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Il futuro del caffè in Etiopia

L'80% della popolazione etiope lavora nel settore agricolo, per l’Etiopia il caffè rappresenta il bene di consumo più importante per volume di esportazioni e dal quale il paese ottiene la maggior parte della valuta estera. Il più grande paese del Corno d’Africa è riconosciuto come la culla del caffè, ed è rinomato per le sue varietà arabica di qualità superiore, apprezzata da esperti e consumatori in tutto il mondo.

Per la prima volta nella sua storia, l’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO) ha preso parte al G7 dei Ministri dello Sviluppo, tenutosi dal 22 al 24 ottobre in Italia, a Pescara. Non si tratta forse di un caso, a giudicare da quanto sta accadendo sul mercato globale di una delle materie prime più consumate al mondo che, in termini di volumi di esportazione dai Paesi in via di sviluppo, nel 2023 è stata seconda solo al petrolio[1].

Complici i processi di globalizzazione dei consumi – e dei costumi – infatti, il mercato internazionale del caffè vive una profonda fase di cambiamento, caratterizzata da una crescente domanda da parte dei consumatori a cui fa da contraltare un’attenzione sempre maggiore verso la sostenibilità e l’equità della filiera. Inoltre, come noto, il settore è estremamente sensibile alle fluttuazioni climatiche e alle politiche economiche internazionali, che influenzano il prezzo della commodity.

L’esplosione del consumo di caffè su scala mondiale è una tendenza che si riflette, naturalmente, sull’andamento dei prezzi che rappresentano una cartina al tornasole delle dinamiche della commodity: se a ottobre del 2019, poco prima della pandemia, il prezzo globale della qualità mild arabica di caffè si attestava sui 128 centesimi (USD) per libbra, (IMF[2]) nello stesso periodo del 2024 si è toccato i 278.

Secondo le stime, la domanda mondiale di caffè sperimenta un tasso di crescita annuale stimato tra l’1% e il 2%[3] , con i maggiori consumi registrati nei paesi tradizionalmente bevitori di caffè come Stati Uniti, Europa e Giappone. A questo si aggiunge la crescita del consumo in paesi emergenti, Cina e India in primis, dove la cultura del caffè sta guadagnando sempre più popolarità, soprattutto tra le giovani generazioni. L’aumento della domanda è inoltre sostenuto anche dalla crescente popolarità delle bevande a base di caffè e dall’espansione delle catene di caffetterie[4].

Questo scenario pone delle sfide non di poco conto ai paesi produttori soprattutto perché la bevanda, amata in tutto il mondo, non è soltanto parte integrante della cultura di molti paesi, ma rappresenta anche una fonte vitale di reddito per milioni di coltivatori[5]. Le dinamiche attuali del mercato stanno infatti mettendo a dura prova la resilienza delle filiere in molti dei paesi produttori, in particolare in Africa, che si scoprono vulnerabili a causa della struttura stessa del loro sistema produttivo: in queste realtà, infatti, i piccoli produttori rappresentano spesso una parte consistente del comparto, caratterizzato da una molteplicità di attori. Questa caratteristica espone la produzione totale ad una frammentazione dei processi che si traduce, inesorabilmente, in una strutturale lentezza rispetto alla capacità di reagire ad un mercato ormai estremamente dinamico, volatile e complesso.

Non sfugge a questa problematica l’Etiopia che con la sua storia e le sue potenzialità, gioca un ruolo chiave per il futuro della commodity. La filiera del caffè in Etiopia è, infatti, un elemento di enorme valore non solo per l’economia locale, ma anche per il mercato globale. La maggior parte della coltivazione del caffè in Etiopia è, però, su piccola scala, con circa il 95% del caffè prodotto da piccoli agricoltori. Questi agricoltori fanno affidamento sul caffè come fonte primaria di reddito e il settore genera ulteriori posti di lavoro nei segmenti della lavorazione, dell’esportazione e della vendita al dettaglio[6].

Considerando che l’80% della popolazione etiope lavora nel settore agricolo, per l’Etiopia il caffè rappresenta il bene di consumo più importante per volume di esportazioni e dal quale il paese ottiene la maggior parte della valuta estera. Il più grande paese del Corno d’Africa è riconosciuto come la culla del caffè, ed è rinomato per le sue varietà arabica di qualità superiore, apprezzata da esperti e consumatori in tutto il mondo. Negli ultimi cinque anni l’Etiopia ha esportato caffè, in ordine di volumi, verso l’Arabia Saudita, Germania, Stati Uniti, Belgio, Giappone, Corea del Sud[7].Il caffè contribuisce in modo significativo al PIL, all’occupazione e ai proventi delle esportazioni.

