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Child Rights Club Actvities – Social and Behaviour Change Communication. Mungakha Primary School, Kakamega, Kenya. 2021

KENYA
Lockdown e gravidanze precoci in Kenya: uno studio ne spiega la relazione

Intervista a Miriam Bulbarelli, referente per il settore gender di Aics Nairobi e co-autrice del documento.


Nel mese di marzo 2020, la pandemia di Covid-19 è arrivata in Kenya. Analogamente ad altri Paesi africani, il governo ha da subito adottato alcune misure restrittive per il contenimento dei contagi: oltre a chiusure di bar, ristoranti e attività commerciali selezionate, la limitazione degli spostamenti tra contee e il coprifuoco, il governo ha disposto la chiusura delle scuole su tutto il territorio nazionale da marzo 2020 a gennaio 2021. Lo studio “Impact of Covid-19 lockdowns on adolescent pregnant and school dropout between secondary schoolgirls in Kenya” analizza gli effetti di queste restrizioni sulla salute riproduttiva e sulla scolarizzazione sulle ragazze prossime a concludere il ciclo secondario (età media 17 anni): tra i risultati, emerge che le studentesse interessate dalla chiusura delle scuole abbiano avuto il doppio del rischio di rimanere incinte e il triplo del rischio di abbandonare la scuola rispetto alle coetanee che hanno potuto frequentare la scuola normalmente, prima della pandemia.

Lo studio, pubblicato a gennaio 2022, è stato condotto su 12 scuole del Kenya, ed è uno spin off di un più vasto progetto di ricerca condotto su 96 scuole della Contea di Siaya, una delle 47 Contee del Paese prossima al confine con l’Uganda. La ricerca è stata finanziata da Uk Research & Innovation e assegnata alla Liverpool School of Tropical Medicine, ed è stata realizzata con il supporto del ministero della Salute e dell’Istruzione del Kenya e con l’approvazione del direttore del Kenya Medical Research Institute. Coautrice dello studio è Miriam Bulbarelli, referente per il settore gender della Sede dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) di Nairobi. Grazie a questo studio, ha potuto concludere gli studi e conseguire la laurea per il ‘Master of Science in Public Policy and Human Development’ presso la United Nations University – Merit di Maastricht, Olanda. Le abbiamo fatto qualche domanda.

Child Rights Club Actvities – Social and Behaviour Change Communication. Mungakha Primary School, Kakamega, Kenya. 2021, crediti  Laura Salvinelli 

Miriam, da dove è nata l’idea di realizzare uno studio sugli effetti del lockdown sulle ragazze in età scolare?

“Durante la pandemia qui in Kenya, sono stati moltissimi gli articoli di giornale che allertavano sull’aumento di gravidanze precoci in Kenya in seguito al lockdown, ma non si erano ancora svolti studi scientifici sul fenomeno. Ho pensato dunque di utilizzare i dati della Liverpool School of Tropical Medicine per analizzare con più accuratezza gli effetti delle misure restrittive sulle giovani adolescenti. La letteratura scientifica mostra come la scuola possa essere considerata luogo di protezione, ed è noto che le ragazze che non frequentano la scuola siano più esposte al rischio di incorrere in matrimoni e gravidanze precoci o di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. Si tratta di un circolo vizioso in quanto le adolescenti che incorrono in gravidanze precoci spesso smettono di studiare a causa di stigma e difficoltà economiche, mettendo ancor più a repentaglio le prospettive lavorative future e rischiando di rimanere intrappolate in un circolo di povertà e vulnerabilità. La chiusura prolungata delle scuole nel periodo di lockdown ha avuto un impatto profondo su bambini e adolescenti in generale, ma ancora di più sulle ragazze mettendo a nudo queste vulnerabilità”.

Una lavagna dentro un’aula scolastica presso un istituto a Mombasa. Crediti Martina Bolognesi

Che metodologia avete utilizzato per confrontare i dati relativi alle ragazze colpite dalle misure restrittive?

