Trasformare gli scarti della lavorazione del pesce in risorse per la produzione di mangimi ittici e migliorare l’efficienza dell’acquacoltura cubana: è l’obiettivo raggiunto nella città di Sancti Spíritus, dal progetto IPEPAC, guidato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze con il Ministero dell’Industria Alimentare di Cuba (MINAL), GEIA e l’impresa ittica PESCASPIR, e finanziato dalla Cooperazione Italiana (MAECI-AICS).
Avviato nel 2019, il progetto ha sviluppato una linea di macchinari capace di lavorare fino a 10 tonnellate di residui ittici al giorno (teste, lische, pelli, visceri), trasformandoli in insilati da miscelare con farine proteiche per alimentare i pesci. Il modello, basato sull’economia circolare, è sostenibile e replicabile in altre zone dell’isola, aumentando la disponibilità di proteine e lipidi essenziali per la salute dei pesci e della popolazione cubana. Il 28 ottobre, a Sancti Spíritus, si terrà l’evento conclusivo, un appuntamento aperto al pubblico per condividere i risultati e promuovere la replicabilità dell’iniziativa anche a livello internazionale.
“IPEPAC sta guidando una trasformazione positiva dell’acquacoltura cubana, chiudendo il ciclo produttivo attraverso la valorizzazione dei sottoprodotti ittici e agricoli. È un modello industriale unico, replicabile in altre regioni” sostiene Antonio Festa, titolare dell’Ufficio AICS di L’Avana.
Giuliana Parisi, docente DAGRI e coordinatrice del progetto sottolinea: “L’obiettivo è stato quello di aumentare la disponibilità di pesce a Cuba e favorire lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura di acqua salata, con una possibile replicazione nazionale”, mentre Francesco Garbati (Ricercatore DAGRI) ribadisce: “Abbiamo sviluppato una soluzione originale, applicabile anche in altre realtà. Di rilievo la capacità dei tecnici cubani di gestire impianti complessi con mezzi semplici”.