Le esportazioni di caffè rappresentano in Etiopia la quota maggiore delle esportazioni agricole, contribuendo a circa il 30% dei guadagni in valuta estera del Paese. Solo nel 2023, l’Etiopia ha esportato circa 298.500 tonnellate di caffè, generando 1,43 miliardi di dollari di entrate, segnando un aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente. Un traguardo storico che è stato celebrato a metà dello scorso ottobre al Museo della Scienza di Addis Abeba, con l’evento “Il nostro Caffè per la nostra Prosperità”: in quell’occasione, il primo Ministro Abiy Ahmed ha riconosciuto il valore del contributo fornito dai principali stakeholder del settore, tra cui AICS e UNIDO, elogiando le riforme che hanno rivoluzionato il comparto del caffè.

In Etiopia, il caffè non è solo parte della quotidianità, ma rappresenta un elemento centrale della cultura. E quando si parla di caffè, il pensiero corre inevitabilmente all’Italia, un paese con cui l’Etiopia condivide un legame profondo, alimentato anche dal rito comune e dalla dimensione sociale del consumo di questa preziosa bevanda. Questo legame si riflette in una collaborazione decennale che ha contribuito allo sviluppo della filiera del caffè, un prodotto che incarna un ponte tra le nostre culture e storie. Il riconoscimento del governo etiope al lavoro svolto dalla Cooperazione Italiana celebra questo legame“, ha detto Amjad Yaaqba, Team Leader del settore Sviluppo Economico dell’ufficio AICS di Addis Abeba, che ha preso parte all’evento.

I dati incoraggianti sulle esportazioni evidenziano la forte domanda internazionale di caffè etiope, in particolare per le varietà speciali che attraggono i consumatori globali alla ricerca di sapori unici[8].

In termini di occupazione, la produzione di caffè coinvolge una vasta rete che sostiene direttamente o indirettamente oltre 15 milioni di persone. Nel complesso, l’industria del caffè in Etiopia è essenziale non solo per il suo contributo al PIL e agli scambi con l’estero, ma anche per sostenere i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali.

Sostenere il settore del caffè in Etiopia significa servire i milioni di persone che dipendono dal business del caffè e godere del miliardo di persone nel mondo che bevono caffè ogni giorno” sottolinea Genene Gezu, Agro-Industry Senior Expert presso la sede AICS di Addis Abeba.

Tuttavia, l’industria deve affrontare sfide come i limiti delle infrastrutture, l’accesso ai finanziamenti e gli impatti climatici che minacciano la compatibilità delle aree tradizionali di coltivazione del caffè ai mutati standard internazionali. Affrontare queste sfide sarà fondamentale per mantenere ed espandere il ruolo della commodity del settore nell’economia etiope.

In un contesto di crescente domanda e competizione internazionale, l’Etiopia sta intraprendendo numerose iniziative per migliorare la produttività, la lavorazione del prodotto (quindi il suo valore aggiunto), per aumentare i volumi di esportazione verso i paesi europei, rispondendo al regolamento dell’Unione Europea in materia di deforestazione e sostenibilità della filiera. Questo processo è portato avanti grazie al contributo significativo dalla Cooperazione Italiana che, da tempo, ha assunto un ruolo chiave di sostegno e sviluppo.

Nonostante la lunga e ricca storia del legame tra caffè ed Etiopia, infatti, il settore del caffè etiope si trova ad affrontare delle sfide cruciali, come la scarsa resa del prodotto per assenza di lavorazione e torrefazione appropriate che porta all’abbassamento dei prezzi di esportazione con conseguenti volumi ben al di sotto delle potenzialità. A complicare il quadro, contribuisce anche la mancanza di accesso alle linee di credito per i numerosi rischi sugli investimenti. Questo insieme di concause determinano una bassa redditività del prodotto che, in una classica spirale negativa, spinge gli agricoltori ad abbassare la produzione disincentivando gli investimenti sull’aumento della qualità.

