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Rino: risorse, innovazione e sviluppo per le aree di conservazione

Il Mozambico rappresenta un vero e proprio santuario della biodiversità. Regioni ecologiche di rilevanza mondiale, da vaste riserve naturali e foreste a ecosistemi marini e costieri incontaminati caratterizzati da una straordinaria ricchezza di specie animali e vegetali tra cui sei differenti specie di mangrovie rappresentando la seconda maggior estensione del continente africano

Le riserve naturali del Mozambico ospitano elefanti, ippopotami, leoni, leopardi e coccodrilli – e anche una vasto numero ad oggi ancora sconosciuto di insetti e piante molti dei quali endemici del Paese. Con oltre 2.700 chilometri di litorale, le aree marine e costiere sono caratterizzate da barriere coralline che fanno da rifugio ad oltre 1.200 specie marine, tra le quali l’unica popolazione di dugonghi dell’ceano Indiano occidentale. È nel mistero delle acque del canale del Mozambico che nel 1991 è stata trovata una specie marina che si credeva estinta da 400milioni di anni, il Celacanto, per questo considerato un fossile vivente.

La biodiversità del Mozambico ha subito un duro colpo durante i 17 anni di guerra civile, soprattutto per quanto riguarda i grossi mammiferi che venivano cacciati per sopravvivenza. Durante gli anni a seguire la guerra, il bracconaggio ha trovato terreno fertile per continuare quest’opera di devastazione, portando il Paese a dichiarare quasi estinto il rinoceronte nel 2018 e registrando un declino del 50% della popolazione degli elefanti solo nella decade 2008-2018. Gli sforzi continui del Paese alla lotta al bracconaggio, alla promulgazione di nuove leggi di settore e l’impegno della cooperazione internazionale, stanno lentamente revertendo questo scenario, e a prova di questo nel 2021 il Paese ha riconosciuto 29 Key Biodiversity Areas che vanno ad aggiungersi alle aree di conservazione che coprono circa il 30% del territorio del Paese.

Ma altre cause antropiche concorrono alla perdita della biodiversità come lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali da parte delle comunità rurali, l’aumento delle aree adibite a agricoltura e principalmente a monoculture, l’inquinamento terrestre e marino, l’espansione urbana, l’introduzione di specie esotiche e gli effetti del cambiamento climatico che in Mozambico sono specialmente caratterizzati da violenti cicloni che flagellano il Paese durante il periodo estivo.

Oggi sappiamo che la tutela della biodiversità e la preservazione dell’ambiente sono elementi chiave per il sostentamento delle comunità locali e per la salute mondiale – come ha reso evidente la pandemia di Covid-19  – e la crescita economica e sostenibile dei Paesi.

Da questa consapevolezza nasce l’idea di realizzare, nell’ambito del programma Rino, il primo Centro di conservazione della biodiversità del Paese continuando l’operato che caraterizza l’impegno dell’Agenzia italiana della cooperazione per lo sviluppo (Aics) nel settore ambientale in Mozambico; un approccio a scala nazionale e regionale, multi-stakeholders, supportato da dati scientifici e finalizzato all’applicazione di strumenti analitici.

L’azione di Aics parte dal presupposto che facoltà e centri di ricerca sono i luoghi dove si forma e si trasmette la conoscenza come strumento di analisi e programmazione delle attività di valorizzazione del territorio. Ecco perché ha coinvolto atenei italiani di eccellenza, come La Sapienza Università di Roma, l’Università di Sassari, ed Istituti di ricerca quali gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali della Sardegna, dell’Abruzzo e del Molise.

L’Italia, a fianco delle autorità locali, interviene nella formazione di competenze nei settori delle biotecnologie, delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e nella protezione dei parchi naturali su scala regionale, rafforzando gli istituti mozambicani come centri promotori di formazione e rafforzando la rete dei laboratori di ricerca. Nel caso specifico del Programma Rino è stata sponsorizzata una collaborazione tra l’Università Eduardo Mondlane di Maputo e La Sapienza Università di Roma in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dhorn di Napoli e la Onlus We World-Gvc.

Studenti delle medie in visita al Museo accompagnati dalle guide del museo

Il centro nascerà tra le pareti del museo di Storia naturale di Maputo, il bell’edificio in stile neo-manuelino che, grazie a precedenti interventi della cooperazione Italiana e non solo, riveste già oggi un ruolo importante di custode del patrimonio nazionale della biodiversità. L’idea è che il centro sia vettore di cambiamento per le nuove generazioni, un luogo per formare ed educare i futuri ambientalisti e un punto di ingresso privilegiato per le aree di conservazione e gli attori della biodiversità in Mozambico.

Ad oggi il museo ospita l’ufficio di controllo del software Biodiversity Network of Mozambique (BioNoMo), che rappresenta la prima banca dati nazionale sulla biodiversità, strumento di importanza vitale per monitorare l’andamento della stessa e implementare strategie territoriali e due laboratori di genetica e tassidermia, frutto di precedenti programmi finanziati dall’Agenzia.

Esemplare di Celacanto imbalsamato ritrovato nel Canale del Mozambico nel 1991

Con il museo come uno dei principali partner esecutivi, la strutturazione del programma rappresenta un’occasione unica per comprendere e declinare i diversi aspetti della conservazione della biodiversità (protezione, sviluppo economico, ricerca, istruzione) e un’opportunità per migliorare la titolarità nazionale e lo sviluppo delle capacità attraverso un’istruzione dedicata e programmi di sensibilizzazione.

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