“La nostra ricerca parte da uno studio iniziato nel 2018 e che ha interessato 96 scuole della Contea di Siaya. Attraverso questo studio, abbiamo ricavato i dati su ragazze e studentesse che avevano terminato l’anno scolastico nel 2019, in epoca pre-Covid, e li abbiamo confrontati con dati di ragazze che sono state interessate invece dalla chiusura delle scuole, e che non hanno quindi potuto sostenere gli esami nel 2020, come inizialmente previsto, ma che sono state costrette a rimandare gli esami di maturità al 2021. Le informazioni riguardano oltre 900 ragazze con età media di 17 anni di 12 scuole della Contea di Siaya, che abbiamo raccolto grazie alla collaborazione e alla partecipazione delle ragazze e degli istituti scolastici.”

Miriam Bulbarelli. Via Linkedin

Uno dei dati più impressionanti dello studio riguarda il rischio di gravidanze precoci, che sarebbe doppio tra le ragazze che hanno dovuto rispettare dalle misure anti-Covid più rigide, e il tasso di abbandono scolastico, che sarebbe triplicato rispetto alle ragazze che non sono state riguardate dalla chiusura delle scuole. Quali sono le raccomandazioni che lo studio ha individuato per evitare che le chiusure scolastiche abbiano conseguenze drammatiche sulla salute sessuale e riproduttiva?
“Sarebbe opportuno che ci fosse più consapevolezza e più sensibilizzazione su questi temi: specialmente nelle zone rurali del Kenya, ad esempio, l’uso dei contraccettivi è ancora limitato. Le mutilazioni genitali femminili sono ancora un fenomeno diffuso in alcune aree, così come quello dei matrimoni precoci e delle gravidanze adolescenziali, che sono tra l’altro la principale causa di morte per ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni a livello globale1. Per rendere idea del fenomeno: secondo gli ultimi dati a disposizione, in Kenya circa il 18% delle donne rimangono incinte in età inferiore ai 20 anni, mentre in Italia sono appena l’1,64%. Tutti questi fenomeni hanno conseguenze sull’accesso di ragazze e donne all’educazione, alla politica, all’economia. Chiudere le scuole in un contesto così vulnerabile rischia di aggravare una situazione già delicata. Purtroppo, soluzioni come la didattica a distanza adottata nei Paesi sviluppati sono impraticabili in un contesto come quello keniota, dove secondo il Censimento del 2019, appena il 9% della popolazione possiede un computer, laptop o tablet.
Le campagne di sensibilizzazione dovrebbero essere poi accompagnate da politiche mirate volte a promuovere la tutela, l’empowerment e l’emancipazione delle ragazze, in modo che non si inneschi l’odioso circolo vizioso in cui lo scarso accesso alla scuola o l’impossibilità di andare a scuola causino un aumento degli abusi o gravidanze indesiderate, e abbiano conseguenze sull’accesso al mercato del lavoro e alla vita economica e politica. Occorre tutelare con forza il futuro di donne e ragazze”.

Gli effetti della pandemia si aggiungono alla tensione che precede la stagione elettorale in Kenya. Quali sono i rischi per donne e ragazze durante le elezioni? Quali sono le misure messe in campo dall’Agenzia per contrastare il fenomeno della violenza di genere in Kenya?

“In Kenya i periodi elettorali sono spesso segnati da violenze, che in alcuni casi vengono perpetrate proprio da coloro che dovrebbero garantire l’ordine e rappresentare le istituzioni. C’è inoltre un grave problema di sottostima del fenomeno, vista la stigmatizzazione di donne e ragazze che subiscono abusi o violenze. L’Italia ha un ruolo di primo piano in questo settore: l’Agenzia sostiene dal 2019 l’iniziativa ‘Let it not happen again’ con Un Women in partenariato con Ohchr, con l’obiettivo di rispondere in maniera efficace ai casi di violenza contro le donne, ma anche creando meccanismi di prevenzione e di accompagnamento alle donne che denunciano gli abusi. Anche e soprattutto quest’anno, in cui si terranno le elezioni (agosto 2022), manteniamo il nostro impegno a favore di questa iniziativa, che si trova ormai nella sua terza fase. Oltre a questo, contribuiamo ad un fondo multidonatori insieme a UNDP, UNWOMEN e OHCHR per migliorare la governance democratica in vista delle elezioni, anche rafforzando i meccanismi di coordinamento e attivazione del sistema di rinvio della Commissione Nazionale per l’uguaglianza di genere nei casi di violenza contro le donne.
Esistono iniziative e si registrano progressi verso la giusta direzione, anche se il lavoro da fare rimane molto. Le istituzioni sono comunque impegnate per ampliare l’accesso alla giustizia. E noi con loro”.

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