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La Ministra, la coltivatrice e la cooperante: a Exco voci di donne

Aïchatou Boulama Kané, Elizabeth Nsimadala e Angela Ospina de Nicholls sono arrivate da Niger, Uganda e Colombia. Le abbiamo ascoltate, scoprendo che hanno qualcosa in comune.

Una ministra divenuta leader nazionale battendosi per i diritti delle donne. Una coltivatrice di banane alla guida di una rete di centinaia di organizzazioni contadine in sei Paesi. La nipote di un ex presidente convinta che la partita della cooperazione si giochi sull’asse sud-sud, con solidarietà e determinazione. Tre voci che hanno animato Exco, l’esposizione della cooperazione internazionale che nei padiglioni di Fiera Roma ha promosso incontri tra rappresentanti delle istituzioni, ong e imprese guardando agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Loro sono Aïchatou Boulama Kané, Elizabeth Nsimadala e Angela Ospina de Nicholls. In biografie e curricula si riflettono le storie e le sfide di Niger, Uganda e Colombia, Paesi lontani tra loro e con problemi differenti ma tutti in evidenza durante la tre giorni di Exco.

 

Aïchatou Boulama Kané, Ministra della Pianificazione Niger

 

La prima a intervenire è stata Boulama Kané. Nigerina, ha avuto l’opportunità di studiare in Francia, a Rennes e poi alla Sorbona di Parigi. Ceto privilegiato e classe dirigente, ma anche impegno sociale. Prima di arrivare a incarichi di governo, assumendo nel 2015 la guida della diplomazia di Niamey e l’anno successivo quella del ministero della Pianificazione, si è battuta per una rappresentanza femminile equa nelle istituzioni del suo Paese, in particolare presso la Conferenza nazionale. Ancora oggi, al primo posto mette i diritti. In un’intervista a margine di Exco parla di lotta al terrorismo, evidenziando il peso anche economico che il contrasto ai gruppi armati di matrice islamista comporta per le casse del governo nigerino. “Ci costa caro, circa il 19 per cento del bilancio dello Stato” sottolinea. “Sono risorse preziose, che potrebbero essere investite altrove”. L’assunto è che spendere per l’esercito è necessario per la sicurezza ma è un problema in termini di sviluppo, anzitutto nelle campagne. Tanto più che Boulama Kané sogna “una trasformazione strategica” che richiede un impegno finanziario. “Circa l’80 per cento della popolazione nigerina vive nelle campagne” calcola la ministra. “Puntiamo su un programma di ‘rinascita’, che mira a cambiare il mondo rurale, migliorando le condizioni di vita, la capacità di produrre e trasformare e garantendo allo stesso tempo nuovi servizi in ambito sanitario e più diritti per le donne”.

 

Elizabeth Nsimadala, presidente della Eastern Africa Farmers Federation (Eaff)

 

Dalle donne riparte anche Nsimadala, la coltivatrice. Originaria di un villaggio del distretto di Bushenyi, nell’Uganda occidentale, è diventata la prima contadina ad assumere ancora trentenne la guida di una federazione regionale di categoria. La Eastern Africa Farmers Federation, questo il nome dell’alleanza, riunisce centinaia di associazioni di Uganda, Ruanda, Kenya, Burundi, Tanzania e Sud Sudan. L’impegno è portare la voce dei singoli agricoltori e poi quelle delle loro cooperative e associazioni fino alle istituzioni della Eastern African Community (Eac), il blocco formato dai sei Paesi, con una popolazione complessiva di circa 180 milioni di abitanti.
“Come Federazione abbiamo promosso e sostenuto l’approvazione parlamentare della East African Cooperative Societies Bill” sottolinea Nsimadala in un’intervista: “Questa legge, sottoposta ora alla ratifica degli Stati membri, liberalizzerà il commercio dei prodotti agricoli facendola finita una volta per tutte con pagamenti e controlli di dogana”. Una delle sfide chiave per gli agricoltori resta però la creazione di valore aggiunto. Nsimadala lo spiega con un esempio, ripartendo dalla storia di famiglia e dalla birra di banana. “In Uganda si chiama ‘mubisi’, in Congo ‘kasiksi’, in Rwanda ‘urwagwa’ e in Kenya ‘urwaga’, ma la ricetta non cambia” assicura: “Con la trasformazione della materia prima il valore lievita”.
Per capire basta ascoltare: “Durante i picchi stagionali capitava che a causa dell’inefficienza dei mercati e della mancanza di infrastrutture i caschi venissero venduti ad appena cinque centesimi di dollaro l’uno. E’ stato per questo che abbiamo puntato sulla birra, una bevanda alcolica che si ottiene dalla fermentazione della polpa con l’aggiunta di farina di sorgo, miglio o mais come lievito”.
I risultati, nei villaggi di Bushenyi, con i marchi Taliz o Tida, sono stati oltre le aspettative. Secondo Nsimadala, che nei giorni scorsi è stata insignita a Lussemburgo di un riconoscimento speciale della World Farmers Association, “il valore di un casco di banane può passare da tre a 150 dollari, perché la domanda della birra sta aumentando anche in Europa e ormai supera l’offerta”.

 

Angela Ospina de Nicholls, Direttrice dell’Agenzia per la Cooperazione Internazionale Colombia

 

Di opportunità, da una parte e dall’altra del mare, ha detto anche Angela Ospina de Nicholls. La sua storia è agli antipodi rispetto a quella di Nsimadala e delle contadine africane. Nipote dell’ex presidente colombiano Mariano Ospina Pérez, specializzazione in Pedagogia etica presso la Pontificia Universidad Javeriana, è stata dirigente del Partito conservatore. Dal settembre scorso, però, guida l’Agencia para la Cooperación Internacional. Ed è questa la prospettiva che ha portato a Exco, nei panel dedicati alla Colombia e nelle interviste a 360 gradi rilasciate a margine della fiera. “Con la cooperazione sud-sud possiamo unire le nostre esperienze con quelli di altri Paesi che hanno il nostro stesso livello di sviluppo” spiega Ospina De Nicholls. “Al momento i nostri migliori partner sono in America meridionale, America centrale e Caraibi: scambiamo le nostre conoscenze nell’agribusiness, le politiche per la parità di genere, la salute e la sicurezza”. Secondo la direttrice dell’Agencia para la Cooperación Internacional, in Colombia i problemi restano tanti e urgenti, con ben 117 Comuni ancora alle prese con le conseguenze del conflitto civile e le difficoltà dell’attuazione degli accordi di pace siglati con i guerriglieri delle Farc nel 2016. De Nicholls però è convinta che l’asse con i Paesi emergenti, insieme con il sostegno di altri partner, come quello rilanciato dall’Italia nel corso di Exco, possa fare la differenza. I progetti di cooperazione sud-sud avviati da Bogotà sarebbero più di cento e coinvolgerebbero oltre 20 governi. “Potremo raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030 – sorride De Nicholls – se condividiamo le buone pratiche che abbiamo già sviluppato con altri Paesi che hanno affrontato sfide di sviluppo simili alle nostre”.

LINK
http://www.apccolombia.gov.co/noticia/bienvenida-angela-ospina-de-nicholls-apc-colombia
https://www.one.org/us/blog/one-womans-passion-for-agriculture/
https://www.un.org/africarenewal/africaga2015/niger-he-mrs-a%C3%AFchatou-boulama-kan%C3%A9-minister-foreign-affairs

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