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L’intelligenza artificiale per prevenire le guerre. E costruire la pace, con algoretica

C’è un progetto di ricerca della Scuola Normale Superiore che monitora le notizie da tutto il mondo, spiega la professoressa Fosca Giannotti. Insegna Intelligenza artificiale. L’abbiamo intervistata

Un algoritmo per prevedere le guerre. Capace di fornire le conoscenze utili ad anticiparle e scongiurarle, captando segnali in tutti i Paesi del mondo. Una forma di intelligenza artificiale che quantifica i rischi e, calcolando un Indice della pace aggiornato in modo costante, segnala dove sta nascendo o si sta aggravando l’instabilità. È l’orizzonte indicato da un progetto di ricerca sviluppato a Pisa, nel dottorato interuniversitario in Data Science della Scuola Normale Superiore.

“L’Indice si basa su piattaforme che permettono di monitorare tutti i giornali del mondo e di estrarre gli argomenti chiave” spiega in un’intervista con Oltremare Fosca Giannotti, docente di Intelligenza artificiale della Scuola e ricercatrice associata all’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione (Isti) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). “Mappare i fatti di violenza e gli episodi di conflittualità descritti dai media di un Paese, trasformandoli e aggregandoli in numeri, permette di quantificare il rischio”.

Secondo Giannotti, animatrice di un gruppo di lavoro composto anche da Vasiliki Voukelatou, autrice della tesi di dottorato, e Luca Pappalardo, ricercatore del Cnr, “attraverso lo sviluppo di un processo statistico complesso si è dimostrato che il monitoraggio dei media può fornire un sensore mondiale che dà continuamente la dimensione di ciò che accade Paese per Paese”. L’Indice è uno strumento di osservazione, spunto per verifiche e approfondimenti. “Abbiamo verificato”, sottolinea la professoressa, “una elevata capacità di previsione fino a due mesi nel futuro”.

Come tutte le ricerche, lo studio della Normale non nasce dal nulla. Uno dei riferimenti è il Global Peace Index, una pubblicazione annuale che dal 2007 classifica Stati e regioni sulla base di 22 fattori. La graduatoria è curata da un think tank australiano, l’Institute for Economics and Peace (Iep), in collaborazione con una equipe internazionale di esperti che analizzano dati forniti e rielaborati dalla società di ricerca e consulenza Economist Intelligence Unit. L’iniziativa è stata approvata e supportata da personalità come l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus e l’economista Jeffrey Sachs. Alla Normale si è tentato di individuare le fluttuazioni del Global Peace Index a costo zero e con una frequenza continuativa invece che una volta l’anno.

La fonte primaria è il Global Database of Events Location and Tone (Gdelt), una piattaforma supportata da Google che monitora i media internazionali. “Il progetto permette l’analisi delle notizie su e in provenienza da 162 Paesi” spiega Giannotti. “Usando l’intelligenza artificiale si dimostra che l’attenzione dei media, il ‘sentiment’ e le dinamiche sociali descritte nelle notizie possono essere usati per svelare il profilo di un Paese da un punto di vista socio-economico, politico e militare”.

Che la ricerca sia stata coordinata a Pisa non è un caso. La città toscana ospita un dipartimento interdisciplinare di Scienze della pace, nato nel 1998, e un centro di ricerca in Human Centered Artificial Intelligence impegnato a studiare gli impatti dell’Ia nella società.

“Se potenzia le capacità cognitive del decisore”, sottolinea Giannotti, “l’intelligenza artificiale può dare benefici sia nella comprensione di fenomeni collettivi sia nella formazione delle nostre opinioni, aiutandoci magari a discutere meglio e a esporci a opinioni differenti”.

Secondo la professoressa, passando invece da strumenti che aiutano le persone a decidere a strumenti che decidono in modo autonomo bisogna essere molto cauti. “Personalmente”, sottolinea Giannotti, “faccio parte della comunità di scienziati che propongono senza se e senza ma il bando delle armi intelligenti autonome”.

Questi temi sono al centro della riflessione anche su impulso di Papa Francesco, autore di un messaggio per la Giornata della pace celebrata dalla Chiesa cattolica il primo gennaio. Il Pontefice auspica che le più avanzate applicazioni tecnologiche siano impiegate “per pavimentare le vie della pace”. Secondo Francesco, “in un’ottica più positiva, se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale”.

Il Papa parla in questo senso di una “algor-etica”, vale a dire lo “sviluppo etico degli algoritmi” nella sperimentazione, nella progettazione, nella produzione e nella commercializzazione. Il messaggio si conclude con un augurio per il 2024: “Che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo”, l’auspicio del Papa, “ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana”. A rilanciare l’appello a sviluppare “un’algoretica”, intesa come “nuovo linguaggio universale che sia in grado di tradurre le direttive etiche in istruzioni eseguibili dalle macchine”, è anche padre Paolo Benanti. Francescano, professore di bioetica ed etica delle tecnologie all’Università gregoriana, è l’unico italiano membro dell’advisory board nominato dall’Onu per formulare raccomandazioni sul tema dell’intelligenza artificiale. Le sue proposte saranno al centro del Summit del futuro, previsto a New York nel prossimo settembre e chiamato ad approvare i principi e le regole del Global Digital Compact.

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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