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Le Guardiane della Terra, cresce il numero di omicidi e violenze

Preservare la natura può costare la vita. La lotta per il controllo delle risorse naturali e della terra sta diventando ogni hanno una guerra sempre più sanguinosa. Secondo il rapporto “At What Cost?” di Global Witness il 2017 è stato l’anno con più vittime tra i difensori del diritto alla terra e i difensori dell’ambiente.

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Ogni settimana in 22 Paesi del mondo sono stati uccisi in media 4 ambientalisti e difensori delle terre. Cresce soprattutto il numero di donne coinvolte: 18 lo scorso anno e sei uccise durane la prima metà del 2018. Una violenza che va ben oltre quella dell’omicidio. Le donne “guardiane della terra” hanno sofferto numerose minacce di genere, in particolare violenza sessuale. Sono state spesso sottoposte a campagne diffamatorie, hanno ricevuto minacce contro i loro figli e hanno subito tentativi di indebolire la loro credibilità per il fatto di non esser uomini. Una violenza “leggera” ma subdola: essere intimate di “stare al loro posto” sfruttando la diffusa cultura machista, impedendo alle donne di assumere posizioni di leadership.

Billy Kyte, Campaign Leader, Global Witness contattato da Oltremare,171 ha dichiarato: «Mentre la maggior parte dei difensori uccisi nel 2017 erano uomini, le donne guardiane della terra sono in prima linea in molte lotte per il pianeta e l’ambiente in tutto il mondo. Subiscono rischi distinti, a volte accentuati»

Al centro delle violenze soprattutto la lotta per l’accaparramento delle terre per l’olio di palma, per l’acqua, per le materie prime. «E’ l’agri-business, e non più l’estrazione mineraria, che è ormai diventato l’industria nella quale i difensori sono più minacciati», spiega Kyte. Le vittime dei sicari dell’agri-business sono almeno 46 (entrambi i generi), quelle legate all’industria mineraria sono salite da 33 a 40 e sono stati 23 i morti fra chi si oppone al disboscamento illegale.

Il Brasile è il Paese del mondo a registrare più vittime: 57 difensori dell’ambiente assassinati nel 2017. Ha superato le Filippine, dove il numero di vittime tra i difensori è di almeno 48, la cifra più elevata mai registrata in un Paese asiatico. Nel 2018 invece si starebbe assistendo ad una crescita delle violenze in Colombia.

Raccogliere questi dati si è rivelato particolarmente difficile e «Le cifre reali sono senza dubbio ben più elevate – sottolinea il rapporto – La morte è l’esempio più scioccante tra la batteria di tattiche utilizzate per far tacere i difensori: queste tattiche comprendono minacce di morte, arresti, intimidazioni cyberattacchi, aggressioni sessuali e attacchi giuridici», continua Kyle.

 

 

Uno degli omicidi più atroci è stato quello di Laura Leonor Váquez Pineda – uccisa il 16 gennaio 2017 in Guatemala. Vásquez Pineda, era una dei leader del Comitato per la difesa della vita e della pace a San Rafael Las Flores, che si è opposta alla miniera di El Escobal di proprietà della società canadese Tahoe Resources . Fu arrestata e imprigionata per sette mesi a causa del suo attivismo, prima che le accuse cadessero. È stata uccisa da un gruppo di uomini che hanno fatto irruzione scaricando decine di colpi di arma da fuoco.

 

Berta Caceres

Non ha ancora fine la storia di Berta Caceres, la più famosa delle guardiane della terra. Premio Goldman per l’ambiente per la sua lotta in Honduras per fermare il complesso idroelettrico Aqua Zarca che avrebbe devastato le terre della sua comunità indigena, venne uccisa nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2016, a colpi di arma da fuoco, nella sua abitazione di La Esperanza, a circa 200 chilometri dalla capitale Tegucicalpa. Ad oggi ancora non sono stati consegnati alla giustizia i suoi sicari. Caceres era riuscita a fermare la costruzione della diga nel 2013 da parte di una società cinese. Ma la società di costruzioni honduregna DESA aveva ripreso i lavori nel 2015, ritrovandosi di nuovo Berta e il Copinh (Consiglio civico popolare degli indigeni dell’Honduras) a bloccare la costruzione della diga. Un opposizione dura, costatale la vita, insieme ad altri attivisti.

Finora sono otto le persone incriminate per il suo assassinio, fra cui alcuni ex membri dell’esercito e persone legate alla società costruttrice DESA. Ma il processo è stato sospeso da settembre 2018, quando gli avvocati che rappresentano la famiglia Cáceres hanno accusato i tre giudici di pregiudizi e abuso di autorità, e hanno chiesto loro di essere ricusati e sostituiti. La petizione è stata respinta gli avvocati hanno presentato un altro appello, insistendo sul fatto che i giudici non erano competenti a sentire il caso dopo che una serie di decisioni e omissioni durante le udienze preliminari hanno violato il processo e dimostrato pregiudizi nei confronti delle vittime. Il verdetto su Cacares è fondamentale. Per tenere l’attenzione alta sulle vite delle donne che muoiono per il pianeta e per dimostrare che ci può essere giustizia. Il 29 novembre è l’International Women Human Rights Defenders Day. Per non dimenticare il sacrificio delle guardiane della terra.

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