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Così in Tunisia le oasi fermano la sabbia del deserto

A Rjim Maatoug un ventennale progetto della Cooperazione italiana ha contribuito a sottrarre al deserto 2500 ettari di terra dove oggi si produce il 5% dei datteri destinati all’export. Una storia di partnership di successo

Uno spettacolo mozzafiato, un miraggio trasformato in realtà dalla concreta opera umana. A Rjim Maatoug, nel sud-ovest desertico della Tunisia, l’acqua custodita per chissà quanti anni nelle profondità della terra è stata trovata e fatta risalire e oggi alimenta un sistema di irrigazione che ha consentito di sottrarre al deserto 2500 ettari di terra. Qui la Cooperazione italiana è protagonista insieme alla Tunisia: lo dicono le tante bandiere italiane e tunisine disegnate sui cartelloni che si incrociano per strada, lo dicono le persone con cui si parla. I nuovi uffici di Tunisi occupati da Aics sono lontani, ma Rjim Maatoug è una delle storie di eccellenza che a Tunisi amano raccontare. E i numeri danno ragione: grazie a un programma italiano che va avanti da 20 anni, il lavoro speso in questo lembo di terra non lontano dal confine con l’Algeria ha consentito di stabilizzare le popolazioni nomadi della regione, dare vita a sei villaggi che ospitano una popolazione di circa settemila abitanti e avviare una coltivazione di palme da dattero che ha trasformato questo luogo in un’area capace di coprire il 5% della produzione nazionale, rappresentando così una significativa fonte di reddito. Decisiva è stata la collaborazione con il ministero della Difesa tunisino – siamo in zona frontaliera – per operare in un’area dove negli anni ‘80 venne rilevata la presenza di acqua in profondità, una riserva gigantesca che si estende tra la Tunisia, la Libia e l’Algeria.

Un cartello che segnala il progetto di cooperazione tra Italia e Tunisia.

Un cartello che segnala il progetto di cooperazione tra Italia e Tunisia. © Martina Palazzo / Aics Tunisi

Rjim Maatoug è un po’ il fiore all’occhiello della Cooperazione italiana, è un progetto che si trova nella fase finale di implementazione, con attività infrastrutturali che si concluderanno nel 2023 e attività di assistenza che si protrarranno fino al 2024. Ma Rjim Maatoug ha dato il via a iniziative analoghe nelle aree adiacenti, creando oasi secondo una logica che prende spunto da quelle che erano le dinamiche delle oasi tradizionali legandosi però a un concetto moderno di agricoltura e a un uso più razionale della principale risorsa di queste zone: l’acqua.

Una palma a Rjim Maatoug. © Martina Palazzo / Aics Tunisi

Lungo la strada che collega Tozeur a Rjim Maatoug ci sono le oasi di Hazoua e Tamerza. L’accoglienza del sindaco di Hazoua, Attiat Bensaid, è calorosa, il racconto attorno a un tavolo della sede provvisoria del comune sulle azioni intraprese e sui progetti in vista è un susseguirsi di piccole conquiste e di problemi che altrove sarebbero marginali ma che qui la carenza d’acqua e la quotidiana lotta contro la sabbia rendono prosaicamente esistenziali. Si va dalla raccolta della spazzatura allo smaltimento, dagli allacci e dai servizi ai nuovi mezzi acquistati grazie ai fondi della Cooperazione e messi in mostra nello spiazzo antistante.

L'oasi di Hazoua.

L’oasi di Hazoua. © Martina Palazzo / Aics Tunisi

Hazoua è una delle nuove municipalità che sta ricevendo aiuti dall’Italia: un sostegno al decentramento che ha l’obiettivo di migliorare i servizi di base di 31 nuovi comuni creati tra il 2015 e il 2016 e localizzati in dieci diversi governatorati. Il territorio di Hazoua ricade nel governatorato di Tozeur: “Stiamo facendo un grande sforzo per migliorare le nostre strade, abbiamo trasformato una discarica in un parco che adesso accoglie le famiglie nel tempo libero, presto avremo una sede per il nostro comune”, racconta il sindaco, che qualche giorno dopo l’incontro sarà costretto alle dimissioni come tutti i sindaci della Tunisia per decisione del presidente Kais Saied.

