Ultimi articoli

  /  Rubriche   /  Interviste   /  L’Africa, il futuro è là.
Foto di Marco Tognarini

L’Africa, il futuro è là.

“In Europa non usiamo la parola aiutare. In quanto l’Africa è un partner col quale possiamo condividere numerose opportunità”. Parla l’Ambasciatore Ranieri Sabatucci

Ranieri Sabatucci Ambasciatore dell’UE all’Unione Africana

Africa, il futuro è là. Parola di chi l’Africa la conosce molto bene: Ranieri Sabatucci, Ambasciatore dell’UE all’Unione Africana. E nell’intervista rilasciata a Oltremare ne motiva le ragioni.

“Se fossi un imprenditore italiano inizierei a posizionarmi in Africa”: un consiglio-invito che Lei ha lanciato al Meeting di Rimini. Perché un imprenditore italiano dovrebbe seguire questa indicazione?

Per una serie di motivi. Il primo, è che l’Africa parte da un livello economico molto basso, e quindi le probabilità che l’economia continui a crescere sono elevate. Il secondo, è che comunque già da svariati anni c’è un tasso di crescita del 4-4,5% all’anno, e l’Africa oggi è la seconda regione del mondo per velocità della crescita economica. Quindi per dei Paesi che hanno difficoltà di crescita economica, investire in Africa è come cambiare locomotiva: si prende una locomotiva più potente per valorizzare gli investimenti. Il terzo motivo, è che l’Africa sta iniziando un processo di integrazione economico (sancito dall’African Continental Free Trade Area (Afcta), ndr) che dovrebbe creare un mercato comune di 1 miliardo e 200 milioni di persone. Ne consegue che investimenti che fino ad oggi erano poco interessanti dal punto di vista dell’economia di scala, diventano adesso interessanti nel quadro di un mercato comune. La quarta ragione è che, a mio avviso, gli italiani hanno, dal punto di vista attitudinale e di esperienza, una predisposizione positiva a lavorare in Africa. Più di altri competitor, siamo in grado, grazie alla nostra storia, di capire i meccanismi e le mentalità prevalenti in un mercato africano. Decisivo sarà il fattore-tempo. Dobbiamo essere consapevoli che i vantaggi maggiori andranno a coloro che investiranno prima. La sfida è oggi.

Ambasciatore Sabatucci, in Italia nel dibattito e nelle polemiche che hanno riguardato lo scottante tema dei migranti, si è spesso detto e scritto: “aiutiamoli a casa loro”...

Intanto in Europa noi non usiamo molto la parola “aiutare”. In quanto per noi l’Africa è un partner col quale possiamo condividere numerose opportunità e affrontare, insieme, anche sfide transnazionali come quelle legate al cambiamento climatico o alle migrazioni. Quindi il nostro intervento in Africa, e ricordo in proposito che siamo di gran lunga il principale finanziatore della cooperazione internazionale in Africa, è rivolto verso l’identificazione congiunta di interessi comuni e condivisi.

Questo approccio, che rappresenta il tratto distintivo della visione italiana quanto ai rapporti con l’Africa, è oggi maggioritario in Europa?

A livello di cooperazione internazionale e di relazioni con l’Africa, questo approccio è assolutamente condiviso. Ovviamente il linguaggio deve ancora adattarsi a quella che è diventata la nuova realtà politica rispetto alle relazioni con l’Africa.

In questa visione di cooperazione paritaria e di lotta alle disuguaglianze, quale spazio ha il tema, da più parti ritenuto cruciale, dei diritti umani e sociali?

Il nostro partenariato con l’Unione Africana, in particolare se lo vediamo dal punto di vista dei finanziamenti, è fortemente indirizzato verso il sostegno di missioni di pace, quindi di natura militare. Infatti il più grande programma di sviluppo e cooperazione internazionali della storia dell’Unione Europea è per finanziare la missione di pace in Somalia. Questo è un esempio classico del nostro partenariato. E mi spiego: il fatto che in Somalia non esistesse alcun ordine e amministrazione, rappresentava un problema enorme per l’Europa. Lei sa benissimo che quella zona del mondo è un po’ la vena giugulare del commercio internazionale, soprattutto per gli europei, e ricordiamo tutti le difficoltà causate dalla pirateria. Una seconda, e non meno importante, problematica riguarda il terrorismo. Il contenimento e il contrasto ad al Shabaab, è un elemento di criticità per la sicurezza dell’Europa. Attraverso il nostro partenariato con l’Unione Africana siamo stati in grado di stabilizzare la situazione in Somalia e stiamo lavorando, insieme, per progredire verso la creazione di istituzioni che possano progressivamente prendersi in carico la stabilizzazione della Somalia. Non li stiamo ‘aiutando’ ma stiamo lavorando insieme su qualcosa che interessa sia noi che l’Africa. Ricordo, peraltro, che la Somalia è uno dei principali Paesi di migranti verso l’Europa.

Investire in Africa significa dunque per l’Italia e l’Europa investire per la sicurezza?

Assolutamente sì. È investire sulla nostra sicurezza e sulla nostra prosperità economica e direi anche sociale, perché creiamo posti di lavoro, anche in Europa fra l’altro. È quindi è una cosa che vale la pena fare e fare presto.

Ambasciatore Sabatucci, se Lei dovesse raccontare a dei giovani italiani cosa è l’Africa, come la racconterebbe?

Direi loro che l’Africa può rappresentare il nostro futuro, ma in maniera differente da come era visto in passato. Una volta, l’Africa era una fonte di materie prime. Oggi è il bacino, quasi inesplorato, di creatività, arte, cultura. Basta vedere l’emergere di nuove espressioni musicali e di design per capire che il futuro è là. E questo è un motivo da aggiungere riguardo le opportunità di investimento per le imprese italiane, perché l’Italia è un Paese che ha una reputazione internazionale riconosciuta in questi ambiti particolari.

L’Africa è anche a un passo dalle nostre coste: mi riferisco in particolare alla Libia.

Lo stato attuale della Libia rappresenta un problema sia per noi europei che per gli africani. In particolare per gli africani perché la situazione del trattamento dei loro migranti è inaccettabile. Abbiamo visto le scene drammatiche della vendita di schiavi nei programmi della Cnn, e nei campi di detenzione della Libia ci sono cittadini africani. In più, le frontiere a Sud vedono continuamente pericoli legati al terrorismo e ai traffici illegali. Questo è un settore in cui cooperiamo moltissimo con l’Unione Africana e dove vorremmo fare ancora di più. Abbiamo finora rimpatriato e reintegrato 45mila migranti africani, però questo non basta. Finché la Libia non sarà un Paese stabile, sarà impossibile gestire i flussi migratori sia per noi che per gli africani. Quello che è necessario, è insistere su un approccio collettivo della comunità internazionale, sotto la leadership delle Nazioni Unite, per assicurare una tregua e riprendere il cammino verso la stabilità e la pace. In questo contesto, l’UE e l’UA devono lavorare insieme.

Bandiera Unione Africana

 

You don't have permission to register