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Africa ed Europa unite dai giovani: l’università scommette sulla generazione ponte

L’iniziativa della Lumsa con il nuovo Africa Center: conoscenza, mobilità e dialogo oltre gli stereotipi. Un impegno, sottolineano gli studenti intervistati da Oltremare, per cogliere le opportunità nel continente verticale.

Dieci borse di studio per una “winter school”, a Nairobi, in Kenya, alla Catholic University of Eastern Africa, dal 14 febbraio al primo marzo 2026. Gocce nel mare e allo stesso tempo investimento su ciò che c’è di più prezioso: la conoscenza, il dialogo, con al centro i giovani, il nostro futuro. A crederci e a impegnarsi anche con il bando per Nairobi è il Lumsa University Africa Center (Luac), inaugurato quest’anno dall’ateneo romano. Le attività sono state illustrate nell’aula Pia della sede principale durante una tavola rotonda sul tema “Educazione, competenze e crescita in Africa ed Europa”: una riflessione sulla collaborazione attraverso il Mediterraneo, lungo un “continente verticale” immaginato come crocevia e fulcro strategico di molti equilibri mondiali. Secondo Pietro Sebastiani, diplomatico ed esperto di cooperazione, già ambasciatore d’Italia in Spagna e presso la Santa Sede, ora direttore del Luac, “il progetto è volto a dare agli studenti della Lumsa un’informazione molto aggiornata e attuale sull’Africa, che spesso ha un’immagine purtroppo distorta”. Il lavoro sarà ampio e lungo più direttrici. “Il Luac sarà un centro molto accogliente”, spiega Sebastiani, sentito da Oltremare. “Non sarà riservato soltanto agli studiosi di ‘africanistica’ ma sarà aperto anche ad esperienze sul terreno dei nostri giovani, non solo accademiche ma che permetteranno una conoscenza profonda delle realtà locali, dal punto di vista dell’imprenditoria, della cultura, del giornalismo e della politica”. E ancora: “Credo che ognuno debba contribuire alla costruzione di un maggiore dialogo, perché in questo modo si può veramente parlare una lingua comune, che è la lingua dell’educazione, della formazione e che è alla base anche di quelli che sono i rapporti tra i governi e a livello multilaterale”.

LE VOCI DEI GIOVANI

Con Oltremare condividono riflessioni e aspettative anche gli studenti della Lumsa. Chiara Quattrini, 23 anni, appassionata di lingue e vocazione da diplomatica, è al secondo anno del corso di laurea magistrale in Relazioni internazionali. “Mi sono laureata lo scorso ottobre discutendo una tesi sul Piano Mattei, l’iniziativa italiana che promette una cooperazione alla pari con i Paesi dell’Africa” spiega, ricordando che per il suo lavoro ha partecipato anche a una premiazione alla Camera dei deputati. “Dal mio punto di vista il Luac vuole essere un’idea innovativa e lungimirante in piena armonia con progetti come il Piano Mattei: si tratta anche di combattere la superficialità degli stereotipi e contribuire alla crescita di Italia, Africa ed Europa”. Non solo. Secondo la studentessa, “serve uno spazio di scambio non solo tra professionisti ma anche tra studenti italiani, africani ed europei per un futuro che si basi sul rispetto reciproco senza illusioni di superiorità”. Aspettative, queste, condivise da altri giovani. Matteo Mostarda, 33 anni, sta concludendo una tesi di dottorato alla Lumsa sulla relazione tra le scelte del governo italiano rispetto all’Africa e l’approccio internazionale di Enrico Mattei, alla guida di Eni tra il 1953 e il 1962. Secondo lo studente, “l’idea di istituire il Luac si pone in linea di continuità con la rinnovata attenzione italiana ed europea alle dinamiche e alle traiettorie di sviluppo del continente africano”. C’è poi una premessa, che riguarda il potenziale delle università. “La collaborazione accademica è volano per la mediazione culturale e il rafforzamento delle relazioni internazionali dei paesi coinvolti” sottolinea Mostarda. “La condivisione di best practice e il confronto tra realtà e sistemi diversi, stimolati dalla mobilità di studenti e docenti, favoriscono infatti l’integrazione e i legami tra le future classi dirigenti”.

