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Foto di Vincenzo Giardina

Lavorare insieme per formare le future generazioni di medici in Africa

Un’intervista con Rossella Miccio, presidente di Emergency, a Entebbe, in riva al Lago Vittoria. Dove il Centro pediatrico dell’ong è un modello di “made in Italy” e di cooperazione “tra pari”. Sempre più panafricana.

Investire in Africa non è solo questione economica: è anche diritto alla salute, dunque alla vita; e in questo l’Italia, a livello globale, è un riferimento”. Rossella Miccio, presidente di Emergency, condivide idee e progetti con Oltremare. Siamo a Entebbe, in Uganda – e non in un posto come un altro: alle nostre spalle ci sono i mattoni di argilla rossa del Centro pediatrico disegnato dallo studio di Renzo Piano. Rappresentano il nesso materiale e ideale, quei mattoni, tra la terra in riva al Lago Vittoria e quello che di buono gli esseri umani possono costruire insieme.

Rossella Miccio, Presidente di Emergency – Foto di Vincenzo Giardina

I testimoni sono lì, oltre i giardini, nei reparti, nelle corsie con sedie, giochi e disegni colorati, nelle sale operatorie, dove si decide sulla vita: sono i bambini trasferiti dai villaggi e dalle città dell’Uganda e anche da molto più lontano, dal Sudan, dal Burundi o addirittura dalla Sierra Leone. Su un prato che dal Centro digrada verso il Lago incontriamo Sabawi. Ha tre anni e si arrampica sulle gambe del papà, che si chiama Embelam. Sono arrivati insieme dal Tigray, una regione dell’Etiopia colpita dalla guerra tra il 2020 e il 2022 e che fatica ancora a ritrovare la pace. La famiglia alloggia alla “guest house” del Centro, proprio come Fatima. Lei non ha ancora tre anni: è sud-sudanese, è con la nonna ed è stata appena sottoposta al terzo intervento della sua vita. Sabawi e Fatima sono stati operati per malformazioni congenite dovute alle difficoltà dei loro Paesi nel garantire screening prenatali o cure subito dopo il parto, a differenza di quanto avviene spesso in Europa. “Il primo intervento lo abbiamo fatto all’ospedale Haidar di Macallè, la capitale del Tigray” ricorda Embelam. “Le cose non sono andate bene e abbiamo dovuto ripetere l’operazione quando Sabawi aveva un anno, senza comunque risolvere il problema”. Il bambino ha sofferto a causa di un’estrofia, una malformazione che coinvolge la mucosa vescicale e le vie urinarie. È arrivato qui dopo che il padre ha saputo, con una ricerca sui social network, di un connazionale che lavora come medico specialista a Entebbe. Dopo quella scoperta online, alcuni dottori di Emergency hanno effettuato una visita proprio all’ospedale di Macallè.

A prendersi cura dei pazienti, in riva al Lago Vittoria, sono chirurghi, anestesisti e radiologi giunti da tanti Paesi, anche lontani, come Sudan, Etiopia o Eritrea. Un dottore è arrivato addirittura dal Canada, anche se è ugandese: è rientrato proprio per lavorare a Entebbe. Ad attrarre questi professionisti è una modalità di lavoro, alimentata quotidianamente dallo scambio di competenze ed esperienze.

Foto di Davide Preti

Abbiamo ampliato nel tempo un Programma regionale di chirurgia pediatrica che si basa su accordi con 15 Paesi” spiega Miccio. “Prevede cure gratuite, dopo missioni di valutazione per individuare i pazienti più bisognosi, e poi monitoraggio costante”. Non solo. Un aspetto chiave è la formazione. Le intese con i ministeri della Sanità permettono periodi di specializzazione nel Centro pediatrico durante i quali i professionisti si confrontano sulle nuove tecniche e le apparecchiature di avanguardia. “In alleanza con il Mulago Hospital della capitale Kampala”, riferisce Miccio, “ci siamo accreditati presso il Cosecsa, il College dei chirurghi dell’Africa orientale, centrale e meridionale”. È fondamentale la collaborazione con le istituzioni: il governo ugandese, ad esempio, sostiene una parte dei costi di gestione del Centro. Con Miccio viene naturale parlare del Piano Mattei, l’iniziativa italiana che promette una cooperazione “alla pari” con i Paesi dell’Africa. Secondo la presidente, “un segnale importante e di incoraggiamento è stata l’apertura proprio quest’anno della sede dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo a Kampala”. Quello di Miccio è un appello e allo stesso tempo un impegno, da portare avanti con Aics, ovviamente nel solco delle linee guida del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. “Bisogna lavorare insieme”, sottolinea la presidente, “per contribuire a formare le generazioni future di medici dell’Africa, garantendo ai cittadini del continente la possibilità di accedere a servizi di qualità”.

L’impegno per la salute ne incrocia altri, pure su temi decisivi, come quello delle migrazioni e del diritto a restare. “Gli africani non devono essere costretti a lasciare i loro Paesi per curarsi o per formarsi” sottolinea Miccio. È convinta che un contributo possa venire anche dal “made in Italy”, inteso come competenze in settori di valore sociale, a partire dalla sanità. Secondo la presidente di Emergency, “contribuire a formare professionisti locali è anche contrastare il brain drain, la fuga di cervelli che rischia di indebolire l’Africa”.

John Sekabira – Foto di Vincenzo Giardina

Questa prospettiva trova riscontro nelle priorità indicate dai professionisti locali. Ascoltiamo John Sekabira, il primo chirurgo pediatrico dell’Uganda, tuttora una figura di riferimento. Il dottore è infatti uno degli animatori del Cosecsa e ricopre l’incarico di vice-direttore del Mulago Hospital. Lo incontriamo proprio qui, all’ultimo piano dell’ospedale, mentre nel cortile del padiglione alberi di avocado e mango sono sferzati da un temporale equatoriale. “Le opportunità di training per infermieri, dottori, chirurghi e anestesisti sono una novità importante e necessaria” sottolinea Sekabira. “Gli specializzandi devono poter imparare nei nostri Paesi e non essere costretti ad andare lontano, magari nel Regno Unito come è capitato a me”. Secondo il dottore, “il rischio è che chirurghi e specialisti restino all’estero, mentre in Uganda ci sono bisogni enormi”. Al Mulago Hospital ci sono oltre 1.700 posti letto. Molti sono occupati da pazienti giovani e giovanissimi, in un Paese dove circa il 65 per cento della popolazione ha meno di 25 anni. Numeri in linea con la media africana: anche per questo il Mulago Hospital e il Cosecsa, insieme a Emergency, si prendono cura dei bambini.

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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