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BOLIVIA: I ragazzi di Qalauma

Nel Centro di riabilitazione giovanile di Qalauma dove vive una comunità di ragazzi svolgendo diverse attività tecniche, professionali ed educative che li preparano alla futura reintegrazione nel mondo esterno

Faccio il mio ingresso, con il titolare della sede AICS di La Paz, Angelo Benincasa e 2 colleghi esperti del progetto “Restoring Justice”, nel Centro di riabilitazione giovanile di Qalauma dove mi aspetto di trovare un Istituto detentivo pieno di recinti e sottoposto ad una stretta sorveglianza di guardie penitenziarie, mentre si presenta ai nostri occhi una comunità di ragazzi che, in una bella giornata di sole, circolano liberamente nel vasto piazzale posto al centro della struttura, intorno al quale si svolgono le diverse attività tecniche, professionali ed educative che li preparano alla futura reintegrazione nel mondo esterno. 

Il progetto infatti, finanziato da AICS per Euro 1.747.314, con durata triennale (2017-20), vuole contribuire al reinserimento nella società di ragazzi che si trovano con misure giudiziarie di diverso tipo, seguendoli dal punto di vista educativo e professionale, nel percorso detentivo e post detentivo.La partecipazione dei ragazzi ai laboratori della struttura, seguiti da insegnanti diversi per ogni settore, garantisce ai partecipanti una preparazione ed una certificazione finale e soprattutto dona loro la speranza di una vita migliore.

 

La struttura del Qalauma è nata nel 2005 con l’esigenza di togliere i ragazzi dalle carceri boliviane, popolate da detenuti adulti e rei di vari crimini. Alla sua realizzazione ha partecipato, oltre una moltitudine di donors, anche la Cooperazione Italiana. Oggi è considerata un modello nell’ambito della giustizia per le attività di riabilitazione e di reinserimento sociale degli oltre 300 giovani ospitati nell’istituto, per la preparazione formativa e professionale dei docenti, dell’equipe medica e penitenziaria. 45 istituzioni, tra pubbliche e private (Banche, Fondazioni, Associazioni, istituzioni pubbliche e religiose) cooperano nelle attività del Qalauma.

I giovani provengono dalle aree più degradate e povere della Bolivia e si macchiano di reati che vanno da stupro a uso di sostanze stupefacenti, al furto e, in alcuni casi, omicidio. Quando entrano nel centro vengono inseriti in primo luogo in un’area di accoglienza secondo un sistema progressivo di ingresso e divisi nelle 5 aree per fattore di rischio di recidività, dopo un esame psicologico e medico. 

Renè Ponce, coordinatore ad interim del progetto socio-educativo e responsabile del settore arte e cultura, è la nostra guida durante la visita, che, dopo i severi controlli di routine per ottenere i permessi di ingresso, inizia dal laboratorio di Falegnameria, dove 23 giovani, sotto la guida del docente, lavorano assi di legno, pino per l’esattezza, per la realizzazione di letti a castello che serviranno ad ospitare il numero di ragazzi presenti nella struttura, che supera nettamente quello previsto dal progetto iniziale. Realizzano anche decorazioni artistiche, cucce per cani e giochi per bambini.

Si prosegue nel laboratorio Metalmeccanico, dove viene lavorato il ferro per la produzione di oggetti artistici quali portabottiglie, fioriere, piani cottura destinati alla vendita all’esterno.

 

 

Quindi si va nella Panetteria, dove si producono biscotti, con la solerzia e rapidità di una catena di montaggio. I biscotti, lavorati e cotti, vengono quindi raccolti in grandi sacchi e donati al governo che, in base ad un progetto di sussidio, li fornisce alle donne in stato di gravidanza. Dal biscottificio si accede in una piccola stanza con un forno, dove 3 ragazzi impastano la farina per la preparazione dei panini destinati alla comunità dell’istituto.

Nel laboratorio di Serigrafia, ci spiegano come vengono realizzate le stampe dei disegni sulle borse di stoffa che andranno alle imprese che partecipano anche all’accoglienza dei ragazzi nella fase post penitenziaria. Si prosegue verso la Sartoria, dove vengono cucite felpe, grembiuli, borse di stoffa anche con la elaborazione di nuove creazioni da esportare esternamente. Quindi, si visita il laboratorio artistico-culturale, con una biblioteca e un’area editoriale dove si producono diari, agende, vengono rilegati artigianalmente libri e pubblicati racconti e storie scritti dai ragazzi. Solo in questo laboratorio è permessa la frequenza di ragazzi i entrambi i sessi.

L’ultimo laboratorio è quello di lavorazione delle pelli, frequentato solo dalle ragazze che, con la presenza del docente e di una guardia carceraria donna, imparano a cucire prima su teli di stoffa per poi passare alle pelli. Camila e le compagne con entusiasmo mostrano agli ospiti e loro realizzazioni in pelle, alcune delle quali vengono anche acquistate dai presenti.

 

 

I ragazzi partecipano attivamente alla nostra visita sono loro stessi a raccontarci le loro esperienze, e ci mostrano soddisfatti i prodotti che hanno realizzato. 

Luis Miguel ha 24 anni e è nato a La Paz. E’ nell’Istituto da 7 anni ma non gli manca molto alla libertà, dopo aver pagato i suoi debiti con la giustizia. Quando è entrato nel 2012, doveva ancora concludere l’ultimo anno scolastico che ha comunque frequentato all’interno; quindi ha scelto di lavorare nel Laboratorio di Serigrafia, dopo aver provato la lavorazione della porcellana fredda, del lavoro di sartoria e frequentato il corso di disegno grafico e anche quello di cucina. Ora è responsabile del laboratorio e ci mostra l’iter di lavorazione e i colori che usa per la riproduzione dei disegni su stoffa. 

 

 

 

Nestor, 22 anni è il responsabile del Laboratorio di sartoria, perché in Brasile, dove ha trascorso alcuni anni, aveva imparato a cucire; è nell’istituto da 3 anni e aspetta di terminare l’ultimo. E’ del Paraguay, dove risiede la sua famiglia, ma a La Paz ha il sostegno di sua moglie e della famiglia di lei, che attendono con ansia il giorno in cui sarà libero di uscire. 

 

Marco, 22 anni di La Paz è da 2 anni responsabile della Biblioteca e dello Spazio culturale dove si interessa soprattutto di robotica e elettronica. Dal 2016 si trova nell’istituto e ci ha raccontato che, mentre frequentava i laboratori di agricoltura e di Serigrafia, appena possibile scappava in biblioteca e consultava soprattutto libri di diritto e medicina. Gli manca ancora un anno per buona condotta e spera di poter partecipare ai progetti del post penitenziario. Ha anche partecipato alla produzione di un disco commercializzato anche all’esterno, dal titolo “Sonado libre”. Infatti nella sede c’è anche uno studio di registrazione. Hanno partecipato alla realizzazione del disco anche altri ragazzi e quelli esperti in grafica della copertina. 

 

 

 

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