Il dott. Adugna Debela Bote, Direttore generale dell’Autorità etiope del Caffè e del Tè, sottolinea che “il caffè ha un grande significato in Etiopia, che va oltre la semplice fonte di reddito”: per Adugna la bevanda “ha profonde radici storiche ed è parte integrante della cultura etiope”, per questo “grazie alla collaborazione aperta con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, siamo stati in grado di sfruttare appieno questi vantaggi e di assistere i nostri piccoli coltivatori”.

Dal 2006 la Cooperazione Italiana è impegnata in prima fila con iniziative nel settore del caffè in Etiopia considerato come un potenziale volano per lo sviluppo del Paese. Il primo intervento si è concretizzato in un progetto nella Dello Mena Forest Coffee che aveva come obiettivo quello di salvaguardare la produzione di caffè attraverso la promozione dell’ecosistema forestale.

L’Etiopia produce alcune delle varietà di caffè arabica più pregiate, come quelle provenienti dalle regioni di Sidama, Yirgacheffe, Harar, Jimma, tra le altre, note per le loro caratteristiche aromatiche uniche.

L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo ha giocato un ruolo importante sostenendo numerose iniziative volte a migliorare la qualità del caffè, le condizioni di vita dei produttori e la sostenibilità ambientale del settore. Il contributo italiano si è focalizzato sulla promozione di pratiche agricole sostenibili e sul rafforzamento delle cooperative locali e sul valore che il chicco può acquisire nelle fasi post-raccolta, attraverso una collaborazione diretta con il settore privato e l’industria del caffè italiana che ha saputo condividere e trasferire saperi sulla produzione, sul processamento e sulla commercializzazione del prodotto.

AICS ha, infatti, avviato programmi per lo sviluppo della filiera del caffè in Etiopia, collaborando con istituzioni locali e organizzazioni internazionali come UNIDO, appoggiando le cooperative di produttori locali attraverso l’introduzione di tecniche agricole avanzate e pratiche sostenibili, che riducono l’impatto ambientale della produzione, migliorando la qualità del prodotto finale. Un approccio che mira anche ad aumentare la redditività dei piccoli produttori, riducendo la loro vulnerabilità economica e che migliora i processi di commercializzazione e branding del caffè, valorizzando le peculiarità delle varietà etiopi e rendendole più competitive a livello globale. Inoltre, l’Italia ha promosso la formazione per i produttori, fornendo conoscenze specifiche sulla gestione della coltivazione e sull’uso sostenibile delle risorse.

Dopo anni di interventi, culminati nella creazione, ad Addis Abeba, del Coffee Training Center il contributo del Sistema Italia, oggi, ha alzato il tiro; è stato avviato un progetto che ha creato una linea di credito per predisporre risorse ad hoc utili a finanziare piccole e medie imprese del settore caffè che dimostrino non solo solidità economica, ma anche il raggiungimento di obiettivi di impatto ambientale e sociale[9].

La linea di credito, prevista dal progetto finanziato dalla Cooperazione Italiana, sarà uno strumento importante perché  darà l’opportunità di accesso ai finanziamenti a tutti gli attori del settore del caffè. Inoltre, questa linea di credito sosterrà l’aumento della produzione, la qualità e l’esportazione del prodotto. Questo andrà a beneficio di tutti gli attori coinvolti della catena del valore a partire dai singoli contadini”, afferma Miriam Ferraresi, Program Officer del settore Sviluppo Economico dell’ufficio AICS di Addis Abeba che segue il progetto “Minimizzazione del rischio d’investimento nel settore del caffè”.

Insomma, una risposta complessa a delle sfide complesse. L’attenzione verso la sostenibilità nella produzione di caffè sta crescendo. Organizzazioni internazionali, governi e il settore privato stanno lavorando insieme per promuovere pratiche agricole sostenibili – sia da un punto di vista ambientale che sociale. Inoltre, stanno nascendo iniziative di finanza verde, come il recente “Global Coffee Sustainability and Resilience Fund”, lanciato proprio al G7 dai ministri dello Sviluppo. Questo fondo mira a supportare i coltivatori più vulnerabili, soprattutto in Africa, aiutandoli a implementare tecniche di coltivazione resilienti e a ridurre l’impatto ambientale.

L’Italia gioca un ruolo fondamentale in questo processo, rafforzato dall’impegno messo in campo con il Piano Mattei che ha avviato un nuovo progetto multipaese per fortificare le produzioni e le catene del valore del caffè, a partire da quattro Stati dell’Africa orientale (Etiopia, Uganda, Kenya e Tanzania) ed estendibile progressivamente fino ad arrivare a coprire tutti i 25 Stati Membri dell’Organizzazione Interafricana del Caffè (IACO).

