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PALESTINA: Idroponica: la risposta di Gaza alla crisi alimentare

L’Aics promuove l’agricoltura senza terra, una valida alternativa per i contadini di Gaza, che contrasta anche gli effetti del cambiamento climatico. Il sistema, infatti, permette raccolti più frequenti e un risparmio d’acqua fino al 70-80 %

“Da quando ho installato internet a casa sei anni fa – racconta Mohammad Zorob, 50 anni Rafah, Striscia di Gaza – ho scoperto l’esistenza dell’agricoltura idroponica. Avere l’opportunità di sperimentare questa tecnologia nelle mie serre era diventato il mio sogno, ma non avevo idea da che parte cominciare. Poter partecipare al training sull’agricoltura idroponica non mi sembrava vero, il mio sogno diventava realtà! Siamo in 8 in famiglia, e tutti noi lavoriamo in agricoltura, che è l’unica forma di sostentamento domestica. I miei figli preferirebbero studiare o imparare altri mestieri ma al momento questo è l’unico disponibile e garantito. L’agricoltura idroponica d’altro canto, mi permetterebbe di aumentare la produzione riducendo i costi: in questo modo i miei figli potrebbero studiare ed assicurarsi un futuro migliore”.

A un anno dall’inizio del progetto “Riuso delle acque reflue trattate a scopo agricolo nel distretto di Al-Mawasi – Governatorato di Rafah – Striscia di Gaza” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, i cinque contadini selezionati come beneficiari del progetto pilota di agricoltura idroponica hanno iniziato a vedere risultati pratici. Selezionati in base alle loro competenze e capacità, i cinque destinatari hanno assistito alla riabilitazione e conversione di parte delle loro serre (circa 250 mq.) alla coltivazione idroponica. I lavori hanno previsto: l’installazione di un sistema di raccolta delle acque piovane, la costruzione di otto moduli di tubi forati per il riciclo dell’acqua e il montaggio di due taniche destinate alla raccolta e al riuso della soluzione nutritiva per le piante. Inoltre, vista la scarsa disponibilità di energia giornaliera, è stato necessario costruire un piccolo impianto fotovoltaico per garantire una fornitura costante di elettricità.

Mohammed è uno di loro: il suo profilo, la sua esperienza e motivazioni lo hanno reso estremamente meritevole di essere selezionato. Tra febbraio e marzo 2019, Mohammad ha preso parte, insieme ad altri 15 contadini di Gaza, al ciclo formativo di 5 incontri, organizzato dai tecnici esperti del UAWC (Union of the Agricultural Work Committee Association), controparte locale del progetto e partner di lunga durata di Overseas nella Striscia. Gli incontri sono stati organizzati all’interno del centro sperimentale UAWC a Khan Younis, nel sud della Striscia, all’interno di una serra idroponica pilota progettata e costruita nel quadro del medesimo progetto. Il corso si è reso necessario per fornire le competenze tecniche per la gestione di colture idroponiche, l’utilizzo dei sistemi a ricircolo d’acqua, i filtri e il delicato equilibrio della soluzione nutritiva per garantire la massima efficienza. L’obiettivo finale di questa importante attività di progetto è riabilitare e riconvertire 15 serre per renderle compatibili con questa tecnica di coltivazione.

Dopo solo un mese dalla fine del training, Mohammad è in grado di provvedere in autonomia al mantenimento della serra, e può ancora beneficiare di un supporto a domicilio da parte del formatore e dei tecnici UAWC del centro di formazione, soprattutto in particolare per preparare la soluzione di nutrienti e sali minerali necessaria alla corretta crescita e allo sviluppo delle piante.

“Dopo il corso, al quale ho partecipato con grande entusiasmo, mi sento in grado di padroneggiare la tecnica idroponica per la costruzione, installazione e manutenzione degli impianti. Per fortuna il formatore e lo staff tecnico ci seguono ancora costantemente soprattutto per preparazione della soluzione nutritiva che è sicuramente il passaggio più delicato” aggiunge Mohammed.

Ma in che modo l’agricoltura idroponica può rappresentare una soluzione alle condizioni critiche in cui versa la Striscia di Gaza, sia in termini di sostenibilità ambientale che di sicurezza alimentare?

