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Questioni di giustizia: per il Civil 20 tutto si tiene, dai debiti al vaccino

Le raccomandazioni sul tavolo della presidenza italiana del G20. Al centro di un colloquio con Oltremare a più voci. Italiano e globale, nel nome delle società civili.

Un impegno di giustizia, da assolvere subito. Perché rimandare non può essere una soluzione e perché oggi il nodo è ancora più difficile da sciogliere di quanto non fosse 20 anni fa, al tempo della campagna Jubilee 2000, che sulla cancellazione del debito dei Paesi poveri aveva spinto governi e istituzioni internazionali a muoversi. Con scelte nella direzione giusta, alle quali non erano però seguite le riforme di sistema necessarie in un’ottica di sostenibilità. È il filo rosso che attraversa un colloquio organizzato da Oltremare con i rappresentanti del Civil 20, uno degli “engagement group” del G20 a presidenza italiana.

Le loro voci sono parte di un coro globale, espressioni di società civili di decine di Paesi, da quelli più industrializzati a quelli più svantaggiati. Il problema del debito, in anni di pandemia, è solo uno dei temi discussi. E però appare subito decisivo, punto di arrivo e partenza di dinamiche controverse o controproducenti, almeno nell’ottica degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030 dell’Onu. “Oggi uno dei problemi è quello dei creditori privati” premette Riccardo Moro, sherpa del Civil 20, analizzando e rilanciando le richieste di cancellazione sul tavolo della presidenza italiana. La lettura è che, rispetto agli interventi del 2000, oggi il fardello sulle spalle dei Paesi più vulnerabili si è aggravato a causa di un cambiamento nella sua struttura: pesano sempre di più banche, fondi di investimento e speculatori, realtà private non toccate da quella sospensione dei pagamenti sugli interessi del debito decisa l’anno scorso dal G20 a presidenza saudita. Secondo Moro, la campagna di 20 anni fa portò a risultati importanti e per certi versi fu un successo. “Non fu però risolto tutto” aggiunge lo sherpa, citando appunto il nuovo ruolo dei creditori privati, parlando di impegni “non rispettati appieno” e della mancata creazione di “condizioni di sostenibilità per i Paesi indebitati”.

Riccardo Moro, sherpa Civil 20

Secondo stime rilanciate dalla testata Bloomberg, solo 25 società, fondi e banche parte dell’Africa Private Creditor Working Group detengono titoli e proprietà nel continente per oltre 9mila miliardi di dollari. Una di queste, l’americana BlackRock, ha nel portafogli bond per un miliardo di dollari in Ghana, Kenya, Nigeria, Senegal e Zambia.

Stefano Prato, sous-sherpa Finanze Civil 20

Ne parla anche Stefano Prato, sous-sherpa Finanze del Civil 20. “La questione del debito mostra in modo perfetto che i flussi finanziari non vanno da nord a sud ma da sud a nord” dice. “Il sud produce spesso ricchezza che poi ritorna al nord invece di essere investita in quei servizi pubblici e infrastrutturali necessari ad avanzare verso l’Agenda 2030”. Secondo Prato, “al G20 non si chiede né carità né solidarietà ma di fare giustizia”. La tesi è che “le ragioni del debito sono in larga parte non imputabili ai Paesi debitori ma alla ‘suddivisione del lavoro’ in un’economia globale che li costringe a esportare solo commodities, minerali e materie prime non trasformate e a importare invece qualsiasi altra cosa”. E c’è di più. “A seguito della risposta alla crisi del 2008-2011 nei Paesi ricchi si è creato un eccesso di liquidità all’origine di un flusso drammatico di ‘hot money’, con investimenti ad alto tasso di rischio” dice Prato. Convinto che il rischio, per sua natura, dovrebbe comportare la possibilità di perdite. “Se invece ancora una volta i Paesi ricchi prendono le parti delle loro banche e del loro settore privato immettendo liquidità pubblica nel mercato”, sottolinea il sous-sherpa, “ritorniamo in un circolo vizioso”.

