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Carbonia_EMERGENCY_ © ph.Andrea Simeone

Ong ai tempi dei coronavirus

Nuovi progetti in Italia per aiutare gli ultimi e la nuova marginalità creata dalla crisi, i progetti nei campi profughi e Paesi fragili per evitare l’esplosione della pandemia, le preoccupazioni per posti di lavoro e tenuta dei progetti. Ecco le voci del mondo delle organizzazioni non governative.

Dalla riprogrammazione all’estero ai progetti nazionali per contenere l’emergenza coronavirus, passando per le preoccupazioni per la tenuta economica e il lavoro dei 20mila attivi nelle Ong registrate. Anche il mondo della cooperazione internazionale non governativa è stato fortemente colpito dalla pandemia. Sono state settimane convulse, dove si è dovuto ripensare ai progetti nei paesi meno sviluppati, creare rapidamente programmi di aiuto in Italia, uno dei paesi più colpiti da Covid-19, definire piani per le risorse umane contingenti, sospendere alcune campagne donazioni, affrontare i problemi di liquidità, come tante aziende italiane.

«L’emergenza ci ha colpito in un momento di piena attività», spiega Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne e Programmi di Oxfam Italia, «io stavo seguendo In Marcia Per il Clima, un progetto Aics che prevedeva una marcia in otto città italiane collegata ad altrettante marce in 11 paesi EU tra aprile e maggio, e ora non sappiamo come e se potremmo farle in futuro. Nel contempo abbiamo dovuto rafforzare i servizi di mediazione linguistico-culturale e attivare servizi a distanza per informare correttamente i cittadini in difficoltà e le comunità straniere sulle normative di contrasto al virus, per ridurre la diffusione».

 

In tanti sono stati colti alla sprovvista e una parte dei cooperanti ha dovuto lasciare i progetti di sviluppo all’estero. L’Ong milanese Oikos ad esempio ha offerto fin da subito ai collaboratori la possibilità di rientrare in Italia nei quattro paesi dove opera con progetti di cooperazione ambientale. In Tanzania sono rimasti tre esperti italiani e uno in Libano, ma i lavori procedono a regime minimo. Avsi, che ha 200 progetti in corso in 32 paesi, ha creato per ogni progetto un contingency plan, che varia da paese a paese in base al contesto per adattarsi alla situazione continuamente cangiante. «La parte più importante, oltre a cercare di promuovere la formazione a distanza per le scuole chiuse, è stata la lotta al coronavirus nei campi profughi in Libano, in Uganda o in Brasile, dove ci sono decine di migliaia di venezuelani» racconta per telefono Giampaolo Silvestri, Segretario Generale di Avsi. «Abbiamo usato soprattutto whatsapp e annunci audio per comunicare le corrette misure igieniche». Coopi in Gambia distribuisce kit di prevenzione anti Covid-19, mentre in Malawi, attualmente in lockdown, lavora con il gruppo umanitario nazionale. «Stiamo predisponendo i contingency plan e definendo le priorità in base ai finanziamenti disponibili per implementare il piano nazionale socio-sanitario», spiega via skype Michele Angeletti, capomissione Coopi da Lilongwe. «Abbiamo deciso di rimanere per lavorare sull’emergenza umanitaria, dopo aver preso tutte le misure, dato che noi italiani eravamo i più consapevoli del disastro. D’altronde il capitano è l’ultimo che abbandona la nave». Secondo l’Associazione organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, sono ben 3000 i cooperanti che hanno scelto di restare all’estero e continuare il proprio lavoro.

EMERGENCY_Bergamo_Archivio EMERGENCY

 

Italia, nuovo paese prioritario

Messi a tacere i soliti malinformati che chiedevano dove fossero le Ong in pieno Coronavirus, tantissime organizzazioni italiane hanno aperto o potenziato progetti sul suolo italiano. Medici senza frontiere ed Emergency, per esempio, hanno mandato il loro personale negli ospedali delle zone più a rischio, Codogno e poi Bergamo o in Veneto. Con i loro volontari ogni giorno portano la spesa a centinaia di anziani e a persone che non possono muoversi. Intersos è invece in prima linea a Roma e Foggia offrendo screening sanitari, assistenza e materiale informativo multilingue sul COVID-19 a senza fissa dimora e ai più vulnerabili che vivono in insediamenti informali e occupazioni abitative. ActionAid ha realizzato www.Covid19italia.help, una piattaforma lanciata in tempo record da una settantina di attivisti digitali in cui ogni giorno si condividono iniziative di solidarietà e informazioni utili relative all’emergenza Coronavirus. Oxfam ha deciso di sostenere il Careggi l’ospedale di Careggi a Firenze: «Abbiamo definito i bisogni prioritari in termini di attrezzature e materiali, per essere certi che i soldi raccolti siano impiegati tempestivamente e nel miglior modo possibile, seguendo le indicazioni della Protezione Civile”, spiega Elisa Bacciotti.

