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Enormous hurricane over the Atlantic. Elements of this image furnished by NASA

Alle origini delle diseguaglianze, il cambiamento climatico, e viceversa.

Come sono collegati aumento delle disuguaglianze e accelerazione della crisi climatica e ambientale?  Un studio pubblicato sulla rivista Annual Review of Environment and Resources fa il punto sul tema. L’intervista all’autrice Maike Hamann

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Secondo il filosofo francese J.J. Rousseau “l’ineguaglianza morale è dovuta ad una distribuzione ineguale di privilegi, dovuta alle istituzioni norme e credenze”. Così scriveva nel 1754. Un secolo dopo Marx parlava di uguaglianza dell’accesso ai mezzi di produzione. Oggi sempre di più però si cerca di capire i legami tra risorse ambientali e diseguaglianza. E allo stesso tempo, ribaltando la questione, quali impatti abbiano le diseguaglianze sull’ambiente. Un tema affascinante, fondamentale da capire per chi lavora per la tutela ambientale e lotta per eliminare le diseguaglianze. La biosfera è naturalmente disuguale, nel senso che esiste un ambiente intrinseco o eterogeneità delle risorse in tutto il mondo e all’interno di regioni o paesi. Ad esempio non tutti i luoghi sulla Terra sono ugualmente dotati di accesso a risorse energetiche, riserve di acqua dolce o condizioni biofisiche appropriate per la produzione agricola su larga scala. All’inizio della storia umana, queste differenze nelle dotazioni iniziali delle risorse naturali hanno portato a una disparità di opportunità per sviluppo sociale ed espansione economica in diverse parti del globo. Oggi è fondamentale capire come le grandi trasformazioni ambientali dovute al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità s’intersecano con le diseguaglianze sociali.

Uno dei lavori più interessanti pubblicati negli ultimi anni è l’articolo scientifico curato dalla ricercatrice Maike Hamann, insieme a un pool di giovani ricercatori da varie università, dal titolo Inequality and the Biosphere. Pubblicato su Annual Review of Environment and Resources, ad oggi è una delle più ampie raccolte di studi sull’argomento. Oltremare ne ha parlato con la co-autrice Maike Hamann, ricercatrice del Centre for Complex Systems in Transition della Stellenbosch University – South Africa, per approfondire questa complessa e affascinante tematica.

Oggi ci troviamo di fronte a rapide trasformazioni ambientali che rischiano di impattare ulteriormente le diseguaglianze.

Nel nostro studio abbiamo separato tra cambiamenti drammatici, come i terremoti, e mutazioni graduali come la modifica delle precipitazioni o la distribuzione di specie. Dalla revisione della letteratura è emerso che in entrambi i casi sussistono impatti socio economici che vanno ad accrescere le diseguaglianze. Emerge che ad essere più esposti ai rischi ambientali catastrofici o incrementali sono sempre i soggetti più deboli. Però non si deve generalizzare. Ad esempio abbiamo raccolto casi dove sul lungo periodo eventi disastrosi hanno migliorato il tessuto sociale e ridotto le desguaglianze. Ad esempio in seguito all’Urgano Mitch, in Honduras, numerose comunità hanno radicalmente trasformato il loro approccio alla gestione delle foreste. In seguito al disastro, le comunità più povere si sono mobilitate per richiedere cambiamenti istituzionali e strutturali, dalla diversificazione dell’agricoltura all’equa distribuzione delle terre che ha portato al rallentamento della deforestazione e creato comunità resilienti, con un conseguente miglioramento socio-economico e ambientale.

Dunque non esiste una correlazione diretta tra degrado ambientale e sociale.

Esiste evidenza pura di questo tipo, di tipo quantitativo solo a livello statale. Spesso disponiamo solo di dati a livello nazionale, come l’indice Gini, mentre molte di queste interazioni avvengono a livello locale e non abbiamo abbastanza dati. Gli studi attuali mostrano che ci sono numerose correlazioni. E gli esempi sono tali da poter individuare delle tendenze.
Uno dei punti di questa ricerca è proprio quello di sottolineare come serva molta più ricerca per studiare queste correlazioni e capire come intervenire in seguito alle emergenze e intervenire ove sussiste la correlazione. Continuare questo tipo di ricerche potrà definire un quadro più comprensivo, rilevando quali sono le occorrenze rilevanti, quando ad un peggioramento dell’ambiente corrisponde sempre un peggioramento della diseguaglianza.

 

 

La ricerca però porta un elemento di analisi nuovo. Studi precedenti si erano concentrati solo sulla disuguaglianza economica e sui suoi effetti su una variabile ambientale specifica come il degrado delle risorse o l’inquinamento.

Comparativamente meno ricerche riguardano altri tipi di disuguaglianze, come le differenze di genere, e il modo in cui incidono su – e sono influenzati da – la biosfera. Però questo è l’elemento di interesse. Nella ricerca abbiamo individuato quattro tendenze dove la diseguaglianza sociale va ad impattare negativamente la natura. Come il principio di equità (dove soggetti si sentono deprivati di una risorsa a causa della sua tutela, come le aree marine), le aspirazioni (dove i soggetti pur di soddisfare l’aspirazione ad una vita migliore commettono azioni negative sull’ambiente), la mancanza di cooperazione tra comunità (che falliscono in una gestione integrata delle risorse), le concentrazioni di mercato (ovvero il dominio delle risorse da un numero ristretto di attori economici che depredano le risorse). Però anche in questo caso sono emerse alcune contraddizioni. Non sempre le concentrazioni di mercato si sono dimostrate essere perniciose, in alcuni casi è stato proprio il controllo da parte di pochi a limitare lo scempio ambientale.

Però ci sono numerosi esempi che in ogni caso mostrano come sussista una relazione tra economia, disparità e ambiente.

Certo ed è proprio questo che va esplorato per capire come agire lavorando sull’ambiente o sull’equità per migliorare la condizione delle persone. Capire la complessità delle interazioni e trovare le soluzioni idonee.

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