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Costruendo sogni a quattro ruote

In El Salvador, l’Italia sostiene un laboratorio di formazione, riparazione e manutenzione delle sedie a rotelle per l’inclusione lavorativa di persone con disabilità

 

Idalia indossa accuratamente la maschera antigas prima di impugnare la pistola a spruzzo per verniciare dei tubi, in un’altra stanza Yesenia si siede al tavolo con la macchina da cucire e inizia a lavorare sul tessuto di un cuscino, mentre Carlos (nome fittizio, n.d.r.) avvita dei bulloni su una struttura metallica. Realizzano questi movimenti con sicurezza e precisione, scambiando qualche parola soffocata dal rumore dei macchinari. In un angolo, sono allineate decine di sedie a rotelle in attesa di essere riparate o consegnate ai futuri proprietari.

Ci troviamo all’interno dello spazio che ospita il laboratorio di formazione, riparazione e manutenzione delle sedie a rotelle “Amilcar Durán”, gestito dalla Fundación Red de Sobrevivientes y Personas con Discapacidad, un’organizzazione salvadoregna attiva nella promozione dei diritti delle persone con disabilità. Grazie al progetto “PODER”[1], realizzato da Educaid, Punto Sud e Rete Italiana Disabilità e Sviluppo con il finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, 18 persone stanno frequentando un corso di sei mesi dove imparano a saldare, verniciare, foderare cuscini e assemblare parti di sedie a rotelle. Questi dispositivi fondamentali per la mobilità di tante persone non sono facilmente reperibili in El Salvador, poiché non esistono impianti di produzione e le carrozzine che arrivano via container sono donazioni che provengono per lo più da Paesi stranieri. Da qui nasce la visione di Amilcar Durán, ex direttore della Red de Sobrevivientes, di aprire un’officina dove dare nuova vita alle sedie a rotelle disponibili.

«Non avevo mai toccato in vita mia una macchina da cucire né una saldatrice, adesso so come usarli, posso provvedere da solo alla manutenzione della mia carrozzina una volta al mese» spiega Carlos «Finito il corso, mi piacerebbe provare ad aprire un piccolo laboratorio nella mia comunità, non sono l’unico in sedia a rotelle e al momento non c’è nessuno capace di ripararle». L’inserimento socio-lavorativo è proprio uno dei pilastri dell’impegno della Red de Sobrevivientes, che, attraverso la creazione di alleanze strategiche con imprese e l’assegnazione di un piccolo capitale per l’avvio di un’attività in proprio, supporta l’emancipazione economica delle persone con disabilità.

L’officina, oltre a offrire un’opportunità formativa e lavorativa, è anche uno spazio di condivisione di esperienze. «Io mi sento bene qui, è come sentirsi in famiglia, sono tra persone come me» racconta Yesenia mentre ci mostra la sua abilità nel cucire l’imbottitura di un cuscino. La Red de Sobrevivientes promuove infatti la metodologia di sostegno tra pari, per aiutare le persone che hanno acquisito una disabilità ad accettarla e a convivere con questa. «É più facile essere accompagnati da persone che hanno sofferto lo stesso trauma, perché ci si sostiene a vicenda, si capisce che si può andare avanti e la vita non finisce» commenta Wendy Caishpal, Direttrice Esecutiva della Red de Sobrevivientes «Per questo, organizziamo anche  campi di vita indipendente, fine settimana in cui le persone con disabilità si staccano momentaneamente dalla famiglia per imparare a prendersi cura di sé in maniera autonoma, allenandosi nella pratica dei gesti anche più banali, come spostarsi su una sedia, assumere una buona posizione e scendere dalle scale».

Il laboratorio è un appuntamento che i partecipanti attendono con impazienza, perché è anche l’occasione per uscire dalla bolla di protezione in cui la famiglia, spinta dalle migliori intenzioni, talvolta “imprigiona” i propri cari con una disabilità.

«Mi sento realizzata, sto imparando qualcosa di nuovo e lo sto facendo da sola. A casa prima mi dicevano “Ma dove vai? Rimani qui, a che cosa ti serve?”. Li ho convinti che è un’opportunità importante per me, ora sanno che io tre volte a settimana esco alle 6 del mattino e torno alle 4 del pomeriggio. Imparo così a essere indipendente e a non vivere sempre in un ambiente protetto» «A volte la famiglia e la società ci mettono barriere, ma io le salto via!» dice scoppiando in una contagiosa risata.

«La Ley Especial de Inclusión de Personas con Discapacidad (Legge Speciale per l’Inclusione di Persone con Disabilità, n.d.r.) è frutto di un lungo e determinato lavoro di advocacy delle organizzazioni di base salvadoregne. É una legge ambiziosissima fatta dalle persone con disabilità per le persone con disabilità» ricorda con orgoglio Wendy Caishpal «Noi lavoriamo affinché le persone con le quali lavoriamo siano formate sulla legge e se ne approprino». La centralità delle persone con disabilità in questi processi così come lo sviluppo di una consapevolezza individuale e collettiva è fondamentale per rafforzare la partecipazione nella vita comunitaria. E anche per realizzare qualche sogno…come Carlos che ora gioca nella squadra di pallacanestro in carrozzina di San Salvador, come Yesenia che vuole aprire un laboratorio per insegnare agli altri a sistemare la propria sedia a rotelle e come Idalia che è già stata ingaggiata come manutentrice dal presidente della Casa della Cultura della sua città.

[1] Il titolo completo dell’iniziativa è “PODER: Programma per l’inclusione occupazionale, difesa del diritto all’educazione e rivendicazione dei diritti delle Persone Con Disabilità

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