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Il direttore dell'Ansa Luigi Contu al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia 2022
© Francesco Ascanio Pepe/IJF2022

Luigi Contu, direttore Ansa, a Oltremare: “Presto due portali dedicati ad Africa e Asia. La cooperazione può fare molto per l’informazione”

Il magazine della cooperazione ha incontrato questo mese il giornalista che dirige la maggiore agenzia di stampa in Italia per parlare dei mutamenti nel racconto degli esteri e dell'importanza di guardare con attenzione al Sud globale

“Se è una notizia, è un’Ansa”. Dal 1945 l’Agenzia Nazionale Stampa Associata, mantiene la promessa e oggi è la prima agenzia di informazione multimediale in Italia e tra le prime al mondo. A dirigerla, da 14 anni, Luigi Contu che a Oltremare racconta strategie e prospettive dell’informazione internazionale con una riflessione sull’attuale approccio giornalistico riservato al Sud del mondo.

Gli equilibri mondiali così come si sono modificati nel corso degli ultimi anni, con le difficoltà della globalizzazione, la pandemia e la guerra, hanno posto in grandissimo risalto il tema della cooperazione a livello internazionale e del dialogo nei rapporti Nord-Sud. Credo che questo abbia anche aiutato l’opinione pubblica a valutare la tematica in maniera meno superficiale. Non più il tema visto in termini di “problema di sicurezza delle frontiere” e di “paura dell’altro”, ma ci si sta rendendo conto che, per il futuro della nostra parte del mondo, è fondamentale che l’altra parte del mondo possa crescere e svilupparsi.

Crisi energetica, crisi migratoria e quant’altro: è necessario un nuovo un nuovo approccio. Con la conferenza di fine luglio si è aperto un dialogo con l’Africa che poi per noi è la vera risorsa del futuro. Il tema migratorio, spesso ridotto a un problema di sicurezza delle persone, di pericolo per i nostri costumi e valori, è un grande tema per la stampa e noi abbiamo rapporti con molti organismi governativi e non che lavorano nell’ambito della cooperazione. 

Certamente nell’informazione internazionale le fonti sono fondamentali: come è organizzata la vostra rete di informatori?

Abbiamo una rete di persone che ci aiuta quando ci sono notizie di cronaca, di economia, di società; una rete di corrispondenti e collaboratori in tutto il mondo e molti di questi sono nel Sud del mondo, dall’America latina fino all’Africa e al Medio Oriente e Asia.

Sono fonti molto importanti per noi e sono particolarmente utili nelle situazioni in cui noi non riusciamo ad arrivare: per esempio le aree di guerra dove magari riusciamo ad arrivare solo dopo che accadono i fatti e non in contemporanea. Questo è un settore in cui i flussi informativi arrivano però da un mondo molto parcellizzato e in questa pluralità di fonti è dunque più difficile individuare una strategia di comunicazione complessiva, al di là del singolo pezzo, è più difficile arrivare a una visione di insieme che metta in relazione fatti e fenomeni in una dimensione prospettica che indichi anche trend futuri a medio termine.

Per quanto riguarda i rapporti con le organizzazioni sul campo c’è l’organizzazione che ci informa di situazioni di crisi, che riesce a spiegarci e a dimostrare con dati, immagini, testimonianze e storie di personaggi la situazione del grande fenomeno delle migrazioni e nella cronaca questo è un elemento scontato.

Un altro forte aiuto in ambito politico ed economico è costituto dalle informazioni che vengono da queste realtà che sono utili anche per comprendere i fenomeni politici, le situazioni che sono in evoluzione quelle difficilmente comprensibili se non hai la testimonianza diretta dai luoghi o se hai soltanto le testimonianze delle fonti ufficiali che, in queste aree, sono spesso fonti “interessate” che difficilmente raccontano quello che sta succedendo e quindi c’è un problema di completezza dell’informazione.

Infine abbiamo rapporti stretti con le altre agenzie internazionali: Agence France Presse, Efe spagnola, e un po’ meno con Reuters e Associated Press.

