“La diagnosi precoce salva le vite”, al via la campagna di prevenzione per il tumore al seno in Palestina

In occasione del mese per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al seno, la sede di Gerusalemme dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), insieme al ministero della Salute locale e all’ospedale Augusta Victoria, ha organizzato a ottobre un'iniziativa di prevenzione e sensibilizzazione in due villaggi della Palestina, Rantis e Ein Siniya, con lo slogan "La diagnosi precoce salva le vite".

Sono infatti circa 876 i casi di donne malate di tumore al seno in Palestina registrati nel 2021, e rappresentano il 32% di tutti i casi di tumore diagnosticati tra le donne, cosa che rende questa malattia un ostacolo importante per tante palestinesi.

Tra le iniziative organizzate da Aics Gerusalemme in collaborazione con il ministero della Salute e l’Augusta Victoria: la possibilità di sottoporsi a mammografie gratuite, una campagna di sensibilizzazione con materiale informativo mettendo a disposizione una nutrizionista e un oncologo e condividere la testimonianza di una donna sopravvissuta al tumore.

Nelle due giornate di campagne, si sono presentate circa 150 donne. Un successo visto che eravamo presenti in territori remoti, dove la clinica mobile non era mai stata.

Sulle possibilità di sopravvivenza pesano elementi come la diagnosi precoce attraverso gli screening e la presenza di una rete oncologica sul territorio. Purtroppo, però, la paura di perdere il marito nel caso scoprisse di avere una moglie malata di tumore o, peggio ancora, il timore di non riuscire a sposare le figlie per il rischio di familiarità che la malattia comporta, sono elementi fondamentali di cui bisogna tenere conto.

Non basta infatti parlare della malattia dal punto di vista medico, è necessario affrontare il tema collocandolo all’interno delle norme sociali della società palestinese, ancora fortemente patriarcale, dove le funzioni principali delle donne continuano ad essere il matrimonio e la maternità.

Pertanto, nel corso della campagna di sensibilizzazione, lo stigma e il rischio di discriminazione sono stati ampiamenti trattati all’interno di gruppi di discussione in cui le donne hanno potuto condividere lo loro esperienze e parlare dei loro timori con personale esperto.

L’ufficio Aics di Gerusalemme è da sempre in prima fila nella promozione della salute sostenedo così il ministero della Salute e le organizzazioni locali che operano su questi temi.

Campagna prevenzione tumore al seno Aics Gerusalemme
Campagna prevenzione tumore al seno Aics Gerusalemme
Campagna prevenzione tumore al seno Aics Gerusalemme

AICS sostiene la salute dei pazienti ematologici palestinesi con il progetto Haemo Pal

È arrivato in Italia in questi giorni il primo gruppo di personale medico e paramedico palestinese che prenderà parte ai tirocini, previsti dal progetto Haemo Pal, presso tre centri ematologici d'eccellenza per la diagnosi e cura delle malattie congenite della coagulazione (Mec) e delle emoglobinopatie. Haemo Pal è un progetto di cooperazione e solidarietà internazionale di supporto al ministero della Salute palestinese, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) ed eseguito dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso il coordinamento del Centro Nazionale Sangue (Cns).

Si tratta di un progetto triennale del valore di circa 1,8 milioni euro che, oltre alla formazione sanitaria, porterà alla definizione di protocolli diagnostico-terapeutici, all’implementazione di una cartella clinica elettronica per la gestione clinica delle patologie, nonché all’istituzione di un registro nazionale delle malattie ematologiche congenite. Il progetto finanziato da Aics prevede anche il coinvolgimento degli Enti territoriali attraverso la fornitura, da parte delle Regioni italiane, di concentrati di fattori della coagulazione derivati dalla lavorazione del plasma italiano, per un valore commerciale di circa 10,5 milioni di euro e della strumentazione necessaria per l’allestimento dei laboratori dei centri ematologici.

I tre centri italiani individuati per la formazione sono il Centro Mec e coagulopatie dell'Azienda Ospedaliero - Universitaria Policlinico S. Orsola - Malpighi di Bologna, il Centro hub Emofilia e malattie emorragiche congenite dell'Azienda Ospedaliero - Sanitaria di Parma e la S.S.D. Microcitemia, anemie congenite e dismetabolismo del ferro dell'Ente Ospedaliero Ospedali Galliera di Genova.

L’attività formativa coinvolgerà un team di due professionisti, un medico ematologo e un infermiere presso il centro di Bologna e di Genova mentre per il Centro di Parma, al team si aggiungerà anche un tecnico di laboratorio. Il tirocinio fa parte del programma di formazione e di capacity building previsto dal progetto Haemo Pal e ne completa la prima parte, svolta in Palestina nel 2021. Nei prossimi mesi arriverà in Italia per la formazione anche un secondo gruppo di personale medico palestinese.

