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I Paesi più poveri del mondo al fianco dell’ospedale “Sacco” di Milano

“Aiutare dei fratelli è una cosa spontanea” dicono a Oltremare da un villaggio keniano. Così, al tempo del Covid-19, sono arrivate migliaia di euro. Chiamatela cooperazione circolare

Ponti di amicizia che resistono e durano nel tempo. Collegando l’Italia al mondo e il mondo all’Italia. Storie e di valore, testimonianze di una globalizzazione solidale, confermate nelle ultime settimane dall’arrivo di medici albanesi, cubani o tunisini in Lombardia e in altre regioni colpite dalla pandemia di Covid-19. E a muoversi, per restituire il sostegno ricevuto negli anni e rinsaldare rapporti, sono stati anche 32 tra i Paesi più poveri al mondo: in Medio Oriente e nel cuore dell’Africa, dove magari i ragazzi non hanno computer per le lezioni a distanza, negli slum il “distanziamento sociale” è una chimera e le difficoltà di fronte al nuovo coronavirus si moltiplicano. La donazione in denaro, perché di questo si tratta, è mirata: decine di migliaia di euro, un gesto simbolico ma allo stesso tempo concreto, sono per l’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, una delle strutture sanitarie che più si è battuta per i malati di Covid-19.

“L’abbiamo fatto in modo spontaneo, come a fratelli che conosciamo uno a uno per nome” spiega Cyprian Ethiria Kaliunga, maestro di scuola, contattato da Oltremare nel villaggio keniano di Mutuati: “Insieme con preghiere e auguri un sostegno economico più essere importante”. L’insegnante è animatore della locale Associazione Don Bosco, impegnata per il diritto allo studio dei bambini svantaggiati. La sua relazione con l’Italia è cominciata quando frequentava ancora al college, nel 1988, dopo l’incontro con alcuni cooperanti di Avsi, l’organizzazione non governativa che nelle settimane scorse ha coordinato la raccolta fondi a partire da una rete di orfanotrofi, scuole e centri di accoglienza supportati e affiancati ormai da decenni.

Tricolore e messaggi di incoraggiamento, dall’Africa all’Italia

Com’è andata lo racconta Andrea Bianchessi, responsabile regionale dell’ong in Kenya, Burundi e Ruanda: “Quando dalla Cina l’emergenza si è spostata in Italia abbiamo cominciato a sentire dappertutto questa domanda: ‘Ma come stanno i nostri sostenitori?’”
Oggi, dopo quasi 50 anni di impegno internazionale, Avsi cura circa 30mila bambini sostenuti a distanza da cittadini italiani. Secondo Bianchessi, intervistato via Skype dal suo ufficio a Nairobi, la preoccupazione e poi la raccolta fondi sono stati “un’espressione di reciprocità, frutto di un rapporto di amicizia e corresponsabilità”. Significativo poi il coinvolgimento del Sacco, a Milano: nell’ospedale, dove in queste settimane di emergenza in prima fila ci sono anche due medici già al lavoro con Avsi, negli anni sono stati curati tanti cooperanti dell’ong che avevano contratto malattie infettive in Africa o in altre regioni del Sud del mondo.

Quello che torna, al di là della donazione, circa 35mila euro, è il valore di un impegno condiviso nel corso del tempo. “Penso all’Associazione Don Bosco, un nostro partner storico, da cui ci è arrivata tanta solidarietà” dice Bianchessi: “Grazie ai fondi di Avsi ha avviato una scuola elementare e una cooperativa per la produzione del latte, adesso sostenuta da un progetto per il rafforzamento del settore promosso dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo”.
Le domande su “come stanno” e “come possiamo aiutare” riguardano spesso i sostenitori italiani, una ventina, che ogni anno arrivano in Kenya per conoscere la rete di Avsi e le modalità di aiuto. Persone care, amici nuovi o riferimento da tempo, anche per i giovani del Saint Kizito Vocational Training Institute. “Una realtà – spiega Bianchessi – che è nata nel 1993 da un progetto della Cooperazione italiana e che da allora forma più di 800 ragazzi ogni anno”.

 

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Vaticana, Radio In Blu e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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