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Un pianeta d’acqua: SDG#6 a rischio

Tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile il #6, quello sull’acqua, è a rischio. Secondo UN-Water si rischia di mettere a repentaglio entro il 2050 il 45% del PIL globale e il 52% della popolazione mondiale. E anche in Italia l’estate 2019 promette siccità e potenziale crisi idrica.

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Il tema della Giornata Mondiale per l’Acqua 2019 è “Non lasciare nessuno indietro”. Secondo il proclama delle Nazioni Unite, anche per l’accesso a questa risorsa fondamentale per la vita deve valere la promessa di solidarietà al centro dell’agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. Purtroppo però l’SDG#6, quello sull’acqua e sui servizi igienico-sanitari, non sta registrando progressi significativi. Anzi. Aumentano globalmente i consumi idrici, diminuisce la disponibilità a causa dei cambiamenti climatici – nevica meno, piove meno – e peggiora la qualità delle acque e degli ambienti acquatici a causa di una pessima gestione. A oggi 2,1 miliardi di persone non hanno accesso costante ad acqua sicura, con ben 844 milioni che non hanno nessuna disponibilità di acqua potabile.

Più di 700 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni giorno di diarrea legata ad acqua non sicura e servizi igienici inadeguati. Sono 34 le donne che muoiono ogni ora a causa di complicazioni in gravidanza e parto legate alla mancanza di acqua sicura. Una ogni due minuti. Migliaia ogni anno subiscono violenze, stupri e omicidi durante la raccolta dell’acqua in fonti e pozzi distanti anche due ore dalla propria abitazione.

Sono ancora 159 milioni le persone che raccolgono la loro acqua potabile da acque superficiali, come stagni e torrenti. Spesso con gravi conseguenze sulla salute. Ma non è un problema solo degli stati più poveri: circa 4 miliardi di persone – quasi i due terzi della popolazione mondiale – sperimentano una grave carenza idrica durante almeno un mese dell’anno.

Con l’aumento dei consumi idrici e della popolazione, la disponibilità pro-capite a livello globale è passata da 9.000 metri cubi d’acqua potabile a disposizione negli anni Novanta a 7.800 nella prima decade del XXI secolo. Si prevede che nel 2025 scenderà ancora, a poco più di 5.000 metri cubi.

A fronte di questi dati le Nazioni Unite hanno rilanciato l’allarme. Ogni anno presso l’High Level Political Forum si svolge un’analisi approfondita di alcuni SDG. Nel 2018, uno degli obiettivi da rivedere è stato l’SDG 6 – acqua e servizi igienico-sanitari. Per fornire input agli Stati membri su questo obiettivo, UN-Water ha prodotto il Rapporto di sintesi SDG-6 2018 su acqua e igiene. Il messaggio che è emerso è preoccupante: siamo fuori strada rispetto agli obiettivi preposti. E dunque è importante rilanciarlo. Si legge sul report: “la crescita della popolazione, l’intensificazione dell’agricoltura, dell’urbanizzazione, l’aumento della produzione industriale e dell’inquinamento e il cambiamento climatico stanno iniziando a sopraffare e minare la capacità della natura di fornire funzioni chiave e servizi ambientali. Le stime suggeriscono che se prosegue il degrado dell’ambiente naturale e l’aumento della pressione sulle risorse idriche globali entro il 2050 sarà a rischio il 45% del prodotto interno lordo globale, il 52 per cento della popolazione mondiale e il 40% della produzione mondiale di cereali. Le popolazioni più povere ed emarginate saranno colpite in modo sproporzionato, esacerbando le crescenti disuguaglianze.

Per la FAO garantire la sicurezza idrica globale è fondamentale per raggiungere l’obiettivo Zero Hunger e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. «L’acqua è bene universale, attraversa i confini e alimenta tutta la vita. L’acqua è un diritto umano», ha dichiarato Maria Helena Semedo, vicedirettore generale della FAO per il clima e le risorse naturali, intervenendo alla cerimonia di chiusura del primo Forum internazionale sulla scarsità d’acqua in agricoltura (WASAG), a Praia, Cabo Verde. «Proprio come l’acqua, dobbiamo andare avanti – per non lasciare indietro nessuno», ha detto riproponendo il tema di quest’anno. La Semedo ha posto l’accento sulla necessità di trovare tecnologie innovative scalabili per acqua, tra cui il riciclaggio delle acque reflue, la raccolta dell’acqua piovana negli edifici e l’aumento dell’efficienza idrica, in particolare nei settori agricoli.

«Con FAO promuoviamo misure per la sicurezza idrica come la selezione di specie resistenti alla siccità e alla salinità, la gestione sostenibile del suolo e la raccolta dell’acqua. Queste innovazioni possono fare molto per aiutare gli agricoltori, soprattutto i piccoli proprietari, a garantire la produzione di cibo in periodi di scarsità d’acqua», ha detto Semedo. L’agricoltura rappresenta il 69% dei prelievi globali di acqua, ha ricordato, facendo notare che circa l’80% delle terre coltivate del mondo è alimentato a pioggia, producendo il 60% del cibo.

Per capire come sta peggiorando lo stato della sicurezza idrica basta guardare anche vicino, in casa nostra. A fine marzo il Po e i principali laghi italiani hanno raggiunto livelli record di minima stagionale. Piove sempre meno e in maniera intensa, rendendo la cattura dell’acqua quasi impossibile. Secondo Coldiretti circa 9 litri di pioggia su 10 che cadono in Italia sono infatti perduti. Si rischia una situazione anche peggiore del 2017 quando i quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Tevere e Arno) videro diminuire le portate medie annue di circa il 40% rispetto alla media del trentennio 1981-2010. Come l’Italia, leader della cooperazione allo sviluppo nel settore agricolo, deve continuare a mettere in atto una decisa azione di mitigazione, progressivo azzeramento delle emissioni climalteranti, risparmio e efficienza nell’uso dell’acqua, così anche stato italiano e regioni devono agire prontamente per implementare una strategia di resilienza idrica e adattamento al cambiamento climatico.

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