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Debito, la proposta di Link 2007 per la presidenza italiana del G20

Si chiama Release G20 ed è l’iniziativa messa a punto da Link 2007 per affrontare in maniera originale la questione del debito che grava sui Paesi più poveri in un anno che vedrà l’Italia protagonista alla presidenza del G20.

Si chiama Release G20 ed è l’iniziativa messa a punto da Link 2007 per affrontare in maniera originale la questione del debito che grava sui Paesi più poveri in un anno che vedrà l’Italia protagonista alla presidenza del G20. Associazione di coordinamento che raggruppa importanti e storiche Organizzazioni non governative italiane, Link 2007 ha elaborato in uno studio un meccanismo flessibile per la riduzione del debito e lo sviluppo sostenibile in un’ottica di rilancio della cooperazione internazionale.

L’iniziativa Release G20, si legge nello studio, prevede una totale o parziale riduzione del debito, con la creazione da parte del Paese debitore, di un fondo di contropartita in valuta locale finalizzato allo sviluppo sostenibile (un Sdg Fund) nominalmente equivalente al valore della riduzione netta del capitale e relativi interessi che verrebbero abbuonati. L’obiettivo è quello di promuovere il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (gli ormai noti SDGs) da parte dei Paesi più fragili che si trovano a far fronte alla crisi economica causata dalla pandemia, che – sottolineano a Link 2007 – sta amplificando le fragilità strutturali originate da disuguaglianze e sottosviluppo, favorendo investimenti sostenibili a medio e lungo termine in strutture e servizi resilienti, sia su iniziativa pubblica coinvolgendo la società civile, sia con incentivi per il settore privato. In altre parole, secondo i promotori di un’iniziativa pensata come proposta per il G20, seguendo proprio ciò che il Forum dei 20 grandi ha iniziato già lo scorso anno, la promozione degli investimenti, specialmente nei Paesi in via di sviluppo con un alto potenziale demografico come nel continente africano, può stimolare la crescita economica sostenibile, favorire il commercio, assicurare i servizi e creare posti di lavoro stabili. Ciò in modo globale. Questo perché, a fronte di una ristrutturazione dei debiti si scongiurerebbe il dilagare di situazioni di default economico promuovendo al tempo stesso investimenti per la ripresa finalizzati agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Come sottolineato in un loro articolo apparso su Africa e Affari, Galileo Pozzoli e Daniela Sabelli, dello studio legale Squire Patton Boggs, la questione del debito è tutt’altro che secondaria in Africa e ha assunto un peso ancora più significativo proprio a causa della pandemia, perché i Paesi faticano a generare entrate fiscali come precedentemente programmato. Le statistiche internazionali a cura della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (Fmi) individuano l’area subsahariana come la regione con i livelli di debito a più rapida crescita a livello mondiale, con circa il 40 per cento dei Paesi di quest’area in situazione di debt distress. Nel 2019 (dati Banca mondiale), il continente aveva 73,8 miliardi di dollari di debito estero contro i 19,8 registrati nel 2009. Un salto quadruplo in dieci anni che con ogni evidenza si è allungato ulteriormente nel 2020, l’anno del Covid-19. Nella loro analisi i due avvocati di Squire Patton Boggs ipotizzano quattro differenti percorsi per affrontare questa situazione confermando che l’opzione più praticabile è quella di una ristrutturazione del debito, nonostante questa “comporti un aumento dei costi di prestito e incida sulla possibilità di avere prestiti in futuro”.

L’iniziativa di Link 2007 prova in realtà proprio a superare questi rischi proponendo la costruzione di un meccanismo dove a fronte di una ristrutturazione del debito si creerebbe un fondo con i Paesi che ridurrebbero la spesa pubblica per il servizio del debito in cambio dell’impegno a investire, nelle proprie economie, l’equivalente in valuta locale, in tempi da concordare. Una vera e propria conversione che combinata con strumenti di blending potrebbe assicurare livelli di crescita, creare posti di lavoro dignitosi e raggiungere maggiori livelli di sostenibilità.

“I vantaggi della conversione dei debiti in fondi locali di investimento sono chiaramente comprensibili” sottolinea Roberto Ridolfi, presidente di Link 2007. “In particolare, essa permette di programmare e realizzare progetti immediati in coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, rafforza l’ownership dei rispettivi Paesi e l’assunzione di responsabilità nella gestione dei fondi e nello sviluppo della capacità amministrativa; convince più facilmente i creditori a mantenere e rafforzare i rapporti con tali Paesi”.
L’obiettivo finale resta sempre lo stesso ovvero la promozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (secondo l’Agenda 2030) e il loro conseguimento da parte di quei Paesi le cui fragilità strutturali sono state ulteriormente evidenziate dalla pandemia.

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