Uganda, aperto un nuovo plesso oculistico chirurgico finanziato dall’AICS

È stato inaugurato oggi a Kitgum, nel nord dell’Uganda, il nuovo plesso oculistico chirurgico dell’Ospedale St. Joseph, costruito grazie al sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics).

Il reparto ha l’obiettivo di migliorare l’accesso e la qualità dei servizi oftalmici per 10.200 persone ogni anno, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili come persone con disabilità, donne e bambini, che vivono anche nelle comunità più remote.

Il nuovo plesso vede la luce dopo tre anni di lavori grazie a un ampio progetto di cooperazione internazionale, di cui è capofila Cbm Italia – organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura delle disabilità visive nei Paesi del Sud del mondo – in accordo con il ministero della Salute ugandese, in collaborazione con la Osc Medici con l’Africa Cuamm e i governi distrettuali di Kitgum, Arua e Terego.

L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del direttore di Cbm Italia Massimo Maggio, di monsignor John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, della ministra della Salute ugandese Jane Ruth Aceng, della direttrice medica del S. Joseph Hospital Pamela Atim e di Jackie Kwesiga, country director di Cbm per l’Uganda.

In Uganda sono 3 milioni le persone con problemi di vista, ma al momento in tutto il Paese è presente un oftalmologo ogni milione di persone. Patologie come cataratta, errori refrattivi, tracoma, traumi e glaucoma portano alla cecità poiché non vengono curate a causa della mancanza di mezzi e servizi oftalmici adeguati, soprattutto nelle zone più remote. Il 75% dei casi di cecità sono tuttavia evitabili e curabili secondo l’International Agency for the Prevention of Blindness (Iapb).

Il nuovo plesso prevede una nuova sala operatoria che rende il centro oculistico capace di erogare cure diagnostiche, trattamenti specialistici e chirurgie. A questo si aggiunge il rinnovamento della sala per la degenza dei pazienti.

Lo stesso progetto ha permesso inoltre la ristrutturazione e l’equipaggiamento di altri quattro centri sanitari, oltre all’organizzazione di cliniche oculistiche chirurgiche e non chirurgiche mobili nelle comunità lontane e nei campi profughi.

Massimo Maggio, Jackie Kwesiga e John Baptist Odama tagliano il nastro. © CBM Italia

John Baptist Odama, Massimo Maggio, Jackie Kwesiga e il rappresentante del ministero della Salute tagliano il nastro. © CBM Italia

La prima prima operazione oculistica realizzata nel nuovo reparto: operazione di cataratta su un paziente di 53 anni. © CBM Italia

La prima prima operazione oculistica realizzata nel nuovo reparto: operazione di cataratta su un paziente di 53 anni. © CBM Italia

Crisi ucraina, AICS e Spallanzani insieme per difendere la salute dei rifugiati in Romania

Continua la partnership tra l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani (Inmi) di Roma a favore della salute dei più vulnerabili. È stata siglata il 12 aprile presso l’ospedale romano la convenzione per un intervento sanitario a beneficio della popolazione ucraina sfollata in Romania e delle comunità ospitanti. L’accordo è stato firmato dal direttore generale dell’Aics, Luca Maestripieri, e dal direttore generale dell’Inmi Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia, alla presenza di Lucio Demichele, capo dell’unità per l'Aiuto umanitario e l'emergenza della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del ministero degli Affari esteri.

Nell’ambito del progetto, finanziato dalla Cooperazione italiana per 650mila euro e implementato dallo Spallanzani, saranno potenziati i servizi di diagnosi e cura di Hiv, tubercolosi e malattie infettive emergenti dell’ospedale Sighetu Marmației, a Sighet, nella zona di confine tra Romania e Ucraina, fornendo così sostegno ai cittadini ucraini che fuggono dalla guerra. La risposta italiana prevederà anche l’invio di personale medico altamente qualificato, la formazione di quello locale e la creazione e implementazione di protocolli gestionali ad hoc per far fronte a possibili crisi epidemiologiche durante le evacuazioni di massa.

Vista la sua posizione di confine con l’Ucraina, la comunità di Sighet ha cominciato a ospitare la popolazione rifugiata immediatamente dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022. A settembre erano già 300.000 i profughi ucraini transitati nella zona e un intervento a sostegno del sistema sanitario locale era stato richiesto dalla Direzione sanitaria dell’ospedale Sighetu Marmației, d’intesa con la Regione Lazio. L’iniziativa rientra nell’ambito di un memorandum di cooperazione tra Italia e Romania del febbraio 2022 ed è stata autorizzata settembre dalla vice ministra degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Marina Sereni.

