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“Beating Together”: una campagna che rafforza le relazioni fra Italia e Bosnia ed Erzegovina

Il Paese è prioritario per la cooperazione, come dimostrato dalla condivisione di strumenti concreti ma anche di buone pratiche nel contesto della pandemia di Covid-19

La sfida comune imposta dalla diffusione del coronavirus può essere anche un’opportunità per migliorare le relazioni fra Paesi europei? La risposta è sì, stando a una recente attività di cooperazione fra Italia e Bosnia ed Erzegovina. Su iniziativa dell’Ambasciata a Sarajevo, l’Italia ha risposto su più livelli: fornitura di materiale protettivo, condivisione dei protocolli di sicurezza per gli ospedali e dispiegamento di medici militari per condividere l’esperienza italiana e le buone pratiche acquisite contro il Covid-19. Inoltre, in collaborazione con la sede dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) di Tirana – competente per i Balcani Occidentali -, sono state condotte attività sul territorio a sostegno di famiglie e fasce più povere della popolazione da parte delle Ong attive su progetti italiani. #BeatingTogether è lo slogan, ideato dalla Sede Aics di Tirana, con cui la campagna è stata promossa sui media.


Il programma è stato avviato il 6 maggio quando l’Ambasciatore d’Italia a Sarajevo  Nicola Minasi e la Ministra Ankica Gudeljević hanno accolto i due medici militari italiani, distaccati presso la missione dell’Unione europea (Ue) Eufor-Althea, che si sono uniti al team internazionale che coadiuva le Istituzioni della Bosnia ed Erzegovina. Lo stesso giorno sono giunte 200 maschere e valvole di connessione donate da Decathlon e Ornati Group. SM3, un’azienda del gruppo italiano Trerè, ha contribuito alla campagna affrontando le spese per alcune componenti e per il trasporto. Nel frattempo, in collaborazione con il “Regional Cooperation Council”, sono stati tradotti per tutti gli ospedali della regione i protocolli sanitari anti-Covid-19 resi disponibili dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, mentre le Ong Save The Children, Re.Te e Cisp, in coordinamento con la sezione distaccata Aics di Sarajevo, hanno sostenuto i presidi sanitari locali e le famiglie più colpite dalle misure legate all’emergenza. Le aree maggiormente interessate dall’intervento sono state Sarajevo, Tuzla, Banovići e Živinice, dove sono stati distribuiti dispositivi sanitari e mezzi di sussistenza. Si tratta di un’attività di cooperazione che, oltre alla gestione contingente del fenomeno Covid-19, promuove per la Bosnia ed Erzegovina una prospettiva comune più ampia e più europea.


Per la Cooperazione Italiana, il Paese è prioritario. L’Italia è presente sul territorio con organizzazioni della società civile e al fianco della comunità internazionale, fin dagli anni Novanta. Ha dato il maggior contributo alla ricostruzione del Ponte di Mostar, distrutto durante la guerra nel 1993. I lavori di ricostruzione furono inaugurati dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2002. Oggi l’impegno di cooperazione si svolge in aree fondamentali per lo sviluppo del Paese e il suo percorso di integrazione europea: il settore fitosanitario, l’educazione ai diritti umani, l’inclusione sociale, la tutela dell’ambiente, lo sviluppo ecosostenibile delle piccole imprese, in particolar modo nel settore turistico, la protezione civile, il patrimonio culturale, il diritto alla salute per le donne della Bosnia Erzegovina.

All’inizio della fase emergenziale, quando l’Italia era più colpita, i media italiani e internazionali hanno diffuso le immagini del Municipio di Sarajevo, del Ponte di Mostar e di molti monumenti e sedi istituzionali in Bosnia ed Erzegovina illuminati con i colori della bandiera italiana. Sono un simbolo semplice, ma significativo del rafforzamento delle relazioni bilaterali e del passo in avanti fatto in questi ultimi mesi dal sistema Italiano per la Cooperazione allo sviluppo in Bosnia ed Erzegovina.

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