Un progetto peculiare in fase di definizione è il cash transfer via cellulare per tutti i soggetti deboli non bancabili sul suolo italiano creato da Avsi. «Aiuterà migranti, senza tetto ma anche anziani e soggetti deboli tagliati fuori dal welfare nazionale», spiega Giampaolo Silvestri. «Con la collaborazione di USAID vogliamo arrivare nelle zone dove il virus sta picchiando più duro, per sostenere micro-imprese che non sono nei sistemi del welfare pubblico, che non hanno reddito di cittadinanza, individuati attraverso comuni e organizzazioni di base».

 

Angeli in difficoltà

Sempre di più però le organizzazioni non governative e onlus si trovano in difficoltà. Sono soprattutto le Ong piccole a trovarsi in forte difficoltà già adesso per la gestione delle risorse umane. Servono aiuti per il team building, per la governance digitale, per la gestione delle risorse da parte dei donor. Se per le grandi Ong la riconversione dei progetti e la rapida digitalizzazione dei processi ha permesso di proseguire il lavoro, premiando soprattutto chi ha investito su staff locale nei paesi destinatari, per tante associazioni più piccole la gestione delle risorse umane è stata più complesso. Oikos inizialmente aveva ipotizzato una cassa integrazione al 50% poi ha voluto fare uno sforzo riorganizzativo tenendo attivo tutto lo staff in Italia. Altre hanno fermato il rinnovo di contratti e rimandato nuove call, lasciando tanti esperti e consulenti a casa.

BERGAMO_EMERGENCY_© ph. Sergio Agazzi

C’è poi il timore dei finanziamenti. «Avsi è preoccupata per l’impatto economico e sociale globale. Vedremo riduzioni a finanziamenti importanti, con impatti molto pesanti e arretramenti sugli SDGs» continua Giampaolo Silvestri. «Si fermano tante imprese che avevano iniziato a investire nella sostenibilità e sociale». Oxfam chiede che lo Stato riconosca lo sforzo che il Terzo Settore sta compiendo nella risposta alla crisi, prevedendo la possibilità che le misure a favore delle imprese previste dal decreto “Cura Italia” possano essere estese ad associazioni, cooperative e agli altri enti no profit. Preoccupazione anche per i finanziamenti da fondazioni – numerose hanno posticipato grant e pagamenti – e donors internazionali, molti dei quali pensano a riconvertire progetti e finanziamenti
«Da parte dei donatori stiamo trovando estrema flessibilità, magari con alcune riduzioni, ma ancora attivi», spiega Rossella Rossi – Presidente Istituto Oikos che ribadisce l’importanza dei programmi ambientali. «Non abbiamo intenzione di riconvertirci, crediamo che i temi ambientali rimangano importati, dato che la salute è fortemente correlata a clima e degrado ambientale. Anzi data l’origine del Covid-19 è da considerarsi sempre più una priorità».
Oxfam ha lanciato un appello per raddoppiare i finanziamenti per i sistemi igienico-sanitari. «Nessuno è al sicuro se non lo siamo tutti», commenta Elisa Bacciotti. «Lasciare indietro le fasce più deboli significa esporre tutti». Il problema si farà più complesso nella seconda metà del 2020. Questa crisi sarà uno shock senza precedenti per tutti ed avrà ripercussioni serie sulle Ong che invece dovranno giocare un ruolo centrale anche in patria, concordano tutti gli intervistati. «Servono misure importanti», continua Bacciotti. «Le Ong sono soggetti che stanno dando un grande aiuto. Che possono aiutare a far ripartire il paese. Sono attori economici, soggetti professionali, non possiamo immaginarle composte solo da volontari».

 

Saini_EMERGENCY_© ph. Andrea Simeone

 

Biografia
Emanuele Bompan
Giornalista ambientale e geografo. Si occupa di economia circolare, cambiamenti climatici, green-economy, politica americana. E’ Direttore della rivista Materia Rinnovabile, collabora con testate come La Stampa, Nuova Ecologia e Oltremare. Ha scritto l’Atlante geopolitico dell’Acqua (2019),Water Grabbing – le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (2018) “Che cosa è l’economia circolare” (2017). Ha vinto per quattro volte l’European Journalism Center  IDR Grant, una volta la Middlebury Environmental Journalism Fellowship, una volta la Google DNI Initiative ed è stato nominato Giornalista per la Terra nel 2015.

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