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Il Lago Inle, la “Venezia dell’Asia”, fa rotta verso il turismo sostenibile

L’Inle Sustainable Tourism Practices è il primo network di professionisti del settore del turismo del Lago Inle, che ha scelto di adottare poche e incisive pratiche ambientali a salvaguardia della natura e del patrimonio culturale dell’area

“Se vuoi scoprire la “Venezia dell’Asia”, devi conoscere il Lago Inle in Myanmar, ancora più unico di Venezia!” Ad invitare il pubblico italiano a visitare il Lago Inle e il suggestivo paesaggio che lo circonda è Paul, 48 anni, cittadino birmano, proprietario di un ristorante nella cittadina di Nyaung Shwe, punto di partenza per un soggiorno nell’area. Paul è tra i fondatori dell’Inle Sustainable Tourism Practices Group (Istp), un network di professionisti del settore del turismo, che attraverso l’utilizzo e la promozione di alcune buone pratiche ambientali punta a preservare l’area dalla contaminazione della plastica e dall’inquinamento derivante.

Il network è nato nell’ambito dell’iniziativa “Mils-Pilot project for the qualification of the tourism offer in a perspective of responsible tourism in Shan State, Myanmar”, che mira a supportare i processi di lotta alla povertà e inclusione sociale attraverso la promozione del turismo responsabile nello Stato dello Shan, in Myanmar. Un progetto del Comune di Milano, di cui la ong italiana Icei, presente dal 2017 nel Paese, è partner implementatore. L’iniziativa è stata finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), per l’importo di 315.000 Euro.

Lago Inle-Giardini-galleggianti

“L’Istp è nato nel gennaio 2019 e all’inizio contava solo 8 imprenditori del settore alberghiero e della ristorazione della zona – racconta Paul – Insieme abbiamo iniziato a pensare a un modo per attuare le pratiche del turismo sostenibile a Nyaung Shwe. Avvertivamo la necessità di fare qualcosa e di prenderci cura di questo luogo che possiamo considerare un magnete per il settore turistico del Myanmar. La sola idea di poter perdere questo patrimonio, con eventuali danni di immagine ed economici per l’intero Paese, ci ha convinto ad agire. Abbiamo pensato di partire adottando poche e piccole pratiche ambientali: l’eliminazione delle cannucce e delle bacchette di plastica, l’adozione di un packaging ecologico per il cibo da asporto e l’installazione di punti di distribuzione d’acqua potabile, in modo da limitare l’utilizzo delle bottiglie di plastica”. Una pratica, quest’ultima, che si rifà alla tradizione buddista dello Yay Kutho, secondo cui offrire l’acqua ai viandanti rappresenta una buona azione che in qualche modo verrà restituita a chi la offre.

Oggi il network conta circa una ventina di privati, tra ristoratori e albergatori, che si riuniscono una o due volte al mese. I lori incontri sono aperti a tutti gli attori del settore, tra cui le guide turistiche e la municipalità di Nyaung Shwe, interlocutore importante per lo sviluppo delle buone pratiche ambientali nella zona. L’Istp organizza e partecipa a seminari e attività di sensibilizzazione sul turismo sostenibile e sulle buone pratiche ambientali, giornate di formazione sul compostaggio e sul riciclo dei rifiuti, coaudiuvato da Icei.

I due esponenti dell’Istp, Paul e Ko Yauk

“Incoraggiamo tutti a non utilizzare plastica, sebbene il nostro primo target sia il turista cui offriamo alternative concrete. Vogliamo condividere le nostre azioni anche con la comunità locale. Finora il nostro approccio è stato apprezzato dai viaggiatori sia nazionali che internazionali. Inoltre tutto quello che portiamo avanti è anche in linea con i desiderata del sindaco di Nyaung Shwe – spiega Paul – che punta a far diventare l’intera area una zona plastic free entro il 2020.” Poche ed essenziali linee guida che vogliono coinvolgere più persone possibili, quelle messe in atto dall’Istp, come le nuove generazioni, quelle degli studenti delle scuole, futuri volani dell’adozione di buone pratiche nei nuclei familiari.

Punto distribuzione dell’Acqua, Apex Hotel, Nyaung Shwe

È Giulia Benedetto, assistente di progetto di Icei, che segue l’iniziativa Mils, a raccontarci invece del ruolo che la ong italiana ha avuto: “Icei ha lavorato come facilitatore per la nascita e la strutturazione del network. C’era una consapevolezza diffusa sulle tematiche e i rischi ambientali che il lago stava affrontando. Tutto il settore privato aveva molta voglia di fare ma probabilmente non aveva bene chiaro come concretizzare una sua azione. Io stessa sono rimasta stupita nel trovare delle persone sensibili alla tematica ambientale e che nel loro piccolo mettevano in atto delle soluzioni piuttosto innovative, in un posto che comunque rimane abbastanza isolato nel mondo”.

Il lago Inle è situato nello Stato dello Shan, la cui prelibata cucina è rinomata in tutto il Paese. Qui la tradizione è ancora presente ed è un patrimonio, insieme a quello ambientale da preservare: orafi, fabbri, tessitori di stoffe, produttori di sigari lavorano secondo ritmi di un tempo antico; gli orti fluttuanti colorano vivacemente l’acqua azzurra del lago; i mercati itineranti e i numerosi templi presenti si fondono in un paesaggio tra laico e profano di rara bellezza. Inoltre, ci tiene a sottolineare Ko Tauk, altro membro dell’Istp, “i giochi quasi acrobatici dei pescatori Intha, che per vogare la loro imbarcazione utilizzano una gamba per tenere il remo, sono uno spettacolo unico di questo meraviglioso territorio”.
Il turismo in Myanmar ha registrato, negli ultimi dieci anni, numeri e un interesse per il Paese sempre maggiori. La prestigiosa rivista Forbes ha inserito, lo scorso maggio, proprio l’antica Birmania nella lista dei sette paesi destinati a diventare importanti destinazioni turistiche dopo la crisi provocata dal Covid-19. Qui, come in tutto il mondo, il settore è stato duramente colpito, e il Governo ha lanciato un piano nazionale per sostenere gli operatori del turismo nella ripresa post pandemia.

Molo delle barche tradizionali – Lago Inle

Paul si augura che tutto finisca il prima possibile ed è convinto che appena l’emergenza sarà rientrata il turismo ripartirà con nuova energia. Ma il tempo inizialmente destinato alle attività dell’Istp è stato dedicato alla promozione e alla visibilità: proprio nei giorni scorsi è stata lanciata la pagina Facebook ed è stato disegnato un logo, che renderà riconoscibili tutti gli esercizi commerciali aderenti al network.
“Il turismo sostenibile è come visitare un luogo senza lasciare nessuna traccia dietro il tuo passaggio” afferma Paul alla fine di questa intervista. La sede Aics d Yangon accoglie e rilancia questo pensiero affinché diventi per tutti una piccola pratica del quotidiano a difesa del territorio senza confini, come quello della cooperazione internazionale.

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