
Senegal Futuro: con i ricercatori italiani per il diritto al lavoro
Oggi solo un giovane su dieci lo trova nel primo anno. Ma il governo di Dakar ha un progetto. E può contare su una nuova alleanza, che promette di avere “impatto”
Ce la fa uno su dieci. Pochi, troppo pochi, per un Paese giovane, che vuole crescere, nella direzione delle opportunità condivise e del lavoro come diritto. I numeri sono forniti dall’Agence nationale de la statistique et de la démographie (Ansd) del Senegal: ogni anno cercano il primo impiego circa 300mila giovani, ma a riuscire a inserirsi sono appena in 30mila. È in questo rapporto che stanno le ragioni di un progetto di cooperazione internazionale al via questo mese con la firma di una convenzione nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), in piazzale Aldo Moro, accanto all’università La Sapienza di Roma.
“La disoccupazione dei giovani è un problema grave” sottolinea Ngor Ndiaye, l’ambasciatore del Senegal, presente alla cerimonia: “Abbiamo all’attivo diverse iniziative ma è fondamentale verificare e analizzare sia risultati che le prospettive, per migliorare e rispondere meglio alle necessità”. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nel Paese dell’Africa occidentale il tasso di disoccupazione supera il 20 per cento. E c’è chi ha meno opportunità degli altri: le donne (32,9 per cento) e i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni (38,4).
Numeri dei quali si discute anche al Cnr. Al tavolo, al fianco dell’ambasciatore, ci sono Marco Riccardo Rusconi, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), e Salvatore Capasso, direttore del Dipartimento di scienze umane, sociali e patrimonio culturale del Cnr (Cnr-Dsu).
Sul piano politico il contesto è segnato dal Piano Mattei, l’iniziativa del governo di Giorgia Meloni che promette un approccio “non predatorio” e una cooperazione tra “pari”. “Il nostro è uno dei Paesi prioritari per l’Italia”, sottolinea Ndiaye: “Abbiamo diversi progetti all’attivo, ad esempio con l’università Sapienza di Roma o in ambito agricolo, con Bonifiche Ferraresi, per un valore di oltre cento milioni di euro; adesso vogliamo fare un passo ulteriore, in un settore cruciale come quello del lavoro, a supporto delle capacità di analisi e valutazione dell’Agence nationale de la statistique et de la démographie del Senegal: un’istituzione nata nel 2005, dunque ancora giovane”.
La convenzione riguarda l’analisi e la valutazione delle politiche per l’impiego, con un’iniziativa indicata con l’acronimo “Pro-Impact”. E di risultati da ottenere parla Rusconi, evidenziando l’impegno dell’Italia ad agire con una pluralità di attori, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ad AICS a “eccellenze” come il Cnr.
“Ci affidiamo all’expertise del Consiglio per realizzare un pezzo della grande collaborazione dell’Italia con il Senegal” sottolinea il direttore. “Il progetto nasce dalle priorità fissate dal ministero del Lavoro a Dakar, che vuole formare i giovani e garantire loro un impiego dignitoso”. È allora essenziale conoscere il mercato, secondo Rusconi: “Non solo e non tanto quello di oggi ma quello che sarà tra 20 o 30 anni; dobbiamo dunque pensare a un orizzonte che vada al di là dell’oggi e del domani immediato”.
L’approccio richiama quello del Piano triennale per la cooperazione Italia-Senegal siglato nel 2024, l’anno della Conferenza Italia-Africa e della presentazione al Senato del Piano Mattei. Il metodo è “fare sistema”, cioè tentare di riunire le competenze, da mettere a disposizione non occasionalmente ma sulla base di un progetto e di un percorso. Ne parla Maria Chiara Carrozza, la presidente del Cnr: “Il Consiglio è pronto per il Piano Mattei; vuole offrire le sue specializzazioni, si tratti di ricerca statistica, ingegneria applicata o scienze agrarie”. Le parole chiave, secondo la dirigente, sono più d’una: “bottom-up”, l’approccio dal basso “che coinvolge fino in fondo le strategie del Paese ospitante”; interdisciplinarietà, di cui far tesoro quando si affrontano sfide complesse; reciprocità, perché “l’esperienza delle politiche pubbliche” del Senegal può riservare lezioni utili anche all’Italia.
Guarda lontano Capasso, direttore del dipartimento di Scienze umane. Annuncia la formazione di un osservatorio dedicato sulla cooperazione allo sviluppo, ragionando su differenze e complementarità. “Il Senegal ha una popolazione molto giovane, con un tasso di disoccupazione che supera il 38 per cento nella fascia di età 15-30 anni” calcola il dirigente. “In Italia abbiamo invece altri problemi, con un abitante su quattro con più di 65 anni: siamo diversi e proprio per questo possiamo collaborare”.
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
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