Qui il turismo non è mai arrivato. A poca distanza c’è Tozeur con i suoi alberghi, immortalata anche in una celebre canzone di Franco Battiato (“I treni di Tozeur”). A Hazoua come a Tamerza, il sostegno alle famiglie arriva dalla pastorizia e dalla vendita dei datteri. Le oasi sono irrigate grazie a pozzi profondi anche chilometri: l’acqua arriva in superficie bollente, poi viene convogliata in una serpentina che la raffredda rendendola disponibile per l’irrigazione. Uno di questi sistemi sta per essere rimesso in funzione grazie ad Aics e Remo Zulli, responsabile dei progetti di Aics a Tozeur, non nasconde la propria soddisfazione per un’opera che una volta completata migliorerà la disponibilità di acqua per i contadini e di conseguenza anche il loro reddito. “Più acqua significa una maggiore produzione, in particolare di datteri, il prodotto principe di questa zona destinato all’esportazione, ma significa anche poter diversificare” sottolinea Zulli, agronomo di formazione e abruzzese di origine, con anni di esperienza in cooperazione in diversi Paesi del Sahel.

Il nome del progetto, “Sviluppo rurale integrato nelle delegazioni di Hazoua e Tamerza” dà la misura di quello che si sta facendo. “Sviluppo rurale integrato – sottolinea Zulli – significa che si lavora in ambito agricolo ma anche in altri ambiti, come il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali, soprattutto cercando di fornire delle fonti di reddito alternative, oltre alla produzione del dattero”. La riabilitazione del sistema di raffreddamento delle acque geotermiche da utilizzare poi per le irrigazioni delle colture è uno dei progetti in corso. Era una struttura fortemente rovinata, con perdita notevole di acqua fossile, proveniente da una sorgente profonda circa 2,4 chilometri, con una temperatura all’uscita di circa 80 gradi. “Siamo quasi alla fine dei lavori, ritardati dal Covid e dalla mancanza di materiali – dice ancora Zulli – ma ormai ci siamo”.

© Martina Palazzo/ Aics Tunisi

L’acqua raffreddata da questo sistema andrà a beneficio della popolazione che vive in queste oasi. “Qui in zona – prosegue Zulli – si possono trovare due tipi di oasi. Le oasi vicine alle principali città – come Nefta, Tozeur, Tamerza – sono di tipo ancestrale, nate attorno a sorgenti naturali che si trovavano lungo le rotte carovaniere. In epoca moderna, queste oasi sono diventate fonti di reddito importanti grazie alla palma da dattero che qui nel sud della Tunisia è una delle principali filiere insieme all’allevamento”. In tempi più recenti, il governo ha investito in quelli che sono chiamati perimetri irrigui oppure oasi moderne. “Queste – dice ancora Zulli – sono oasi a coltura intensiva di palme da dattero create grazie all’acqua fossile trovata più in profondità”. E non si produce solo dattero. “Un’oasi ha in genere tre livelli: lo strato più alto è quello occupato dalla palma da dattero, quello intermedio da altre piante da frutto (il melograno, le arance), e lo strato più basso, alla base della palma, serve alla produzione di foraggio, piante medicinali, ortaggi”.

Pennellate di verde nel Sahara che prova ad avanzare e che l’uomo tenta di bloccare e rendere vivibile. Verde, come l’olio offerto in una ciotola da Monji Madi, contadino di Rjim Maatoug. “Qui riusciamo a coltivare anche gli olivi” dice indicando con l’indice una piccola distesa di alberi, lui che vive ad Al-Amal, La Speranza, uno dei villaggi che costituiscono il comune di Rjim Maatoug. Sorride Madi, poi aggiunge: “Gli altri villaggi sono Al-Nasr, La Vittoria, Al-Salam, La pace, e Al-Firdaws, Il Paradiso”.

Biografia
Gianfranco Belgrano
Nato a Palermo nel 1973, Gianfranco Belgrano è un giornalista e si occupa soprattutto di esteri con una predilezione per l’Africa e il Medio Oriente. È direttore editoriale del mensile Africa e Affari e dell’agenzia di stampa InfoAfrica, per i quali si sposta spesso nel continente africano. Ha studiato Storia e Lingua dei Paesi arabi e vissuto per alcuni anni tra Tunisia, Siria e Inghilterra prima di trasferirsi a Roma. Ha lavorato o collaborato con varie testate (tra cui L’Ora ed EPolis) e si è avvicinato all’Africa con l’agenzia di stampa Misna, lasciata nel 2013 per fondare con alcuni amici e colleghi il gruppo editoriale Internationalia.
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