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© Luigi Carta

Mozambico: il CinemArena porta i Mondiali nel mato

Basta aprire la macchina e tirare fuori la valigetta argentata con dentro il drone che intorno a noi compaiono sei, sette, otto, dieci bambini curiosi. Devono aver capito che lì dentro si nasconde qualcosa di imperdibile.

È il mio secondo giorno di CinemArena, siamo a Nacala-a-Velha. Domani ci sposteremo a Mossuril e poi a Ilha de Moçambique, per la gran finale.

Apriamo la valigetta e iniziamo a montare il telecomando, lì in mezzo allo spiazzo sterrato dove ci troviamo e dove stasera si terrà il grande spettacolo. I bambini sono diventati improvvisamente venticinque, almeno, e iniziano a sgomitare e stringersi intorno a noi due, che intanto cerchiamo di ricordarci da che parte si girano le antenne del dispositivo e come si fissa la videocamera.

 

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I miei colleghi sono in giro tra Zambezia e Nampula da un mese esatto. Si sono accampati nel mato (territorio arido e selvaggio simile alla savana che caratterizza le regioni dell’entroterra del Mozambico) diverse notti (in effetti si vede dalle occhiaie e dai capelli scompigliati), hanno perfezionato i messaggi della campagna educativa, la sequenza documentario-dibattito-intervento del tecnico sanitario e film di intrattenimento o partita, hanno già montato e smontato lo schermo, il gazebo, le antenne, il mixer, le casse e il generatore di elettricità ogni sera per trenta giorni. Così come hanno già gestito folle deliranti di bambini che inseguono un dispositivo ronzante sopra le loro teste.

Incastriamo il tablet al suo posto, e poi tiriamo fuori il drone dalla valigetta. A questo punto credo che i bambini intorno a noi siano più di cinquanta, iniziano ad emozionarsi e a gridare, hanno intuito che tra poco accadrà qualcosa di speciale.

Stasera proiettiamo la partita Francia – Belgio, credo che non tiferò per nessuno dei due. A quanto ho capito, i nostri spettatori invece tiferanno perlopiù Francia. Poi ci sarà la campagna educativa, le pièce di teatro locale e ci sarà spazio per un film, “Comboio de sal e açucar”, pellicola mozambicana sulla guerra civile, proiettato proprio in quei luoghi dove il conflitto, circa trent’anni fa, devastava le loro vite. I miei colleghi ogni tanto citano alcune battute del film, così dal nulla, e ridono. La frase che ripetono più spesso è “A guerra se aprende no mato!” (“La guerra si impara nel mato!”). In effetti stanno vivendo nel mato da diversi giorni, seguendo ritmi serrati, quasi da caserma: dormono cinque ore a notte, fanno una rapida colazione, smontano l’accampamento, stipano tutto nelle sei macchine e partono per la tappa successiva.

 

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Adesso il drone è acceso, le lucine verdi e rosse non mentono; dobbiamo spostarci rapidamente da dove siamo se non vogliamo rischiare di rimanere schiacciate dalla calca di bambini in fibrillazione che gridano e saltano di gioia intorno a noi. Devo dire che mi viene un po’ di ansia, perché anche se sono bambini, sono molti più di noi, e molto più emozionati a giudicare dalle grida assordanti. Avete mai abitato accanto ad un asilo o ad una scuola elementare? Presente il rumore della ricreazione? Ecco, è come quello ma moltiplicato per cento.

Quasi il 50% della popolazione in Mozambico ha meno di quattordici anni, il risultato dell’altissimo tasso di fertilità delle donne combinato ad una terribilmente bassa aspettativa media di vita (poco più di 50 anni). Mi sembra che quei 15 milioni di under 14 si trovino tutti lì, intorno a noi, in uno spiazzo polveroso di Nacala-a-Velha. Se non altro, stasera avremo un sacco di spettatori alle proiezioni, direi che stiamo attirando parecchia attenzione. In fondo, è questo il nostro obbiettivo.

Ci facciamo strada faticosamente, stringendo il drone e il suo telecomando e cercando di farci spazio in quella che è diventata una calca rumorosa ed eccitata, cerchiamo di arrivare a un mini-palco di legno in mezzo allo spiazzo. Da lì sopra sarà più semplice avere spazio per manovrare il drone.

 

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Gli altri membri dell’equipe intanto sono impegnati in varie mansioni, ogni giorno sono diverse le cose da fare: spesa, registrazione del documentario sul villaggio, interviste agli abitanti e al personale sanitario locale, pubblicizzazione dell’evento serale tramite megafono, interventi nelle radio comunitarie, volantinaggio, incontro con le autorità per la presentazione del progetto e del team, formazione agli attori e ad artisti locali che si esibiranno la sera, predisposizione del nuovo accampamento, riprese video, foto e appunto, riprese col drone.

A questo punto siamo sopra il palco, abbiamo un pubblico eccitatissimo. È tutto al proprio posto, anche la mia ansia da prestazione. Ci siamo. Due rapidi movimenti delle valvole del telecomando, e le elichine del drone iniziano a girare vorticosamente. È pronto per alzarsi in cielo.

Non è la prima volta che il CinemArena arriva a Nacala; il progetto era già passato di qui dodici anni fa per la proiezione dei Mondiali del 2006, quando l’Italia aveva vinto. Qualche giorno dopo ho incontrato un ragazzino che se lo ricordava, era contentissimo che fossimo tornati. Si ricordava addirittura il nome del capo progetto, che per sua sorpresa, dodici anni dopo è lo stesso. “Senhor Fabrizio!!!”, ha gridato quando lo ha visto, “io c’ero!!!”.

 

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Il drone dopo qualche secondo si alza, accompagnato da un boato di esultanza. Credo che nessuno di loro abbia mai visto una cosa del genere. Nemmeno io d’altra parte ho mai visto così tanti bambini così tanto eccitati, credo. Alla fine é un bellissimo spettacolo per tutti. E pensare che quello vero deve ancora iniziare..

 

Il CinemArena in Mozambico si è realizzato dal 14 giugno al 15 luglio 2018 come componente di sensibilizzazione di un programma di prevenzione e controllo sulle malattie non trasmissibili gestito dalla sede AICS di Maputo. La carovana itinerante, composta da venti persone, sei macchine e un trailer, ha effettuato un totale di 32 proiezioni tra film italiani e mozambicani e partite dei mondiali in 24 villaggi nelle provincie di Zambezia e Nampula, percorrendo circa 8.500 kilometri. Con un totale di circa 40.000 beneficiari, la campagna si è rivelata ancora una volta uno strumento potente e originale per la trasmissione di messaggi educativi in aree remote e di difficile accesso.

La prossima campagna CinemArena sarà gestita dalla sede AICS di Roma in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e il supporto delle sedi AICS in Sudan e Senegal. La carovana attraverserà Costa d’Avorio, Senegal, Gambia, Nigeria, Sudan, Guinea e avrà come tema la sensibilizzazione sui rischi legati alle migrazioni irregolari.

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