Tra le parole chiave di Civil 20 ci sono “giustizia” e “obbligo morale”. Le stesse, che insieme a una terza, “buonsenso”, animano il confronto sulla pandemia e gli strumenti necessari a fronteggiarla. Secondo Stefania Burbo, chair del Civil 20, “quello che viene fuori oggi è l’impatto di decenni di indebolimento dei sistemi sanitari pubblici, di limitazioni in termini di personale sanitario formato e stipendiato in modo adeguato e infine di accesso a farmaci e vaccini”. Oggi sarebbero più che mai necessari investimenti nella salute globale e nella condivisione della ricerca scientifica. “Esigenze strettamente collegate al tema del Covid-19”, sottolinea la chair, “con test, terapie e vaccini che devono essere considerati come beni pubblici globali”.

Burbo discute di un articolo dell’economista indiana Jayati Ghosh, dal titolo Vaccine Apartheid, e di un allarme lanciato da Winnie Byanyima, direttrice esecutiva di Unaids, l’ente delle Nazioni Unite specializzato nel contrasto al virus dell’Hiv e alla sindrome da immunodeficienza acquisita. Stime credibili, sempre secondo Byanyima, indicano che nove cittadini su dieci nei Paesi più svantaggiati non avranno un vaccino contro il Covid-19 quest’anno.

Stefania Burbo, chair Civil 20

Un monito chiave, ripreso nelle raccomandazioni del Civil 20 ai capi di Stato e di governo, riguarderà il rischio che prezzi troppo alti blocchino l’accesso ai vaccini e spingano i Paesi più svantaggiati in una crisi del debito ancora più profonda. Secondo Burbo, “è necessario mantenere una visione complessiva della crisi sanitaria, altrimenti non si riuscirà a tenere la pandemia sotto controllo ancora per anni”.

È la cornice di una disputa in primo piano il 10 e 11 marzo, in occasione di una riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto). Al Consiglio Trips, acronimo di Agreement on Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights, si sono scontrate le posizioni di chi chiede una deroga a questo accordo degli anni Novanta che disciplina la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e di chi difende la piena titolarità delle aziende sui brevetti. Secondo Burbo, “con una decisione perfettamente legale, prevista dall’intesa e motivata dall’emergenza sanitaria, rispetto a farmaci, vaccini e altri dispositivi di contrasto al nuovo coronavirus, il Wto può sospendere temporaneamente l’applicazione del Trips”. Una scelta del genere potrebbe scongiurare il ripetersi di errori già commessi in passato per la lotta contro l’Aids, sottolinea la chair: “Prezzi elevati e restrizioni legate alla proprietà intellettuale provocarono nell’Africa subsahariana milioni di morti che si sarebbero potuti evitare”. L’auspicio è quello di una moratoria transitoria, fin tanto che non venga raggiunta un’immunità diffusa. “Si tratta di una richiesta avanzata mesi fa da India e Sudafrica, Paesi del G20, e sostenuta da oltre cento Paesi nel mondo”.

Valeria Emmi, sous-sherpa Civil 20

C’è poi un altro tema, senza né un nord né un sud, evidenziato da organizzazioni della società civile a tutte le latitudini. “La presidenza italiana non può prescindere dall’impatto che la pandemia sta avendo sui diritti delle donne e delle ragazze” dice Valeria Emmi, sous-sherpa del Civil 20. “C’è il rischio di compromettere i progressi pur timidi ottenuti finora, aggravando disuguaglianze e discriminazioni”. Isolamento sociale vuol dire più violenza domestica e meno diritti sul piano della salute, anche di quella riproduttiva, non solo in Paesi a reddito basso. “In Italia nel 2020 è quadruplicato il numero delle chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità per il contrasto e la prevenzione delle violenza di genere” dice Emmi. Che, guardando al cammino da affrontare, parla anche di un altro impegno non rinviabile: “Il G20 deve elaborare una road map per raggiungere l’obiettivo definito a Brisbane nel 2014, vale a dire ridurre del 25 per cento la disuguaglianza di genere nella partecipazione al mercato del lavoro entro il 2025”.

 

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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