CHE POTENZIALE, L’AFRICA

A chiarire quale sia la posta in gioco è Stefania Giannini, vicedirettrice generale dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. “Oggi”, sottolinea durante la tavola rotonda, “abbiamo circa 450 milioni di giovani africani che potranno diventare un capitale umano e una risorsa per il continente, per lo sviluppo interno e per il rapporto di autentico partenariato con il nord del mondo, particolarmente con l’Europa, che ha una curva demografica invertita rispetto a quella dell’Africa”. La convinzione è che il futuro del continente dipenderà da questa risorsa. “Sappiamo che entro il 2050 un giovane su tre nel mondo sarà africano” calcola Giannini. “Oggi, 71 milioni di giovani africani non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione e ciò rappresenta il 38 per cento di questo settore della popolazione”. Stando alle statistiche, “solo il 9 per cento degli studenti della regione subsahariana che avrebbero potenziale accesso sono iscritti alle università contro un dato mondiale del 47 e una stima europea del 38”.

PIANO MATTEI: DALLA FORMAZIONE AL LAVORO

Secondo Lorenzo Ortona, vicario della Struttura di missione per l’attuazione del Piano Mattei, “la formazione professionale è un aspetto fondamentale” dell’iniziativa italiana. “In Africa”, assicura il dirigente in aula Pia, “stiamo lavorando su una formazione rivolta non al mercato europeo ma al mercato africano”. Uno degli esempi riguarda un centro agricolo presentato a un vertice intergovernativo con l’Algeria nel luglio scorso. Ne propone altri Aruna Francesca Maria Gujiral, direttrice generale di Iccrom, il Centro Internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali, che pure ha base a Roma. “Lavoreremo con quattro paesi africani, Kenya, Egitto, Costa D’Avorio e Tunisia” annuncia la responsabile. “Metteremo in pratica i principi chiave del Piano Mattei: dialogo non unilaterale, non un insegnamento nord-sud, ma uno scambio, un apprendimento comune e soprattutto una crescita dell’umano”. Il progetto coinvolgerà anche il Luac, con un prossimo accordo che riguarderà corsi di lingua e altre opportunità. “Grazie a una collaborazione con la Fabbrica di San Pietro che si occupa della Basilica”, spiega Gujiral, “forniremo ai ragazzi competenze tecniche di manutenzione e di maestria che impareranno qui in Basilica, con stucco, pietra o legno”. Secondo la direttrice, “sono opportunità concrete a livello lavorativo, ma ci sarà anche una crescita personale dell’individuo attraverso i principi di solidarietà e fratellanza”.

L’AMICIZIA E I SOGNI

Di rapporti umani, di sogni e di amicizie dice Cleophas Adrien Dioma, regista e attivista, animatore del forum Italia Africa Business Week (Iabw). “Se chiedi a un giovane del Kenya o del Burkina dove vuole andare non ti dirà mai Cina o Russia” sostiene. “Non sono le prime destinazioni che vengono in mente perché vogliamo tutti venire in Europa: il sogno è quello di lavorare in Italia, in Francia, in Inghilterra”. Secondo Dioma, “il fatto che la Cina e la Russia stiano arrivando in Africa è perché l’Europa non ci sta più arrivando nel modo adeguato”. E ancora, sulle opportunità da cogliere: “Tra noi c’è un ponte naturale: chi sta qui e chi sta lì, chi ha i figli qua e i genitori là, chi ama l’Italia e ama il suo paese d’origine”. E non va dimenticata l’economia, in tempi di dazi americani e incertezze. “Formare giovani africani in Italia”, secondo Dioma, “significa avere degli ambasciatori del Made in Italy”.

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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