Ultimi articoli

  /  Articoli   /  Prosperità   /  Tunisia: la libertà di scegliere se restare o emigrare

Tunisia: la libertà di scegliere se restare o emigrare

In un momento di difficoltà economica per la Tunisia, la Cooperazione italiana porta avanti progetti legati da un filo comune: contribuire a creare lavoro per le comunità più svantaggiate, per le donne e i giovani. Dando così alternative concrete

Il profumo è intenso, al pari della passione con cui Hela Ghorbel Touhami racconta il suo progetto, un sogno divenuto realtà. Il sogno era quello di produrre saponi utilizzando le materie prime disponibili a Gafsa, città del sud della Tunisia. Il progetto ha preso il nome di Les Laboratoires Phytoessentia ed è potuto partire anche grazie a un credito messo a disposizione dalla Cooperazione italiana.

“Usiamo l’olio di oliva locale, il sale del chott (lago salato), piante che crescono nella nostra terra, produciamo mille pezzi al giorno destinati tutti al mercato locale, in particolare ad alcuni alberghi” racconta Hela, mostrando con un certo orgoglio le macchine Made in Italy che è riuscita a comprare grazie alla linea di credito. Nell’arco di tre anni Phytoessentia è partito e oggi dà lavoro a cinque persone.

Phytoessentia è un progetto che ha richiesto investimenti per 110 mila euro, 68 mila dei quali concessi in prestito agevolato della Cooperazione italiana, nell’ambito di un programma più ampio di sostegno alle piccole e medie imprese tunisine che ha potuto contare su una dotazione iniziale di 73 milioni di euro (linea avviata nel 2013) rifinanziata a gennaio del 2023 con altri 55 milioni di euro. Questa linea ha consentito dal 2013 ad oggi di finanziare 162 operazioni, contribuendo a creare o a mantenere 2400 posti di lavoro. Scomponendo i dati per settore, l’agroalimentare è quello che ha contato per quasi la metà delle operazioni (75), seguito da servizi (20), chimica,farmaci,plastica (19) e costruzioni (15).

Il percorso di Hela non è stato facile, dall’idea alla costituzione della società (2016) fino all’avvio del lavoro vero e proprio sono passati tanti anni. Oggi però può sorridere e con lei le donne – tra i 28 e i 45 anni – che grazie a questa opportunità hanno trovato un lavoro. “Il prossimo obiettivo – dice ancora offrendo un assaggio di olio d’oliva – è valorizzare l’intera filiera che conduce al sapone, partendo dal frantoio per arrivare al prodotto finito”.

Hela. © Martina Palazzo / Aics Tunisi

Quello di Phytoessentia è un esempio ma non un caso. “La Cooperazione italiana – racconta Andrea Senatori, titolare di Aics Tunisi – è presente da oltre 30 anni in Tunisia, ci sono dei settori in cui siamo storicamente presenti, in particolare nel sostegno allo sviluppo del settore privato, e delle piccole e medie imprese. Abbiamo una storia di successo in questo campo con nove linee di credito, da un anno abbiamo lanciato l’ultima linea, si chiama Prasoc e che prevede un sostegno agli investimenti delle Pmi anche in senso ecosostenibile”.

Questa attenzione all’ambiente e alle sue risorse sarà una caratteristica sempre più presente, ma già oggi è tangibile. A Biserta, città lungo la costa a ovest di Tunisi, è un’altra donna, Hanen Hammami, ad aver scelto la strada dell’imprenditoria ottenendo un finanziamento di Aics. Il progetto si chiama Start Up Tunisie, è stato portato avanti sul campo (dal 2018 al 2022) dal Comune di Fano e dalla Ong Cefa ed è stato pensato per creare opportunità di lavoro per i giovani e le donne di tre regioni: Jendouba, Beja e, appunto, Biserta. Hanen Hammami è giovane ed è a capo di una delle trenta piccole imprese che sono rientrate nel progetto; tutte attive nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento e della trasformazione. Lei ha usato un finanziamento di circa 10 mila euro per realizzare una serra, acquistare un sistema di irrigazione a goccia e mettere a coltura mezzo ettaro di terra per la produzione di aloe vera biologica, prodotto di base utilizzato nella cosmetica. “Era il mio sogno, la prima produzione è arrivata nel 2021, siamo sulla giusta strada” racconta timida mentre alle sue spalle si intravede il porto di Biserta. Anche Hanen ha creato lavoro benché ancora si tratti di impieghi saltuari legati ai tempi della coltivazione dell’aloe vera.

