Sono oltre 27mila gli operatori delle OSC italiane impegnati in progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo, tra emergenze e interventi di lungo periodo. A loro, e in particolare ai giovani interessati a intraprendere questo percorso professionale, è stata dedicata la giornata-studio “Professione Cooperante”, promossa dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) nell’ambito della XVI edizione del “Festival della Diplomazia”, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e del portale Info-Cooperazione.it.
L’evento si è svolto presso la sede dell’AICS a Roma, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali, organizzazioni della società civile, università e studenti. L’incontro è stato aperto a tutti gli atenei italiani grazie alla collaborazione con il CUCS – Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo e ha incluso anche una sessione pratica rivolta a cinquanta laureandi delle università “La Sapienza” e “Roma Tre”, impegnati in un’esercitazione su un caso di studio in ambito umanitario.
Nel suo commento all’iniziativa, il Direttore AICS Marco Riccardo Rusconi, assente per la missione tecnica sulla ricostruzione in Palestina voluta dal MECI, ha evidenziato la necessità di “riconoscere il valore della cooperazione come professione, che richiede competenze specifiche, formazione continua, passione e sensibilità verso i contesti più fragili”.
A sostituirlo, il Vice Direttore Giuseppe Cerasoli, che ha posto l’accento sull’evoluzione della figura del cooperante. “Non basta più la sola volontà di aiutare: servono competenze specifiche per progettare e gestire interventi complessi. Anche per questo è così importante il lavoro congiunto con le università”, ha commentato.
Giulia Orlandi (Unità per le strategie e i processi globali multilaterali della cooperazione allo sviluppo, MAECI) ha poi illustrato le linee strategiche della cooperazione italiana e le priorità del Piano Mattei, con un focus sull’Africa e la costante attenzione ad altri fronti come Gaza, Ucraina e America Latina.
Uno dei momenti centrali della giornata è stato l’intervento di Elias Gerovasi, fondatore del portale Info-Cooperazione.it, che ha presentato i risultati di un’analisi condotta su oltre 2.000 annunci di lavoro pubblicati nel 2024 da organizzazioni italiane della società civile in 77 Paesi. I profili più richiesti risultano essere: Project e Program Manager (30,7%), figure amministrative e contabili (17,5%), Capo missione o Rappresentante Paese (7,9%). Secondo Gerovasi, “la cooperazione è diventata un ambito più professionale e tecnico rispetto al passato. Il numero dei professionisti è cresciuto del 30% negli ultimi cinque anni. Non si tratta più solo di volontariato: servono formazione, specializzazione e una forte capacità di operare in contesti complessi e instabili”, ha evidenziato.
Da parte sua, Cristina Franchini, responsabile relazioni esterne dell’UNHCR Italia, ha illustrato le conseguenze dei tagli ai fondi internazionali. “Abbiamo dovuto sospendere l’assistenza a 11 milioni di persone – ha spiegato –. Tagli che hanno colpito duramente anche l’istruzione. Il 41% dei rifugiati è rappresentato da bambini”. Oggi nel mondo sono 122 milioni le persone costrette alla fuga, tra rifugiati e sfollati interni. “Il lavoro delle ONG, delle agenzie internazionali e della cooperazione è fondamentale per rispondere a una crisi di queste proporzioni. E lo è anche l’impegno dei singoli cittadini”, ha concluso Franchini.
Uno degli spazi più attesi dell’evento è stato quello dedicato al Servizio civile universale all’estero, presentato da Lucia De Smaele di FOCSIV. Per il 2026, la rete di organismi di ispirazione cristiana propone 632 posizioni in progetti internazionali, su un totale nazionale di 1.700. I principali ambiti d’intervento: sostegno a persone fragili (48%), educazione (13%), salute (12%). De Smaele ha inoltre evidenziato il profilo medio dei candidati: la maggioranza ha tra i 24 e i 29 anni e possiede una laurea triennale o magistrale. Significativo anche il dato sul genere: il 73% dei volontari è donna. “Il servizio civile all’estero è una palestra fondamentale – ha dichiarato – ma non è sufficiente da solo. Serve formazione continua e accompagnamento per fare della cooperazione un mestiere a tutti gli effetti”.
Nel pomeriggio, spazio alla formazione pratica, con un workshop curato dai docenti Marco Cilento e Lorenzo Benaduci e da due funzionari di AICS esperti di crisi umanitarie, Daniele Oro e Cecilia Chiapero, che ha coinvolto studenti delle Universita’ “La Sapienza” e “Roma Tre”. L’obiettivo era sviluppare competenze trasversali, come il problem solving, il lavoro di squadra, la gestione delle risorse e la capacità di analisi critica. L’iniziativa è stata particolarmente apprezzata dai partecipanti, che hanno avuto l’occasione di confrontarsi con le complessità operative tipiche delle situazioni di emergenza
Durante la giornata si sono alternati numerosi interventi che hanno contribuito a tracciare un quadro articolato e dinamico del settore della cooperazione. Tra questi: Guido Zolezzi, dell’Università di Trento e coordinatore del CUCS, che ha sottolineato l’importanza del legame tra accademia e mondo della cooperazione: “Le università non devono solo formare, ma anche accompagnare gli studenti nel passaggio verso la professione”; Riccardo Sansone, di Oxfam Italia, che ha ribadito il ruolo delle ONG come attori chiave nell’attuazione dei progetti e nel dialogo con le comunità locali; Caterina Di Biase, dell’Ufficio Risorse Umane AICS, che ha fornito indicazioni pratiche su tirocini, processi di selezione e opportunità professionali all’interno dell’Agenzia.
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