regione dell'Oromia, promuovendo l'occupazione e l'imprenditorialità, per contrastare la migrazione irregolare. L’intervento si propone di creare opportunità di lavoro nel settore agroalimentare per migliorare le condizioni di vita locali, soprattutto dei giovani e delle donne potenziali migranti dell’Oromia, rafforzando l’allineamento dell’offerta educativa professionale alla domanda di competenze delle imprese. Nella foto una studentessa dell'Università di Arsi ad Asella in Oromia durante un corso di formazione dell'incubatore di start up creato dal progetto. © Aics Addis Abeba
Aics Nairobi - Rosemary, fondatrice dell’associazione Tuinuke Na Tuendelee Mbele. L’associazione, sostenuta dall’Aics attraverso le iniziative promosse gestite dall’Osc italiana No One Out, include più di 15 donne affette da Hiv. Tuinuke inoltre organizza corsi di cucito, è attiva nel settore della salute riproduttiva e sessuale, e ha istituito un Kids Club, un luogo in cui circa 150 bambini e ragazzi possono andare quando non c’è scuola e in cui possono trovare accoglienza. © Alberto Favero
Aics L'Avana - Quest’anno Aics L’Avana ha deciso di dedicare la sua agenda annuale alle donne beneficiarie delle iniziative promosse nell’ambito del settore agricolo e dello sviluppo rurale. Nell’arco dei 12 mesi dell’anno, si raccontano le storie di produttrici, cooperativiste, scienziate e ricercatrici coinvolte nelle attività che contribuiscono all’empowerment economico femminile a Cuba. © Aics L'Avana

Ucraina, l’Aics combatte la violenza di genere dopo la strage di Bucha

Tra il 27 febbraio e il 31 marzo scorso si è svolta la battaglia di Bucha, città dell'Ucraina settentrionale sita nell'oblast' di Kiev. Con il ritiro delle forze russe nei primi giorni di aprile, sono emerse le violenze talmente efferate da essere considerate da molti un "massacro deliberato", con conseguenze enormi in termini di vittime tra uomini, donne e bambini, oltre che danni materiali, sociali ed emotivi.

Tra le principali testimonianze di questi orrori, numerose ruotano intorno alle uccisioni, alle torture ed alle violenze subite da moltissime donne ucraine che hanno denunciato le atrocità ed i crimini di guerra commesse nel corso del conflitto. I racconti parlano di abusi sessuali, rapimenti e stupri sistematici usati come "strumenti" a danno soprattutto delle giovani donne, ma non solo.

In questo fragile contesto, la Cooperazione italiana sostiene il progetto realizzato da Cesvi nella municipalità di Bucha e nei villaggi circostanti, il cui obiettivo è quello di fornire beni e servizi essenziali di protezione nelle aree più colpite dal conflitto. La popolazione di Bucha, in particolare le donne ed i bambini traumatizzati dai conflitti, possono ricevere così protezione e supporto psico-sociale, sia attraverso attività di gruppo che individuali.

Inoltre, psicologi, formatori, educatori, operatori sociali – in prima linea nell’affrontare questa emergenza psico-sociale – ricevono una formazione per potenziare la loro capacità di trattare i sintomi da stress post traumatico. Sono previste delle formazioni specifiche, in particolare per gli psicologi e gli insegnanti operanti in scuole e asili, al fine di fornire strumenti per riconoscere i segnali dello stress post traumatico in donne e bambini e nei loro nuclei familiari e poterli, successivamente, mettere in contatto con i necessari servizi di assistenza presenti nel territorio.

Grazie all’acquisto di un’unità mobile composta da quattro psicologi, è inoltre possibile portare supporto psicosociale direttamente nei villaggi in modo da raggiungere le persone in condizione di maggiore vulnerabilità e isolamento, come le donne e ragazze che hanno subito violenza durante l’occupazione.