La situazione socio ambientale all’interno della Striscia risulta critica a causa di molteplici fattori: la natura arida e semi-arida del terreno, la costante crescita demografica (4570 abitanti/km2), gli importanti tagli alle forniture elettriche (anche 8-12 ore/dia) e lo sfruttamento delle risorse idriche sia per uso domestico che agricolo. A queste condizioni, lo sviluppo agricolo si pone come una sfida giornaliera e intervenire alla radice dei problemi non è sempre possibile.

A Gaza quasi 2 milioni di persone vivono stipate in 360 chilometri quadrati. Le terre coltivabili, sempre più limitate e sovra-sfruttate, si trovano principalmente lungo le linee di confine dove sono frequenti gli scontri, le manifestazioni e i, danneggiamenti.

A questo, si aggiunge la cronica insufficienza idrica: circa 100.000 persone in tutta la Striscia di Gaza sono tagliate fuori dalla rete idrica delle Municipalità, e il 23% della popolazione non è collegato alla rete fognaria primaria. Inoltre la falda acquifera viene sfruttata fino a tre volte oltre il massimo sostenibile e, di conseguenza, risulta contaminata dall’immissione di acque reflue, prodotti agrochimici e acqua salmastra e marina. Tutto ciò comporta una scarsa qualità della poca acqua disponibile per uso agricolo e domestico, e si stima ad oggi che il 96% dell’acqua estratta dalla falda acquifera costiera sia inadatta al consumo umano.

La combinazione di tutti questi fattori ha costretto molti agricoltori ad abbandonare le terre e l’attività, andando ad amplificare e incrementare drasticamente il gap socio-economico tra Gaza e la Cisgiordania e determinando una dipendenza dai food aid per il 47% delle famiglie della Striscia.

L’idroponica, ovvero l’agricoltura senza terra, potrebbe essere una valida alternativa per i contadini di Gaza, anche in contrasto agli effetti del cambio climatico nell’area; i sistemi recentemente introdotti, se utilizzati con consapevolezza, permettono raccolti più frequenti e un risparmio d’acqua fino al 70-80 %, se paragonata con tecniche di coltivazione tradizionali.

Nell’idroponica le piante crescono nel terriccio all’interno di piccoli bicchieri forati, collocate in tubi di PVC dentro cui scorre continuamente una soluzione di acqua ed elementi nutritivi grazie a una pompa collegata al sistema di pannelli solari. Le radici delle piante raccolgono solo l’acqua necessaria mentre quella in eccesso viene raccolta di incanalata nella cisterna di partenza, ri-ossigenata e rimandata in circolo. In questo modo si compie un ciclo completo di riutilizzo dell’acqua, che nel caso delle serre citate viene prevalentemente raccolta dalle precipitazioni atmosferiche dei mesi invernali.

In quest’ottica, l’idroponica rappresenta il primo passo verso l’obiettivo finale: raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.

“Sono convinto che l’idroponica sia una strada necessaria per migliorare la situazione nella Striscia di Gaza: l’acqua raccolta dalle piogge invernali è sufficiente e non dobbiamo nemmeno preoccuparci dell’elettricità grazie ai pannelli solari installati. Inoltre le malattie dovute alla contaminazione della terra sono limitate!

Ho notato che sono molti i contadini interessati, aspettano di vedere se i sistemi funzionino o meno e se possa convenire anche a loro investire in un impianto di questo tipo. Anche i miei clienti e distributori sul mercato sono in attesa di buone notizie, spero di potergliele dare in fretta. Intanto vedo piante molto più belle e più rapide, spero che i pomodori prodotti siano anche più buoni! L’idroponica è il futuro dell’agricoltura per noi contadini di Gaza e quando i providers dei mercati si renderanno conto dei nostri risultati compreranno i prodotti solo da noi!” sottolinea entusiasta Mohammad.

Il progetto, sviluppato in partnership anche con il DICAM – Dipartimento di Ingegneria Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna e la UCAS – University College of Applied Sciences di Gaza, prevede un’attività principale di studio, test, progettazione, ed installazione di un impianto secondario di trattamento di acque reflue per il riuso in ambito agricolo nell’area sud della Striscia di Gaza, in risposta alla sopraccitata scarsità idrica. A corollario, verranno portate avanti ulteriori riabilitazioni di serre e un percorso di formazione e awareness sul tema del riuso e risparmio dell’acqua in ambito agricolo.

 

(*) Volontaria in Servizio Civile per Overseas – Palestina

 

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