L’intera attività svolta dall’Ufficio si basa sull’obiettivo principale di promuovere e rafforzare la sostenibilità ambientale nei progetti della Cooperazione allo sviluppo italiana. L’Agenda 2030 e l’Accordo di Parigi, in particolare, allineano la cooperazione allo sviluppo ai temi trasversali e transnazionali legati all’ambiente e ai cambiamenti climatici. La nuova prospettiva internazionale sancita dall’Agenda 2030 si muove su due importanti registri. Il primo è legato all’urgenza di cambiare il modello di sviluppo, e in questo senso i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresentano la continuità con i precedenti Obiettivi di Sviluppo del Millennio; il secondo riguarda invece l’universalità di tali obiettivi (e relativi target) per cui ogni Paese svolge, allo stesso tempo, il doppio ruolo di soggetto/oggetto nell’attuazione dell’Agenda 2030. Quest’ultima prospettiva ribalta, all’interno della Cooperazione allo sviluppo, i rapporti donatore-beneficiario tra gli Stati, sganciandoli da una rigida gerarchia top-down, sia in termini di finanziamenti che di conoscenza (know-how). Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono diretti a tutte le aree del pianeta: infatti è possibile trovare aree depresse economicamente non sviluppate all’interno di Paesi industrializzati, ma anche isole tecnologiche in Paesi a basso-bassissimo reddito. In questo senso, le “carte” dello sviluppo si sparigliano. Ciò è tanto più vero quando si tratta di ambiente e clima.
In fatto di rispetto e adeguamento agli obiettivi di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici, si può asserire che tutti i Paesi del mondo debbano promuovere politiche sostenibili, nel rispetto del principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità.
L’Agenda 2030 e l‘Accordo di Parigi si rafforzano a vicenda e stabiliscono chiaramente la direzione di uno sviluppo ambientalmente sostenibile, capace cioè di non lasciare indietro nessuno (Leave no one behind).
Per la prima volta si sanciscono i collegamenti tra clima e sviluppo, riconoscendo che i cambiamenti climatici e lo sviluppo devono essere affrontati congiuntamente, al fine di evitare conseguenze dannose e costi elevati, soprattutto per i Paesi più bisognosi.
Gli aspetti economici, sociali e ambientali devono essere simultaneamente sostenibili, e non potendone soddisfare uno non possiamo soddisfare gli altri, poiché tutti e tre sono interrelati.
All’interno di questo modello, la sostenibilità ambientale si riferisce più precisamente alla capacità di preservare, nel tempo, le tre funzioni dell’ambiente: la funzione di fornitore di benefici ecologici ed economici, di ricettore di rifiuti e di fonte diretta di utilità.
All’interno di un sistema territoriale, per sostenibilità ambientale si intende inoltre la capacità di valorizzare l’ambiente in quanto “elemento distintivo” del territorio, garantendo al contempo la conservazione e il rinnovamento delle risorse naturali e la tutela del patrimonio paesaggistico. Il nesso tra ambiente e territorio mette in evidenza come nei Paesi Partner della Cooperazione italiana il territorio possa anche essere ripensato e rigenerato nel suo complesso: la sfida del momento, a livello globale, è quella di rendere più resilienti i territori e le comunità, e più sostenibili le città.
I tre pilastri della sostenibilità (ambiente, società ed economia) e la loro stretta interrelazione, sono la base sulla quale poggia l’attività dell’Ufficio V. L’integrazione dei temi ambientali nella cooperazione allo sviluppo segue un approccio graduale, interdisciplinare e multiscalare e si compone di diversi strumenti metodologici. Si tratta di inserire la dimensione ambientale nel ciclo di progetto (proprio della cooperazione allo sviluppo) e nelle relative attività di monitoraggio.
L’Ufficio V lavora prevalentemente nei settori CLIMA, BIODIVERSITÀ, DESERTIFICAZIONE, MARE e OCEANI, RISORSE IDRICHE e TERRITORIO.