Una coltivazione di aloe vera biologica. © Martina Palazzo / Aics Tunisi

Ma in Tunisia, per ora c’è bisogno anche di questo. L’economia è in affanno, il disagio sociale palpabile, tanti giovani lasciano perché privi di prospettive concrete o sufficienti. Un malcontento che al di là di una scena politica fortemente polarizzata, ha registrato anche episodi di intolleranza nei confronti di migranti subsahariani venuti fin qui a loro volta per cercare migliori opportunità. Così, in attesa che si sblocchino le procedure per un sostegno al Paese da parte del Fondo monetario internazionale, la Tunisia deve fare i conti con numeri preoccupanti e poche risorse su cui contare. Secondo le ultime stime della Banca Mondiale, dopo la contrazione registrata nel 2020 (-8,7%) e legata alla pandemia, l’economia è sì cresciuta ma deve scontare una marcata difficoltà di accesso ai mercati finanziari internazionali. In altre parole, l’assenza di un programma con l’Fmi, rende più difficile mobilitare le risorse estere con effetti a catena e, in un’ultima analisi, un preoccupante livello di disoccupazione. Questa ha raggiunto il 18,4% nel 2021 per poi migliorare nel 2022, mantenendo però un tasso maggiore tra le donne (24,1%), i diplomati (30,1%) e gli abitanti delle regioni interne.

Il Paese è come a un bivio, in questa difficile situazione economica e sociale, e l’Italia è uno dei Paesi che più sta insistendo perché si arrivi a un’intesa con la comunità internazionale. Con oltre 900 imprese attive in Tunisia, l’Italia ha una presenza significativa ed è il primo partner commerciale straniero, prima ancora della Francia. Una vicinanza economica, ma anche geografica e culturale molto sentita, che sta cercando e trovando diverse modalità di espressione. Ed è una vicinanza che riporta anche alla presenza di comunità radicate da una parte e dall’altra del Mediterraneo. Così se alla Goulette di Tunisi è ancora vivo il ricordo della Petite Sicile, il quartiere in cui nacque Claudia Cardinale, e non è raro incontrare gente che parla in italiano, dall’altra parte c’è una diaspora di circa centomila tunisini che vivono in Italia che può essere una risorsa anche per chi ha deciso di rimanere nella propria terra di origine.

Questo, per esempio, è il senso di un altro progetto finanziato dalla Cooperazione italiana, MobiTRE, condotto insieme all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).  Il progetto è rivolto alle popolazioni che vivono nei governatorati di Kef, Jendouba, Médenine e Tataouine, nel nord-ovest e nel sud-est della Tunisia. L’obiettivo è ambizioso: mettere in contatto gli imprenditori che vivono all’estero, in Italia, con chi invece vuole fare impresa in Tunisia. Questo matching è stato reso possibile da studi preparatori e da un lavoro di collegamento portato avanti sul campo dalla stessa Oim. In circa tre anni sono stati accompagnati 36 progetti di investimento tra tunisini residenti in Italia e piccoli imprenditori tunisini residenti nelle regioni oggetto dell’iniziativa.

Il centro culturale di Djerba

Il centro culturale Houch Yamma a Djerba. © Martina Palazzo / Aics Tunisi

Altri 20 progetti che non avevano trovato partner in Italia sono stati considerati validi, accompagnati e hanno ricevuto una sovvenzione di 10 mila euro circa. Ed è stata fatta tanta formazione. L’obiettivo finale ancora una volta era quello di creare lavoro. Come a Djerba, l’isola rinomata per le sue spiagge, dove Aics ha sostenuto tra gli altri il centro culturale Houch Yamma di Samira Ali, che pur tra tante difficoltà ha creato un luogo dove i turisti possono avvicinarsi alla cultura enogastronomica e all’artigianato locale. “Questo è uno spazio polivalente, i nostri visitatori possono realizzare insieme a noi alcuni prodotti, vengono accompagnati nella nostra cultura” racconta Samira Ali, sottolineando il suo amore per le tradizioni e lavorando perché queste tradizioni apprese dalla madre non scompaiano ma contribuiscano anzi a creare lavoro.

Biografia
Gianfranco Belgrano
Nato a Palermo nel 1973, Gianfranco Belgrano è un giornalista e si occupa soprattutto di esteri con una predilezione per l’Africa e il Medio Oriente. È direttore editoriale del mensile Africa e Affari e dell’agenzia di stampa InfoAfrica, per i quali si sposta spesso nel continente africano. Ha studiato Storia e Lingua dei Paesi arabi e vissuto per alcuni anni tra Tunisia, Siria e Inghilterra prima di trasferirsi a Roma. Ha lavorato o collaborato con varie testate (tra cui L’Ora ed EPolis) e si è avvicinato all’Africa con l’agenzia di stampa Misna, lasciata nel 2013 per fondare con alcuni amici e colleghi il gruppo editoriale Internationalia.
You don't have permission to register