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A young Turkana walking to the southern end of Lake Turkana

Verso la Cop27, l’Africa tra esigenze di sviluppo e clima

Il vertice sul clima che si terrà a novembre in Egitto sarà un vertice molto diverso dal precedente di Glasgow. Tra l’uno e l’altro si è acceso un conflitto che rischia di portare a passi indietro significativi e pericolosi

Il vertice sul clima che si terrà a novembre in Egitto (Cop27) sarà un vertice molto diverso dal precedente di Glasgow. Non tanto perché si terrà in terra africana (e questa comunque è una grande novità) quanto perché dall’appuntamento scozzese sembrano essere trascorsi anni luce. Una distanza temporale resa tale dalla guerra che intanto ha creato una frattura che va molto al di là dell’invasione russa dell’Ucraina e che è andata a toccare i gangli scoperti del sistema economico e politico del mondo intero.

Di fatto, il conflitto in corso ha avuto riflessi sul settore energetico, sulle catene di valore agricole, sugli equilibri geopolitici globali. Il timore di alcuni osservatori è che il grande sforzo multilaterale necessario a portare avanti politiche condivise in materia di energia e quindi di lotta al surriscaldamento globale, perda lo slancio che aveva avuto negli ultimi 20 anni a favore degli interessi particolari di questa o quella parte.

(Photo by Christopher Furlong/Getty Images)

Ancora una volta, i riflettori sono puntati sull’Africa perché è in questo continente che la sfida del clima può essere vinta o persa: il continente è decisivo per il peso demografico crescente (da qui al 2100 gli abitanti potrebbero passare da 1,5 a 4 miliardi), la necessità di avviare industrie, costruire infrastrutture, aumentare la produttività agricola. 

E l’Africa da una parte ne è consapevole, dall’altra avanza legittime richieste a quella parte del mondo che finora ha inquinato e che si è arricchita. Secondo stime correnti, l’Africa conta per il 3,8% del totale delle emissioni inquinanti a livello mondiale a fronte del 23% della Cina, del 19% degli Stati Uniti e del 13% dell’Unione Europea. L’Africa, allo stesso tempo, ha almeno 600 milioni di persone che non hanno accesso alla corrente elettrica. La conseguenza è quanto mai chiara: se si chiede all’Africa di non gravare sul surriscaldamento globale, ci deve essere un’azione di partenariato chiara, un sostegno economico e politico tale da consentire al continente di crescere e avere accesso all’energia senza inquinare. 

Alla Cop27 egiziana l’Africa si presenterà con alcune richieste che adesso i suoi dirigenti stanno già elaborando e anticipando. La quantità di finanziamenti che l’Africa otterrà è il fattore più importante per capire quanto sarà preparata ad affrontare un futuro più caldo, ha dichiarato Harsen Nyambe, direttore dell’ambiente sostenibile presso la Commissione dell’Unione Africana.

“Ricordiamo che i 100 miliardi di dollari promessi non sono mai stati mantenuti e le valutazioni attuali mostrano che anche quella somma non è sufficiente”, ha detto Nyambe, riferendosi a un impegno di 12 anni fa da parte delle nazioni ricche a fornire finanziamenti per il clima alle nazioni più povere.

L’altro fattore importante è quello del tempo, a proposito del quale le posizioni tra nord e sud del mondo, ma anche tra le stesse grandi potenze, non coincidono. “L’Africa deve avere il tempo necessario per la transizione e la trasformazione delle sue infrastrutture energetiche. Non possiamo trasformarci all’improvviso. Abbiamo bisogno di risorse, capacità, trasferimento tecnologico e finanziamenti per alimentare il nostro sviluppo” ha detto ancora Nyambe. 

L’impegno preso al precedente vertice internazionale di Glasgow di spendere metà dei fondi per il clima per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi agli effetti di un mondo che si riscalda, dotandosi di infrastrutture e agricoltura resistenti a sistemi meteorologici più volatili, deve essere portato avanti, ha detto a sua volta Jean-Paul Adam, direttore del cambiamento climatico per la Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite. Lo stesso ha aggiunto che il continente ha ricevuto solo il 7,5% dei 70 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima promessi tra il 2014 e il 2018.

In altre parole, finanziamenti e tempo sono le cose di cui l’Africa ha più bisogno per rispettare un percorso che conduca a emissioni zero e non faccia saltare nel frattempo il piatto dello sviluppo economico e sociale. Di questo si parlerà alla Cop27. Ma restano i punti interrogativi aperti dalla guerra in Europa orientale, che paradossalmente stanno spingendo l’Europa a valorizzare le riserve di idrocarburi del continente. Anzi, è opinione diffusa, che il gas in Africa è destinato a diventare uno dei punti focali dei colloqui sul clima della Cop27.

Biografia
Gianfranco Belgrano
Nato a Palermo nel 1973, Gianfranco Belgrano è un giornalista e si occupa soprattutto di esteri con una predilezione per l’Africa e il Medio Oriente. È direttore editoriale del mensile Africa e Affari e dell’agenzia di stampa InfoAfrica, per i quali si sposta spesso nel continente africano. Ha studiato Storia e Lingua dei Paesi arabi e vissuto per alcuni anni tra Tunisia, Siria e Inghilterra prima di trasferirsi a Roma. Ha lavorato o collaborato con varie testate (tra cui L’Ora ed EPolis) e si è avvicinato all’Africa con l’agenzia di stampa Misna, lasciata nel 2013 per fondare con alcuni amici e colleghi il gruppo editoriale Internationalia.
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