Che ruolo può avere la stampa e che tipo di supporto può offrire per una interpretazione più “decolonizzata” del fare cooperazione, così da favorire una lettura lontana dagli stereotipi?

Noi cerchiamo di supportare in qualche modo il mondo della cooperazione e lo facciamo soprattutto sui nostri canali social, sui canali web. Nei prossimi mesi l’Ansa lancerà dei nuovi portali dedicati all’Africa e all’Asia, che attualmente non abbiamo.

Abbiamo poi una forte presenza di informazione internazionale con un sito dedicato ai Balcani e uno dedicato all’area del Nord Africa. Ci siamo resi conto che, da un punto di vista puramente commerciale, non producono molto “traffico”, ma noi riteniamo di continuare ugualmente questi progetti perché hanno un ruolo di dialogo molto significativo tra gli organismi internazionali, le istituzioni, il mondo della cooperazione e questi Paesi. Quindi stiamo incrementando il numero dei nostri collaboratori all’estero per essere più presenti: partiremo dal prossimo autunno o da gennaio. Adesso stiamo costruendo questi progetti con i portali dedicati alle aree su cui non avevamo un portale o una completezza di informazione. Così oltre alle aree più consolidate (Balcani, Europa e Sud America) faremo luce sull’Asia e su tutto il continente africano, non solo sul Nord Africa.

Infine stiamo facendo degli accordi con le agenzie di tutti i Paesi del mondo per lo scambio dei flussi di notizie: noi daremo le nostre notizie e loro ci daranno le loro che, opportunamente vagliate dai giornalisti dell’Ansa, serviranno anche ad alimentare i portali di cui dicevo: quindi avremo più informazione.

Chiaramente si tratta di un punto un po’ delicato, perché in molti di questi Paesi le agenzie sono controllate dal governo, quindi sappiamo che è un’informazione che va “gestita con le pinze”, però è l’informazione ufficiale e questo può essere un ulteriore elemento che arricchisce un flusso informativo che comunque è già importante.

Il fatto di avere ancora molti giornalisti presenti sul piano internazionale ci consente di seguire anche fatti e fenomeni meno attrattivi per il pubblico, che non portano facilmente i “click”, che non sono vendibili e non hanno titoli immaginifici. Però sono informazioni fondamentali nello sviluppo del nostro Paese e nel sistema dei media in generale.

Un ultimo consiglio al mondo della cooperazione: noi che siamo su campo, come possiamo contribuire a una narrazione del Sud del mondo più equilibrata e moderna?

Secondo me è molto interessante che dal mondo della cooperazione arrivino notizie e dati “certificati sul posto”, indipendenti e soprattutto che indichino le tendenze, cioè che facciano capire i fenomeni a chi è lontano. Perché in un mondo affollato di notizie riuscire ad avere una guida che spieghi con dati e testimonianze è utilissimo. Per questo però è necessario riuscire a sincronizzarsi con l’attualità dell’agenda informativa perché altrimenti è difficile rompere il muro. Bisogna invece utilizzare gli spazi informativi su ciò che sta accadendo per far emergere altri fenomeni e dati, anche non recentissimi, ma che aiutano a capire il contesto che sta dietro a una notizia di attualità. E il mondo della cooperazione può fare molto in questo senso.

Biografia
Luigi Contu
Di origini sarde, è nato a Roma nel 1962. La sua passione per il mondo dell’informazione emerge durante il liceo, iniziando a lavorare nel mondo delle radio libere. Giornalista dal 1985 è stato cronista parlamentare per oltre vent’anni e, dal 2004, ha guidato per 5 anni la redazione Interni di Repubblica. Dal 2009 è direttore dell’Ansa. Il suo ultimo libro si intitola I libri si sentono soli (La nave di Teseo, 2022): un romanzo di avventure letterarie, che ripercorre la storia della sua famiglia intrecciata con le vicende italiane del Novecento. Per chi ama i libri e i segreti che nascondono.
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