Al lavoro per diventare protagonisti della propria vita. I risultati di uno studio di caso in Messico e l’importanza dell’ownership nei processi di sviluppo.
L’Arena Internazionale del Meeting di Rimini 2019 ha ospitato numerosi incontri con la Cooperazione allo sviluppo italiana ed europea, il mondo universitario e alcuni protagonisti dell’azione di sviluppo, tra cui una conversazione sul tema “Al lavoro per diventare protagonisti della propria vita”. Dove si è riflettuto sul significato pratico, concreto, della ownership dei processi di sviluppo. È indispensabile che la persona sia protagonista dello sviluppo proprio e della sua comunità di appartenenza, ma anche accompagnata (non “eterodiretta”!) nel suo lavoro.
L’accompagnamento è proprio il filo rosso di una ricerca avviata nella Università Cattolica del Sacro Cuore dal titolo Working out of poverty, che studia (con un approccio multidisciplinare e multi-strumento) diverse esperienze di accompagnamento al lavoro in diversi paesi (Messico, Giordania, Perù, Filippine, Kenya) e diverse realtà italiane (progetti di integrazione di rifugiati e richiedenti asilo) per verificare la medesima ipotesi: che il dinamismo della singola persona “protagonista” del suo lavoro, potenzialmente capace di generare sviluppo economico e sociale inclusivo, sia reso possibile dalla relazione stabile con un “noi” dove la persona si senta realmente accolta e accompagnata.
Lo studio di caso in fase più avanzata di ricerca è una esperienza di outreach universitario avviato nel 2007 a Puebla (Messico): Una Apuesta de Futuro (AF), un progetto realizzato dalla Universidad Popular Autónoma del Estado de Puebla (UPAEP). L’idea è tanto semplice quanto rivoluzionaria: borse di studio erogate a giovani di origine indigena con l’obiettivo non solo di formarli professionalmente, ma di realizzare con loro progetti di sviluppo nelle loro comunità di origine. Alla radice, la convinzione che lo sviluppo dei villaggi e ultimamente del paese “passi” non solo attraverso la formazione e il successo professionale dei singoli studenti, ma comprenda per sua natura una importante dimensione comunitaria.
I giovani borsisti AF infatti frequentano la UPEAP “per” i loro villaggi – dove si osservano tassi di emarginazione e povertà fra più alti del Messico. La loro candidatura viene espressa dalle comunità locali; fin dal primo anno gli studenti sono accompagnati dai docenti, oltre che negli studi disciplinari, alla realizzazione del “loro” progetto di sviluppo. Ogni progetto è infatti pensato dai giovani stessi, in costante dialogo con il gruppo di docenti che si assume il compito di aiutarli, sostenerli, correggerli (ad esempio medici e igienisti per progetti sanitari; esperti di impresa e marketing per progetti di valorizzazione di attività artigianali, e così via). Gli studenti vivono in una casa comune autogestita dentro il campus urbano della UPAEP, cosa che consente loro sia di coltivare la loro cultura tradizionale, sia di condividere in tutto e per tutto la vita universitaria con gli altri studenti. Questo, per documentare cosa può significare, concretamente, ownership.
Abbiamo così iniziato una cooperazione scientifica fra Università Cattolica del Sacro Cuore e UPAEP per un progetto di ricerca che permette di seguire con approccio longitudinale il percorso universitario sia degli studenti AF, sia di un campione di loro compagni per avere l’indispensabile temine di paragone. Attraverso interviste semi-strutturate ripetute nel tempo si intende cogliere il cambiamento lungo l’arco della loro esperienza universitaria quanto a condizioni materiali, aspirazioni professionali, qualità delle loro relazioni. La sistematizzazione delle esperienze dei “laureati” AF, ormai giovani professionisti, restituisce narrazioni in viva voce dei protagonisti dello sviluppo locale, che colpiscono per la loro forza ed entusiasmo. Anche perché il progetto AF è paradigmatico di quel che dovrebbe essere la formazione universitaria in quanto tale: in qualunque luogo, il compito dell’università non è di ‘parcheggiare’ i giovani fornendo nozioni ed eventuali certificazioni, ma di accompagnarli a diventare protagonisti della loro vita. Vogliamo capire in profondità l’intreccio sottile fra la libertà dell’io in azione e il “noi” che l’accompagna: siamo convinti che questo intreccio sia cruciale perché i progetti di inclusione e di sviluppo possano davvero produrre esiti che durano nel tempo.
*Professor of International Economics, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Direttrice del Master internazionale ASERI in International Cooperation and Development