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CUBA – STORIE DI COOPERAZIONE
La sostenibilità del sistema della Case della cultura cubane in tempo di pandemia. Una nuova sfida per il Paese

Testimonianze dei beneficiari del progetto “La Casa de Todos” che vuole rilanciare il sistema delle case della cultura come cardine della vita socio-culturale della popolazione cubana.

“Le case della Cultura sono spazi di incontro e partecipazione e non pensavamo che si potessero ottenere tanti risultati senza la presenza del pubblico”. Irisday Martinez, direttrice locale del progetto “La Casa de Todos”, è molto soddisfatta del lavoro svolto nel corso del primo anno di progetto, “anche se non sono state poche le difficoltà”, confessa. Con una situazione epidemiologica apparentemente sotto controllo, ad inizio gennaio 2021 prende il via il progetto e non ci si aspettava che di li a poco Cuba potesse vivere una crescita esponenziale dei contagi obbligando le autorità locali a imporre un severo lockdown che si è protratto fino a novembre. “All’inizio ci siamo trovati un po’ in difficoltà, non sapevamo come andare avanti, abbiamo dovuto rinviare tutte le attività di gruppo e ripensare a come affrontare la situazione senza perdere risorse” prosegue.

© Arcs Arci

Ma proprio il fermo delle attività pubbliche, obbligato dalla pandemia, è stata un’opportunità, come conferma Elaine Velazquez Martinez metodologca del Consejo Nacional de Casas de Cultura (Cncc) e responsabile della formazione del progetto. “Senza la frenesia delle attività giornaliera da portare avanti – afferma -, ci siamo potuti soffermare sull’analisi delle nostre debolezze e punti di forza sulla base dei quali costruire dei percorsi formativi molto specifici”. Formazione che è poi stata realizzata dopo l’estate, quando già la situazione sanitaria stava tornando sotto controllo, riscuotendo un grande apprezzamento da parte dei beneficiari.

Tra le debolezze strutturali del sistema delle Case della cultura, che il progetto sta affrontando, c’era anche lo scarso utilizzo dei nuovi canali di comunicazione come i social network. “La nostra Casa ha creato un profilo Facebook già nel 2020, ma ci limitavamo a pubblicare foto delle attività che realizzavamo senza una reale interazione con il pubblico. Attraverso il progetto, vista anche l’impossibilità delle attività in presenza, abbiamo potuto imparare a sfruttarlo anche per garantire partecipazione a distanza e come strumento di dialogo con la comunità”, afferma Yuleydis, programmatrice della CdC Centro Havana. “Per non parlare di WhatsApp il cui unico uso era per fare video chiamate con i parenti all’estero, mentre ora lo utilizziamo sia come strumento di coordinamento con lo staff, sia per condividere contenuti tematici attraverso la creazione di gruppi ad hoc come quello di poesia o quello di letteratura.


Tra l’entusiasmo Irisday non nasconde le preoccupazioni legate soprattutto alla situazione economica del paese. “L’esplosione del Covid-19 ha coinciso con un periodo molto difficile per l’economia Cubana, già colpita duramente dalle nuove restrizioni imposte dal governo Trump, che ha fatto rivivere gli spettri del Periodo Especial (crollo dell’Urss con conseguente scarsità dei generi di prima necessità, lunghe code ai negozi, flusso migratorio in aumento ecc. –nda)”. Anche se Cuba ha da sempre messo in primo piano la cultura, con la crisi economica, il primo settore ad essere colpito dalla riduzione degli investimenti è proprio quello culturale. Le case, in particolare, dipendono economicamente dal budget annuale messo a disposizione dei Municipi. Questo, già insufficiente a garantire la crescita delle CdC, nel corso degli ultimi anni è stato ridotto al minimo coprendo a mala pena le spese strutturali. “Su questo tema il progetto sta finalmente smuovendo le acque”, afferma Rosalinda Otero” integrante del gruppo di coordinamento. Il progetto, vuole infatti sperimentare azioni pilota proprio sulla questione della sostenibilità economica delle Case che, per statuto, non sono autorizzate a generare ingressi. “Tutti utilizzano la nostra sala cinema per fare riunioni (governo locale, associazioni statali di vario genere, imprese statali nda) – in quanto è l’unica sala attrezzata del territorio”, afferma Cirley Dominguez della Casa Cultura del Cotorro, “e oltre a non contribuire al sostentamento della Casa, consumano anche le nostre poche risorse come l’elettricità”. Quello della sostenibilità del sistema delle Case della Cultura è uno dei principali problemi che sta affrontando il progetto “La Casa de Todos” ma senza snaturarne l’essenza. Le Case della Cultura infatti, nascono principalmente come strumento per favorire l’accesso, la fruizione, la creazione e l’apprezzamento della cultura, promuovendo modelli inclusivi che incoraggino la partecipazione, la mobilitazione e il senso di appartenenza alla comunità, anche della popolazione più vulnerabile.

“Siamo sicuri che le istituzioni locali, anche se ci sarà da lavorare molto, alla fine ci aiuteranno in questo cammino. Le Case della Cultura sono dei punti di riferimento per le comunità, soprattutto quelle più marginali e decentrate, che con le restrizioni economiche rischiano di sparire perché il pubblico è sempre più esigente e una Casa che non è in grado di offrire proposte di qualità non è interessante soprattutto per i più giovani”, conclude Irisday mentre si appresta a rituffarsi nell’analisi delle proposte di sostenibilità presentate a fine anno dalle 3 case della cultura e che ora dovranno passare al vaglio dei municipi.

 

Il progetto

“La Casa de Todos” è un progetto pilota finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) sede de l’Avana e realizzato dalla Ong Arcs – Arci Culture Solidali APS in 3 Case della Cultura della Capitale Avana.
Le Case della Cultura (CdC) sono degli spazi aggregativi nati negli anni ’60 per facilitare l’educazione all’arte, al buon gusto e alla cultura della popolazione cubana, fin dalla prima infanzia. Si tratta di strutture completamente a carico del bilancio dello Stato che, a causa della crisi economica, ha considerevolmente ridotto il budget a loro disposizione, con la conseguente riduzione del numero e della qualità dei servizi offerti dalle stesse e un graduale allontanamento soprattutto da parte di giovani ed adolescenti, i più vulnerabili a modelli di riferimento dannosi e antisociali. Il progetto “La Casa de Todos” è un’iniziativa che mira a rafforzare le 3 Case della Cultura, migliorando le capacità professionali del personale, rinnovando la loro capacità di comunicare con la popolazione anche attraverso l’uso dei nuovi media, ma soprattutto sperimentando soluzioni dirette a perseguire la sostenibilità economica.

 

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