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Dai vasi mangoro alle startup 4.0, a Bruxelles africane protagoniste

Coulibaly guida una cooperativa di artigiane, Sandra insegna alle imprenditrici tecnologie digitali. Si sono incontrate agli European Development Days. Ecco cosa ci hanno detto

“Non sono arrivata in Europa come emigrante ma per mostrare le meraviglie che le donne mangoro sanno creare” sussurra Coulibaly Kadidia, accennando un sorriso. È un’artigiana e proviene da Katiola, una cittadina del nord della Costa d’Avorio: tra gli stand degli European Development Days, a Bruxelles, si sente al posto giusto. Con sé non porta solo la sua storia ma quella di 220 lavoratrici e otto associazioni, costituite in cooperativa. “Coinvolgerle e far capire loro che insieme siamo più forti non è stato facile” racconta Coulibaly. “Sono state importanti cose concrete, come la consegna di tre motocarri che ora ci permettono di trasportare l’argilla dalla cava ai laboratori: prima, ogni giorno, dovevamo percorrere 15 o 20 chilometri portando sul capo bacinelle di argilla che pesano anche 40 chili”. Ad agevolare e velocizzare il lavoro, senza cambiarne caratteristiche e tradizioni, sono state anche le “tournette de potier”, torni manuali, utili nei villaggi dove la corrente elettrica non c’è o le forniture non sono affidabili.

“Riusciamo a produrre il doppio dei vasi, riducendo tempi e fatica” sottolinea Coulibaly. Convinta che l’aspetto più rilevante siano stati però la formazione e l’aiuto alla creazione della cooperativa: “Abbiamo anche frequentato corsi di amministrazione e contabilità, imparando a gestire i nostri guadagni con gruppi di risparmio e prestito”. La storia delle artigiane ivoriane, che si sono pure iscritte alla Camera di commercio, è portata a Bruxelles come esempio di una cooperazione allo sviluppo che funziona. A Katiola e nei villaggi circostanti cambiamenti e nuove opportunità sono arrivati grazie a un programma finanziato dall’Unione Europea e realizzato dalla fondazione italiana Avsi.

 

Finora sono stati sostenuti circa 5mila artigiani, con un focus specifico su donne e pazienti sieropositivi. Naturale che se ne parli agli European Development Days, tanto più alla luce del tema scelto per l’appuntamento di quest’anno: Addressing Inequalities: Building a World Which Leaves No One Behind. E la chiave perché davvero nessuno sia lasciato indietro, secondo Coulibaly, è il lavoro: “Garantire a 220 donne un guadagno stabile significa assicurare a 220 famiglie una vita dignitosa e il diritto di nutrirsi, avere una casa, contare su un’istruzione e un’assistenza medica per i propri figli”. Che la condizione femminile sia la cartina di tornasole per una società inclusiva lo dice anche Sandra Ajaja, uno dei 15 “young leader” selezionati tra 404 candidati provenienti da 99 Paesi per discutere durante gli Edd di disuguaglianze e sviluppo sostenibile.

Ventitré anni, nigeriana, è la fondatrice di Fempower Africa, un’organizzazione impegnata nel sostegno delle startup al femminile attraverso corsi di formazione in nuove tecnologie informatiche e strumenti finanziari. “L’Africa sta crescendo” dice Sandra a Oltremare, e aggiunge: “Il nostro continente è l’unico al mondo dove a scegliere di diventare imprenditori sono più donne che uomini”. Numeri e tendenze raccolti nel contatto quotidiano con realtà dinamiche, a Lagos, megalopoli nigeriana dove Fempower stima di aver formato oltre mille donne, a Nairobi, in Kenya, o a Lusaka, in Zambia.

Gli European Development Days, allora, sono un’altra occasione per guardare avanti. Sandra sottolinea di non aver mai partecipato a progetti Ue, “anche a causa della mancanza di informazioni”, ma di essere “aperta a nuove collaborazioni”. Un riferimento potrebbe essere la European Union Initiative for Financial Inclusion (Euifi), un programma che mira a sostenere in particolare startup innovative dell’Africa e di altre regioni emergenti. Secondo Sandra, con una dotazione di circa un miliardo e mezzo di euro, la Euifi avrebbe le carte in regola per aiutare fino 200mila piccole e medie imprese attraverso il microcredito. “Sforzi significativi che andrebbero però raddoppiati o triplicati” avverte Sandra.

A Bruxelles è citato uno studio del Fondo monetario internazionale secondo il quale ai Paesi in via di sviluppo mancano ogni anno investimenti in sanità, istruzione e infrastrutture per 2.600 miliardi di dollari. Come dire che gli aiuti allo sviluppo, con i meccanismi definiti dalla Addis Abeba Action Agenda, restano essenziali. Senza dimenticarsi di un altro aspetto, incalza la fondatrice di Fempower: “I Paesi africani hanno bisogno di aumentare le loro entrate fiscali ma perché questo sia possibile la comunità internazionale deve fare di più per combattere l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro e i flussi finanziari illeciti”. Per avere un’idea basta scorrere l’ultimo rapporto di Global Financial Integrity, un istituto specializzato con sede a Washington: solo il meccanismo del “trade misvoicing”, il commercio fantasma utilizzato per nascondere la fuga di capitali, si mangia il 18 per cento del valore degli scambi internazionali tra Paesi “in via di sviluppo” e le economie più avanzate.

 

 

Link:
https://ec.europa.eu/knowledge4policy/event/european-development-days-%E2%80%93-addressing-inequalities-building-world-which-leaves-no-one-behind_en

https://www.avsi.org/it/news/2019/06/05/edd19-combattere-le-disuguaglianze-il-lavoro-prima-di-tutto-qui-e-la/1814/

https://www.avsi.org/doc/415/20fc5898dee64dc9b4328e6f66dd9697/
www.fempowerafrica.com.ng

https://www.youtube.com/watch?v=Pjd74Yr0_6k

https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/neighbourhood/eu-initiative-financial-inclusion_en

Tags: Africa, Edd, Costa d’Avorio, Avsi, Fempower Africa, Cooperazione, sviluppo, Global Financial Integrity, Euifi, Young Leader, Unione Europea, donne, diritti, startup

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