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Niamey, Niger

Sarà il secolo dell’Africa, lo dice la demografia

I megatrend in atto, aumento della popolazione e urbanizzazione in primo luogo, sono ampiamente noti. Dalla loro gestione dipenderà il futuro dell’Africa e del resto del mondo. E a dirlo sono anche i dati di Goldman Sachs nello studio The Path to 2075

I megatrend li conosciamo bene e stanno tutti dalla parte dell’Africa. Anzi, per essere obiettivi, rappresentano un semplice, ma determinante, dato di fatto. La popolazione del continente – secondo tutte le proiezioni – raddoppierà nel giro di decenni e per la fine del secolo supererà i quattro miliardi di abitanti. Il tasso di urbanizzazione accompagnerà questo processo con altrettanto impeto. Accanto, si snoderà uno sviluppo economico e sociale che sarà l’ago della bilancia del mondo che avremo solo tra pochi anni. L’equilibrio globale, e in particolare quello dell’Europa oltre che ovviamente quello dell’Africa, deve fin d’ora essere letto alla luce del posizionamento di questo ago. Immaginiamo il cruscotto di una macchina con le sue lancette che indicano la velocità, il livello del carburante e quello dell’olio e sovrapponiamo questa immagine a quella dell’Africa. Più le lancette saranno equilibrate, maggiore sarà la crescita del continente in maniera armoniosa; più saranno disallineate, maggiori saranno i flussi migratori regolari e irregolari, i contrasti sociali, la parte di popolazione in povertà.

In altre parole, l’Africa sarà decisiva e sta fin d’ora cercando di far sentire la propria voce nei consessi internazionali. Il presidente senegalese Macky Sall, che detiene la presidenza di turno dell’Unione Africana, ha chiesto una riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu che tenga conto del continente e ha chiesto anche una presenza all’interno del G20.

Agadez, Niger

Questa ricerca di un più ampio riconoscimento internazionale è legata anche al peso demografico del continente e alla parallela crescita delle economie locali. Significativo un recente rapporto di Goldman Sachs dal titolo The Path to 2075. Prendendo in esame 104 Paesi, il rapporto prova a fare una fotografia del mondo tra 50 anni. Da questa fotografia, frutto di proiezioni matematiche molto concrete, esce fuori un mondo assai diverso da quello che conosciamo oggi.

Il pil di Cina e India supererà gli Stati Uniti entro la fine del secolo e l’Indonesia, in meno di trent’anni, sarà stabilmente la quarta maggiore potenza economica (quinta solo se consideriamo l’eurozona un’unica economia). Ma le sorprese non finiscono qui. Per esempio, secondo gli analisti autori del documento, Kevin Daly e Tadas Gedminas, nel 2050, mentre l’Italia – oggi decima economia – uscirà dai primi 15 posti, due nazioni africane faranno per la prima volta capolino tra i “grandi” della Terra. L’Egitto in questa proiezione si attesta al dodicesimo posto e la Nigeria al quindicesimo. Guardando ancora più in là, al 2075, Abuja balza al quinto posto assoluto, con Il Cairo subito dietro, settimo, scalzando economie oggi considerate solide come la Corea del Sud o il Canada.

In generale, i Paesi che dovrebbero scendere in questa classifica hanno una caratteristica comune, vale a dire il continuo calo della popolazione. Un esempio su tutti: il Giappone, attualmente terza forza globale, ma una delle nazioni più vecchie del mondo (insieme all’Italia), scivolerà al dodicesimo posto nel 2075. “Le nostre proiezioni indicano che abbiamo superato il limite massimo della crescita potenziale globale”, spiegano gli economisti, aggiungendo che “la maggior parte di questo previsto rallentamento è dovuto alla demografia”. In questo contesto, i Paesi proiettati ai vertici della classifica dei più ricchi sono quelli che vivranno nei prossimi anni il processo inverso, ovvero un forte aumento demografico, come le due nazioni africane citate. L’Egitto, già tredicesimo Paese “più affollato” al mondo con poco più di cento milioni di abitanti, potrebbe infatti arrivare a contarne 160 milioni entro il 2050. Ancora più evidente è il caso della Nigeria che, entro la metà del secolo, potrebbe diventare il terzo Paese più popoloso della Terra, con oltre 400 milioni di abitanti. La popolazione nigeriana, attualmente di circa 220 milioni di persone, secondo questa stima raddoppierà il proprio numero tra il 2025 e il 2050, e la crescita manterrà il segno positivo fino alla fine del secolo, mentre la curva demografica di Cina e India, i due Paesi con più abitanti al momento, sarà in calo da almeno un ventennio.

Il rapporto di Goldman Sachs è molto chiaro in proposito: “La prospettiva di una rapida crescita della popolazione in Paesi come la Nigeria, il Pakistan e l’Egitto implica che, con istituzioni e politiche appropriate, queste economie possono diventare tra le più grandi al mondo”. Secondo questo scenario, nel 2075 l’economia nigeriana, spinta da una grandissima disponibilità di forza lavoro giovane, vanterà un pil intorno ai 14.000 miliardi di dollari, mentre l’Egitto, che attende picchi di crescita superiori al 5% nei prossimi decenni, vedrà il proprio prodotto interno lordo schizzare a circa 10.000 miliardi di dollari annui.

Solo numeri? Sì, ma numeri che sono molto reali e che danno già precise indicazioni. Governare questi numeri, definire politiche che ne tengano conto e rafforzare i sistemi di cooperazione e partnership tra i Paesi e tra i continenti darà la misura del benessere globale che noi tutti siamo chiamati a realizzare.

(Ha collaborato Tommaso Meo)

Biografia
Gianfranco Belgrano
Nato a Palermo nel 1973, Gianfranco Belgrano è un giornalista e si occupa soprattutto di esteri con una predilezione per l’Africa e il Medio Oriente. È direttore editoriale del mensile Africa e Affari e dell’agenzia di stampa InfoAfrica, per i quali si sposta spesso nel continente africano. Ha studiato Storia e Lingua dei Paesi arabi e vissuto per alcuni anni tra Tunisia, Siria e Inghilterra prima di trasferirsi a Roma. Ha lavorato o collaborato con varie testate (tra cui L’Ora ed EPolis) e si è avvicinato all’Africa con l’agenzia di stampa Misna, lasciata nel 2013 per fondare con alcuni amici e colleghi il gruppo editoriale Internationalia.
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