PALESTINA
Il diritto all’istruzione negato nei Territori palestinesi occupati
Il diritto all'istruzione non è garantito dappertutto nel mondo. Lo sa purtroppo bene la comunità palestinese di Isfey, nei territori della Cisgiordania occupati da Israele. Qui, una scuola costruita con i fondi della cooperazione italiana è durata tre giorni prima di essere distrutta dall'esercito israeliano, negando così agli alunni la possibilità di studiare e imparare
La mattina del 23 novembre 2022 le forze di occupazione israeliane hanno demolito una scuola elementare appena costruita con fondi della cooperazione italiana nella zona rurale di Isfey, a Masafer Yatta, nel governatorato di Hebron, ed entrata in funzione solo tre giorni prima.
A quella scuola andavano i bambini di Isfey e di quattro comunità della zona, Isfey al Fauqa, Isfey al Tihta, Tuba e Maghayer al Abeed. “Prima dovevamo andare in un’altra scuola, lontana quattro chilometri da casa” spiega una bambina ad Aics Gerusalemme. “Ero così felice che finalmente avevamo una scuola vicina e che non dovevamo più camminare tanto per studiare” dice un altro alunno. Durante il tragitto i bambini rischiavano inoltre di essere presi a sassate dai coloni israeliani che occupavano illegalmente un terreno vicino.
La comunità di Isfey si trova nell’area C dei Territori palestinesi, zona sotto il controllo israeliano dove all’autorità palestinese è proibito intervenire e operare. Le famiglie della comunità che abitano lì da decenni vivono perlopiù di agricoltura e di allevamento di bestiame. Tutte le case della comunità hanno ricevuto l’ordine di demolizione e le famiglie sono minacciate costantemente di deportazione da parte delle autorità israeliane. Tuttavia, in base alla IV Convenzione di Ginevra, ratificata da Israele nel 1951, anche uno stato occupante sarebbe tenuto a garantire che le strutture educative siano adeguate alla cura e all’istruzione dei bambini all’interno dei territori che occupa.
A questa mancanza ha tentato di sopperire il progetto finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e attuato dai suoi partner. La scuola, i cui lavori erano iniziati a settembre 2022, era frequentata da 22 bambini, dai 6 anni a 14 anni e ci insegnavano cinque maestre mandate appositamente laggiù dal ministero dell’Istruzione palestinese.
La mattina della demolizione “eravamo appena arrivati a scuola e stavamo leggendo i nostri libri quando abbiamo sentito i soldati arrivare” raccontano gli alunni. “Abbiamo utilizzato la scuola per soli tre giorni, da domenica a martedì. I soldati israeliani sono arrivati mercoledì alle nove del mattino. Ci hanno detto che avevamo tre minuti di tempo per uscire fuori”. Ma i bambini, per proteggere la nuova scuola da loro tanto desiderata, si sono rifiutati di uscire dalle aule. “A questo punto, i soldati ci hanno chiuso dentro le aule. Hanno poi iniziato a lanciare dei gas lacrimogeni, in modo tale da non permetterci di uscire fuori” continuano. “Con l’aiuto delle maestre siamo riusciti a fuggire dalle finestre e abbiamo iniziato a correre mentre loro ci rincorrevano” aggiunge uno degli alunni presenti quella mattina. “I soldati”, raccontano i bambini, “continuavano a dire: ‘tra tre minuti questa scuola sarà distrutta. Non potrete studiare qui e non potranno costruirne un’altra’. Hanno poi strappato i libri e ci hanno preso le scrivanie, le sedie e gli zaini. Hanno portato via tutto, adesso non abbiamo più niente”.
Mentre i soldati demolivano la scuola, le famiglie hanno innalzato le bandiere palestinesi e hanno cantato l’inno nazionale palestinese come simbolo di resistenza, racconta un anziano della comunità. All’indomani dalla demolizione, il ministero dell’Educazione palestinese ha consegnato alla comunità una grossa tenda, che creava un unico grande ambiente di studio, per garantire ai bambini la possibilità di continuare a imparare. “Invece delle sedie abbiamo utilizzato le pietre e abbiamo continuato a studiare, purtroppo senza i nostri libri” raccontano gli studenti. Tuttavia, dopo qualche giorno, anche la tenda è stata confiscata dall’autorità israeliana.
I bambini di Isfay non si danno però per vinti e hanno un solo desiderio: “Vogliamo avere la possibilità di studiare come tutti gli altri e potere raggiungere la nostra scuola in modo sicuro, senza dovere ogni giorno rischiare la vita durante il lungo tragitto a piedi che percorriamo” dicono. “Possono distruggere quello che vogliono ma noi ricostruiremo un’altra scuola e rimarremo qui”.
Del progetto Aics qualcosa però rimane già. Per aiutare i palestinesi ad accedere a servizi sanitari essenziali nell’area C, dove sono costantemente a rischio di trasferimento forzato, è stata costruita anche una clinica a Masafer Yatta che serve 460 persone provenienti anche dei villaggi vicini. Nell’ambito di questa iniziativa sono state già formate 30 donne sui temi dell’allattamento naturale, della nutrizione infantile e della salute riproduttiva, mentre 34 membri della comunità hanno ricevuto una formazione sul primo soccorso. In 84 hanno invece partecipato a corsi per imparare a proteggersi meglio dal pericolo del Covid-19.