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Supporto alle politiche di genere in Palestina: visita di studio a Roma per lo scambio di buone pratiche

Nell’ambito dell’iniziativa “Karama - Verso un Sistema Rispettoso dei Diritti Umani e della Dignità della Persona”, la sede AICS di Gerusalemme ha realizzato dal 7 all’11 aprile, una visita di studio a Roma per favorire lo scambio di buone pratiche in materia di uguaglianza di genere e prevenzione alla violenza di genere.

La delegazione palestinese composta da nove persone provenienti da ONG, università e centri antiviolenza di differenti zone della Cisgiordania, ha avuto modo di approfondire il fenomeno della violenza di genere attraverso incontri con personale accademico, organizzazioni della società civile e l’ufficio IV della Sede Centrale dell’Agenzia.

Il programma, ricco di interventi di diversa natura, è cominciato con Differenza Donna, associazione nata a Roma nel 1989 con l’obiettivo di far conoscere, combattere e prevenire la violenza di genere. Vari e molto interessanti gli interventi realizzati dalle esperte di Differenza Donna: una panoramica sugli aspetti culturali della violenza di genere; la descrizione dettagliata delle procedure operative del numero di emergenza Antiviolenza e Antistalking 1522; la visita ad una casa rifugio; l’analisi della normativa italiana in tema di prevenzione e lotta alla violenza contro le donne, e infine un approfondimento sulla violenza sessuale esercitata sulle donne con disabilità.

Nel pomeriggio del secondo giorno, grandissimo interesse ha suscitato il laboratorio teatrale “Brucio d’Amore“, realizzato dalla compagnia teatrale Parteciparte. Attraverso una metodologia interattiva e partecipativa, la violenza di genere “è stata portata in scena” attraverso alcuni sketch che hanno riprodotto situazioni di controllo e discriminazione tipiche delle relazioni di coppia tossiche.

Il terzo giorno la delegazione ha avuto modo di conoscere Stefano Ciccone, docente all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, nonché presidente di Maschile Plurale, rete di gruppi di uomini che, rifiutando il patriarcato, si interrogano su modi alternativi di “essere uomini”. Convinti del fatto che le discriminazioni di genere sono frutto di una cultura che deve cambiare, gli uomini di Maschile Plurale si adoperano per trovare dei nuovi modelli di essere uomo da proporre soprattutto alle nuove generazioni.

La visita alla Procura di Roma tenutasi il quarto giorno, ha dato modo alla delegazione di avere una panoramica sui reati di violenza di genere, cosiddetti reati di “codice rosso”. I dati illustrati dalle sostitute procuratrici Lucia Lotti e Vittoria Bonfanti, si riferiscono al 2024 e descrivono una situazione allarmante sia a livello quantitativo, perché indicano una crescita del fenomeno, sia a livello qualitativo, perché l’età media di chi agisce violenza si sta abbassando, investendo sempre di più persone minorenni. Ma oltre ai dati preoccupanti, le esperte del settore hanno illustrato anche i notevoli passi in avanti che la Giustizia italiana ha fatto negli ultimi 20 anni nel settore della violenza di genere. Infatti, a partire dai primi anni 2000, l’Italia è riuscita a rispondere alla legislazione internazionale ratificando trattati fondamentali come il CEDAW, la Convenzione di Istanbul e la Convenzione di Lanzarote. La tendenza indica una continua volontà a voler ampliare e integrare la normativa attuale con i cosiddetti reati “spia” o reati “sentinella” come lo stalking, che non esisteva prima del 2009, e il reato di mutilazione genitale femminile introdotto nel 2006. Infine, con l’approvazione del “Codice Rosso” (2019) la disciplina penale ha incluso nuovi reati come il revenge porn (diffusione illecita di immagini sessualmente espliciti) e il reato di costrizione al matrimonio. Ultimo da segnalare, in ordine cronologico, è l’introduzione del recentissimo delitto di femminicidio (2025).

L’ultimo giorno si è aperto con la calorosa accoglienza delle colleghe di Roma dell’Ufficio IV dedicato allo Sviluppo umano e dell’Unità Aiuto Umanitario e Fragilità. Dopo un giro di tavolo di presentazioni reciproche, la responsabile del settore, Marta Collu, ha fatto una panoramica dell’operato dell’Agenzia nel settore dell’uguaglianza di genere, illustrandone la strategia e le aree di intervento.

A conclusione di questa settimana ricca di contenuti, la delegazione si è recata alla sede di INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) dove la professoressa Flaminia Saccà, Ordinaria di Sociologia dei fenomeni politici presso l’Università La Sapienza, ha illustrato il suo studio sulla vittimizzazione secondaria e terziaria che colpisce le donne che sono già state vittime di una violenza sessuale. La ricerca mette in evidenza come la stampa, attraverso il linguaggio dei media, esercita una violenza che rende le donne vittime una seconda volta (vittimizzazione secondaria) con articoli fuorvianti che offrono un’immagine fortemente stereotipata e discriminante delle donne. La vittimizzazione terziaria avviene in ambito giudiziario, quando la violenza contenuta nella sentenza giuridica rende le donne vittime una terza volta attenuando la colpevolezza dell’aggressore e imputando alla vittima parte della responsabilità della violenza subita. Infatti, l’analisi degli articoli rivela come i giornali tendono a offuscare la figura dell’autore della violenza attraverso l’uso di espressioni come “liti coniugali”, “tragedia familiare” o “violenza domestica” che, di fatto, fanno scomparire gli uomini dai discorsi sulla violenza maschile. L’empatia nei confronti dell’aggressore e non verso la donna che ha subìto la violenza, si percepisce attraverso l’uso di espressioni che restituiscono l’immagine di un uomo “semplice”, “mite” e “maturo”, la cui violenza sarebbe stata innescata da un evento o da una provocazione che lo ha “frustrato” o “disorientato” facendogli perdere il controllo. Da qui il riferimento al termine “HIMpathy” (unione delle due parole inglesi “him” e “empathy” ovvero “empatia verso di lui”) coniato nel 2018 dalla filosofa australiana Kate Manne, per descrivere l’inappropriato ed esagerato sentimento di empatia verso l’autore del reato da parte della stampa o dalla magistratura che emette sentenze. Complementare all’ Himpathy, c’è il “victim blaming” (incolpazione della vittima) ovvero attribuire alla vittima che ha subito la violenza, la colpa della stessa a causa di un suo comportamento che avrebbe incoraggiato o provocato l’aggressore. Frasi come “era ubriaca” o “instabile di mente”, portano chi legge la notizia a ritenere la donna, che ha subito il reato, interamente o parzialmente responsabile del danno che le è stato arrecato, deresponsabilizzando automaticamente l’aggressore. In definitiva, gli stereotipi e i pregiudizi, quando si radicano nei testi delle sentenze, portano ad una rappresentazione sociale della violenza che attenua le responsabilità degli aggressori, oltre al fatto che la narrazione della violenza contro le donne realizzata da una stampa che scrive senza una prospettiva di genere, rischia di stravolgere la realtà.

Grazie all’incontro con persone di grandissimo spessore che con passione contribuiscono alla lotta contro la violenza di genere, si sono aperti spazi di riflessione e idee per azioni congiunte mirate a rafforzare e migliorare l’azione di AICS Gerusalemme nel supportare le politiche di genere in Palestina.

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