Il direttore generale dell’Aics, Luca Maestripieri, ha lodato la fruttuosa partnership tra l’Agenzia e l’ospedale romano: “La firma di questo accordo fra l’Aics e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani è un grande traguardo, e rinnova la collaborazione che da anni è sempre intercorsa tra l’Istituto e la Cooperazione italiana nel settore della cooperazione internazionale, in particolare nel settore della Salute e delle malattie infettive soprattutto in contesti di emergenza”.

L’Agenzia pertanto, ha continuato Maestripieri, “confida nella grande esperienza dello Spallanzani, Istituto di spessore nazionale ed internazionale nell’ambito delle malattie infettive – come recentemente confermato anche dal ruolo che quest’ultimo ha svolto nella gestione della pandemia Covid 19 – non solo per gli interventi strettamente legati alla gestione sanitaria delle attività, ma anche per le sue capacità di intervenire in contesti emergenziali come quello di un conflitto bellico, al fine di prevenire potenziali e probabili recrudescenze epidemiologiche”. Maestripieri si è quindi augurato che la collaborazione con l’Istituto Spallanzani “possa rimanere in futuro costante e attiva per poter affrontare con adeguata preparazione le sfide globali che, soprattutto nel settore della salute e della cooperazione allo sviluppo, sono purtroppo in costante aumento”.

Quest’ultima iniziativa è parte della risposta alla crisi ucraina messa tempestivamente in campo dalla Cooperazione Italiana da febbraio 2022, per un importo totale complessivo di 150 milioni di euro.

AICS ospita l’evento “Educazione è salute” nella nuova sede di Roma

L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) ha ospitato questa mattina l’evento “Educazione è salute”, il primo aperto al pubblico nella nuova sede di Roma, organizzato dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del ministero degli Affari esteri insieme alla Campagna globale per l'educazione.

L’incontro, che ha analizzato la profonda connessione tra salute e educazione, fa seguito alla High Level Conference di Education Cannot Wait (Ecw) che si è svolta a Ginevra il 16 e 17 febbraio scorsi. In quell’occasione l’Italia si è impegnata con un contributo di 2 milioni di euro per promuovere l’educazione in contesti di emergenza e crisi durante il 2023.

La tavola rotonda ospitata dall'Aics ha riunito esperte ed esperti del mondo della cooperazione allo sviluppo, dell’educazione e della salute per stimolare nuove riflessioni sulla necessità di interventi multisettoriali e sinergici, specie nei contesti di emergenza e di crisi protratte.

Ha aperto gli interventi Fabio Strinati, dirigente dell’ufficio Sviluppo umano dell'Aics, ricordando l'importanza fondamentale che l’educazione alla salute ricopre nelle attività di cooperazione allo sviluppo. Anche Maria Rosa Stevan, coordinatrice dell’Unità emergenza e Stati fragili dell’Aics ha sottolineato come l’Agenzia abbia sempre messo al centro l’educazione soprattutto in contesti di crisi cercando di adottare “un approccio multi donatore, multi attore e multisettoriale. Così riusciamo a essere più efficaci e avere ricadute su tutta la popolazione”.

In un intervento registrato Yasmine Sherif, direttrice di Ecw, ha ringraziato l’Italia per il suo impegno di finanziamento. “L’Italia è una potenza quando si parla di questione umanitarie. Non vediamo l’ora di rafforzare la partnership con Roma”. Emanuele Russo, coordinatore della Campagna globale per l’Educazione ha detto che l’impegno italiano è un primo passo incoraggiante ma non ancora abbastanza per far fronte alle difficoltà di accesso all’educazione nel mondo. Ha ricordato che secondo gli ultimi dati sono 222 i milioni di bambini in stato di emergenza a causa di crisi protratte e situazioni di crisi e che per questo rischiano di essere esclusi dall’istruzione. Nel 2015 erano 75 milioni.

Per WeWorld è intervenuta l’amministratrice delegata Dina Taddia che ha sottolineato l’importanza dell’educazione per la crescita di ragazzi e ragazze in modo che possano conoscere i propri diritti e vivere una vita migliore. Martina Albini, coordinatrice dell'advocacy nazionale e del centro studi di WeWorld ha presentato i dati contenuti nell’atlante We Care, strumento utile per conoscere i livelli di salute sessuale e riproduttiva nel mondo.

Il ministro Lucio Demichele, capo dell’Unità per gli interventi internazionali di emergenza umanitaria della Dgcs presso il ministero degli Esteri, ha affermato che “un bambino in emergenza oggi rischia di essere un adulto in emergenza domani”. Per questo, secondo il diplomatico, la politica estera italiana deve essere lungimirante: “Intervenire oggi significa fare in modo che il mondo di domani sia migliore”.

A conclusione dell’incontro ha preso la parola Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm portando la testimonianza della Osc veneta che in contesti fragili come il Corno d’Africa punta sull’educazione alla salute di base oltre che sulla formazione sanitaria.