Le voci del Premio Bianca Pomeranzi: “Siamo qui per cambiarlo, questo mondo”
Parlano le studiose vincitrici della seconda edizione, unite dal desiderio di rimuovere gli ostacoli alla libertà e all’uguaglianza, dall’Africa a El Salvador a Torino. Come fare? Con la cooperazione internazionale.
Cosa vuol dire sicurezza alimentare nelle aree rurali della Tunisia, dall’Uganda o del Kenya? E perché si può avere paura ad attraversare un quartiere di Torino, in Italia? E ancora: chi decide se e quando avere un figlio in El Salvador? Domande al centro di tesi universitarie che suggeriscono risposte e, allo stesso tempo, aprono nuovi punti interrogativi. Partendo sempre da una prospettiva di genere: quella delle donne.
Nelle ricerche di Bianca Rastelli, Marzia Degetto e Chiara Casarini, ci sono richiami anche a un altro testo: Femministe di un unico mondo, testimonianza, denuncia e assunzione di impegno firmato da Bianca Pomeranzi, attivista scomparsa nel 2023, fondatrice dell’associazione Aidos e figura di spicco della cooperazione italiana, dall’Africa alle Nazioni Unite. Ed è durante la cerimonia della seconda edizione del premio che porta il suo nome, a Roma, che ascoltiamo la voce delle studentesse.
“Le sfere dell’empowerment femminile e della sicurezza alimentare sono strettamente interconnesse non solo nei cinque Paesi al centro della mia ricerca, ma in tutto il mondo” sottolinea Rastelli, 29 anni, laureata in Sviluppo locale e globale all’Università di Bologna. La sua tesi è una inchiesta sulle opportunità e allo stesso tempo sul loro legame con la libertà. Secondo la studiosa, vincitrice del primo premio Bianca Pomeranzi, “le donne emancipate a livello economico, sociale e politico sono in una posizione rispetto al diritto al cibo che alle altre è invece preclusa”. Un dato di fatto indagato in Tunisia, Marocco, Uganda, Kenya e Tanzania. “Spero di poter continuare ad approfondire, grazie allo stage con il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione” aggiunge Rastelli, facendo riferimento al percorso di formazione collegato al premio. “Lavorerò con il team diritti umani di Unfpa anche su temi intersezionali, nei quali cioè si incontrano più dimensioni”.
Una caratteristica, quello dell’incontro, della sovrapposizione e del reciproco condizionamento, che accomuna il lavoro di Rastelli a quello di Degetto. L’indagine della studiosa, 25 anni, laureata in Scienze internazionali, con un focus su pace e sicurezza all’Università di Torino, ci riporta in Italia. Al centro della sua tesi, che le è valso il secondo premio, c’è la “geografia della paura”. Degetto spiega: “Mi sono concentrata su Torino, una città disegnata per fruitori standard — uomini bianchi ed eterosessuali — dove chi è fuori dal perimetro è scartato e fa più fatica ad attraversare alcuni luoghi”. Si parte da una domanda: cosa prova una donna in questi spazi? “Prova paura”, risponde l’autrice della tesi, “anzitutto di subire una violenza sessuale, anche se c’è poi tutta una serie di abusi, tra i quali va incluso anche il catcalling, ormai all’ordine del giorno”. Pagina dopo pagina, le testimonianze diventano denuncia. “C’è un contesto patriarcale che viene interiorizzato nelle persone sin dalla nascita” dice Degetto. “Di conseguenza anche lo spazio urbano viene disegnato come altro rispetto ai corpi delle donne, che finiscono per sentirsi aliene”.
Sono storie di abusi ma anche di impegno necessario, quelle evidenziate da Casarini. Non in Italia ma in El Salvador, attraverso le voci delle attiviste di comunità, segno di speranza nonostante le difficoltà di raggiungere alcune zone del Paese, in particolare le aree extraurbane. “Le donne sono vittime due volte” avverte Casarini: “Della criminalizzazione dell’interruzione di gravidanza a tutti i livelli, anche sul piano legislativo, con un divieto totale, e del mancato reale accesso ai sistemi di contraccezione”.
La ricerca indaga più aspetti dei “tabù culturali” e della “società patriarcale”, offrendo spunti di riflessione durante la premiazione, nella sede dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Il suo direttore, Marco Riccardo Rusconi, cita l’articolo 3 della Costituzione. “È scritto che compito della Repubblica è ‘rimuovere gli ostacoli’ ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza” scandisce. “Siamo allora qui, con lo spirito di Bianca Pomeranzi, per cambiarlo questo mondo”.
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
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