L’ambizioso programma è stato affidato alla collaborazione tra l’UNIDO e la Cooperazione italiana, l’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), l’Organizzazione Interafricana del Caffè (IACO) e l’industria del caffè, sia nei Paesi produttori che consumatori, con l’obiettivo di rafforzare lo sviluppo a lungo termine del settore del caffè in Africa, migliorandone la competitività a livello globale e sostenendo al contempo l’economia, la resilienza climatica e i produttori.

Nell’ottica di promuovere uno sviluppo sostenibile e vantaggioso per tutti, l’ambizioso progetto mira a coinvolgere le comunità locali di produttori per agevolare la diffusione di innovazioni nei processi produttivi, soprattutto nell’ambito della sostenibilità ambientale, migliorando il valore aggiunto e la profittabilità del prodotto, il reddito delle imprese e l’occupazione dei lavoratori del comparto. Affermate aziende italiane del settore come Illy, Lavazza e Borbone apporteranno il loro contributo come partner tecnici delle attività.

Credo che il Sistema Italia, insieme ad attori come UNIDO, ICO e IACO, sia il più attrezzato per affrontare questa sfida, sia da un punto di vista produttivo che culturale: l’insieme di eccellenze e competenze che caratterizzano la compagine è all’altezza del compito”, sottolinea Andrea De Marco, Project Manager per UNIDO e profondo conoscitore dell’industria del caffè etiope.

De Marco ricorda che, proprio UNIDO, sotto la guida dell’AICS, ha adottato sin dal 2015 un approccio olistico allo sviluppo del settore del caffè attraverso la promozione di partenariati Pubblico-Privati per lo sviluppo della catena del valore, istituendo – nel corso degli anni – un meccanismo di coordinamento per la cooperazione tecnica, e implementando una serie di interventi diversificati che prevedono il coinvolgimento dei partner sin dalle prime fasi di progettazione. Questi interventi includono il miglioramento delle pratiche agronomiche, il trasferimento del know-how sulle fasi post-raccolta, la mobilitazione di investimenti, la produzione resiliente ai cambiamenti climatici e la promozione di pratiche di economia circolare.

UNIDO ha inoltre facilitato la creazione di un dialogo multi-stakeholder nell’industria del caffè, offrendo un approccio personalizzato per ogni Paese di intervento (Etiopia, Kenya, Mozambico), per supportare la i piccoli produttori di caffè, che rappresentano il pilastro dell’economia rurale in molti paesi africani.

Questa strategia si è rivelata vincente grazie all’impegno congiunto di attori istituzionali, tecnici e industriali; il Sistema Italia, con il supporto di UNIDO, ICO e IACO, rappresenta un pilastro fondamentale per il futuro del caffè in Africa, promuovendo una crescita sostenibile del settore che valorizzi la resilienza climatica, le comunità locali e la competitività globale delle produzioni[10] e garantendo al contempo un impatto positivo a lungo termine sull’economia africana[11].

 

[1] https://www.plus500.com/en-et/instruments/kc/coffee-trading-explained~1
[2] https://fred.stlouisfed.org/series/PCOFFOTMUSDM
[3] https://www.worldcoffeeportal.com/Latest/News/2022/December/ICO-lowers-coffee-consumption-forecast-to-1-2-grow
[4] https://www.worldcoffeeportal.com/Latest/News/2023/November/Nestle-identifies-India-and-China-as-key-coffee-ma
https://intelligence.coffee/2022/08/coffee-consumption-india-catch-up-china/
[5] https://foodinstitute.com/focus/coffee-consumption-surging/
[6] https://www.theigc.org/blogs/climate-priorities-developing-countries/economic-and-environmental-future-ethiopian-coffee
[7] https://www.visualcapitalist.com/cp/global-coffee-trade/
[8] https://fas.usda.gov/data/ethiopia-coffee-annual-8
[9] https://www.fondazionepolitecnico.it/en/initiatives/unido/
[10]  https://www.esteri.it/en/sala_stampa/archivionotizie/eventi/2024/02/italia-africa-unido-per-combattere-poverta-serve-industrializzazione-sostenibile/
[11] https://www.unido.org/news/unido-and-italy-highlight-significance-sustainable-african-coffee-supply-chain-rimini-meeting-2024
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