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“Il nostro obiettivo: fare cooperazione e diffondere un turismo sostenibile”

A colloquio con Maurizio Davolio, membro del Consiglio nazionale per la Cooperazione e presidente dell’Associazione italiana turismo responsabile.


Maurizio Davolio è il presidente dell’Associazione italiana per il Turismo Responsabile (AITR) che s’impegna per diffondere tra i viaggiatori e i turisti valori come il contatto con le comunità locali, il rispetto della biodiversità e delle culture dei territori visitati, il supporto a progetti di sviluppo socio-economico e di auto-promozione.

 

 

“Abbiamo circa cento soci, tutti soggetti collettivi – dice Davolio – con una decina di Ong impegnate nella Cooperazione allo Sviluppo e una ventina di organizzatori di viaggi con licenza di tour operator, oltre ad Associazioni come l’Ecpat che si batte contro la piaga del turismo sessuale a danno dei minori e molti altri soggetti.”.

Un impegno forte quello dell’AITR nel settore del turismo?

“Il nostro obiettivo è quello di far crescere e diffondere le regole e le idealità del turismo responsabile che devono privilegiare i valori delle comunità locali: abbiamo un vademecum in cui diamo suggerimenti e consigli su come viaggiare in modo responsabile”.

Alcuni impegni sono sotto gli occhi di tutti perché fronteggiano una serie di criticità che stanno compromettendo un’equilibrata gestione dei flussi turistici e delle ricadute economiche nei Paesi che si visitano?

“Occorre limitare il fenomeno dell’overtourism – continua il presidente di AITR – che interessa interi territori e anche grandi città come Venezia e Barcellona; ma non si può chiudere ai visitatori, ad esempio con “numeri chiusi”, occorre piuttosto programmare, “spalmando” le visite durante tutto l’anno anche con l’ausilio di strumenti informatici di prenotazione e programmazione. Si deve evitare poi il leakage, cioè la perdita di guadagno dei territori visitati ai quali spesso, col turismo tradizionale, non restano che le “briciole”, cioè neanche il 20% degli investimenti, perché oltre l’80% viene assorbito dai ricavi degli agenti di viaggio, compagnie aeree e assicurative. Cerchiamo invece, con l’adozione di buone pratiche, di raggiungere per le comunità locali una ricaduta economica di oltre il 40%“.

Come fate?

”Abbiamo piccoli gruppi di turisti, una dozzina di persone, che prima di partire fanno una riunione preparatoria, si conoscono, programmano il viaggio nel quale vengono previsti incontri con le comunità locali e i loro rappresentanti, intellettuali, artisti, artigiani, rappresentanti del mondo del lavoro locale come agricoltori o pescatori, anche autorità religiose. Questo consente una maggiore conoscenza dei luoghi che si vanno a visitare ed è compresa anche una visita a un progetto di cooperazione come un ambulatorio, una biblioteca, una scuola. I viaggiatori sono invitati a lasciare una quota di solidarietà, di solito intorno ai 50 euro, per il progetto visitato e si ha così la certezza del buon fine della donazione. Spesso lasciare l’elemosina a qualche bambino che poi porta a casa l’equivalente di una settimana di lavoro del padre è fortemente diseducativo: quel bambino invece di andare a scuola, troverà più conveniente restere a chiedere l’elemosina.. “

 

 

E la Cooperazione allo Sviluppo?

“Siamo impegnati in vari progetti, io stesso faccio parte del Consiglio Nazionale per la Cooperazione, insieme ad altri rappresentanti del mondo economico e imprenditoriale. Attraverso il turismo si può tutelare e valorizzare il patrimonio culturale e naturale. I progetti, tutti in sinergia con l‘Aics, che stiamo gestendo anche in partenariato con le Ong, sono Innovacuba a Cuba che recupera e valorizza il centro storico di L’Avana, Chipaya in Bolivia, che sviluppa il turismo di una comunità locale andina e Incammino, sempre in Bolivia, a favore del turismo in 11 Comuni lungo il cammino degli INCA, Particidade in Mozambico, a Pemba, Haro Wenchi in Etiopia, per lo sviluppo turistico di un’area interna, in Myanmar, valorizzazione turistica del Lago Inle, il Lebanon Mountain Trail in Libano, con percorsi di trekking sulle montagne, e in Albania, dove sviluppiamo il turismo della laguna di Divijake ”.

Naturalmente incontrerete anche dei problemi?

”La scelta dei turisti è dettata soprattutto dalla sicurezza, che prevale sull’attrattività dei luoghi o sui costi. Poi subentra nelle scelte un certo pregiudizio dettato da una scarsa conoscenza della realtà che si va a visitare. Esiste un’errata percezione della realtà di Paesi sostanzialmente sicuri ma che vengono considerati al pari di altri che invece hanno reali problemi come la Siria o lo Yemen. E’ il caso della Giordania e del Marocco che vengono percepiti, a torto, come appartenenti al mondo arabo-musulmano con elevati livelli di pericolosità. Anche il Libano risente di questi pregiudizi. Poi c’è la Colombia che nonostante abbia raggiunto la pace tra il Governo e le FARC ancora viene percepita come paese pericoloso. Si tratta insomma di una scarsa conoscenza storico – geografica che cerchiamo di contrastare con i nostri tour operator e con una corretta informazione per superare questo gap di conoscenza”.

Chi sono i vostri viaggiatori?

“Abbiamo una maggioranza di giovani e di adulti con una buona capacità economica e un livello di istruzione medio/alto, le donne sono il 60%, così come avviene in Spagna e Francia. Abbiamo poi coppie in viaggio di nozze e tanti giovani che pur viaggiando in modo autonomo consultano il nostro sito e s’informano sulle nostra buone pratiche. Viaggiano con noi anche famiglie ma consigliamo a tutti di non viaggiare in Paesi del sud del mondo con bambini piccoli ma almeno in età adolescenziale con una certa capacità critica rispetto all’esperienza di viaggio che si vive”.

Un pensiero per il futuro?

”Speriamo si continui sulla strada della valorizzazione dei beni culturali e naturali nei paesi della Cooperazione per rendere lo slogan “aiutiamoli a casa loro” concreto e non una mera enunciazione che potrebbe tramutarsi in un “si arrangino a casa a loro” … e non è quello che vogliamo. Confidiamo nella crescita dell’impegno e di maggiori investimenti per la Cooperazione su progetti reali e ancorati ai territori, noi saremo presenti con il nostro turismo responsabile”.

 

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