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Sul tetto del mondo, la nuova frontiera della cooperazione ambientale

Un incontro per la Giornata Mondiale della montagna ha rilanciato l’impegno dell’Italia nel Pakistan montano. Turismo sostenibile, difesa della biodiversità e sicurezza alimentare, i pilastri.

La montagna, severa e temuta, è oggi uno degli ambienti più fragili del pianeta. Per questa ragione, nel 2003, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale della montagna al fine di valorizzarne i territori e le culture. Un giorno speciale per sottolinearne l’importanza a livello sociale, ambientale ed economico. Arre centrali della nostra civiltà, tutt’altro che “marginali”. Ogni anno quindi, l’11 dicembre si organizzano eventi in tutto il mondo per affrontare questioni chiave come resilienza sociale, cambiamenti climatici, tutela delle tradizioni, nel quadro delle terre alte. Tema dell’ultima edizione, quella del 2020, è stata la biodiversità montana. «La scelta è dovuta all’importanza delle soluzioni per arrestare la perdita di biodiversità e migliorare i mezzi di sussistenza in montagna» si legge sulla pagina della Fao. «Le montagne ospitano circa la metà degli hotspot di biodiversità del mondo e il 30% di tutte le aree chiave della biodiversità. Le montagne forniscono cibo e medicine, oltre a contribuire a regolare il clima, l’acqua, il suolo e la qualità dell’aria. Eppure gli ecosistemi montani sono sotto pressione a causa dei cambiamenti nell’uso del suolo e del clima, nonché da fattori indiretti come i cambiamenti demografici, economici e politici».

La biodiversità montana comprende una varietà di ecosistemi, specie e risorse genetiche. La topografia differenziata in termini di altitudine, pendenza ed esposizione in montagna offre l’opportunità di coltivare una varietà di colture di alto valore, orticoltura, bestiame e specie forestali. Contrariamente al senso comune le montagne sono un importante centro di produzione alimentare.

Ad esempio, i pastori di montagna in Pakistan hanno un patrimonio genetico di bestiame molto prezioso con tratti unici, come la resilienza alle malattie, che possono aiutare ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Quasi il 70 per cento dei terreni di montagna viene utilizzato per il pascolo e fornisce letame che migliora la fertilità del suolo. Il bestiame non produce solo alimenti come latte, burro e carne, ma anche sottoprodotti preziosi come alcuni dei filati più pregiati, come la lana cashmere.

Gli impatti ambientali però si fanno sentire. Tra il 2000 e il 2017 il numero di persone di montagna vulnerabili all’insicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo è cresciuto da 243 milioni a quasi 350 milioni.

Un tema che non è oscuro alla cooperazione italiana. La sede dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) in Pakistan sostiene da tempo iniziative volte alla preservazione dell’ambiente e all’attenuazione dell’impatto dei cambiamenti climatici. Negli anni passati ha lavorato al progetto “Consolidamento del sistema di gestione del parco del Karakorum centrale quale modello per gli ecosistemi montani nel nord del Pakistan” che ha come obiettivo il miglioramento della gestione degli ecosistemi montani del Nord del Paese asiatico, l’uso sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo del turismo sostenibile come fonte di sostentamento delle comunità locali.

Un impegno che è stato ribadito dalla Responsabile Paese Aics, Emanuela Benini, di stazione a Islamabad, proprio durante le celebrazioni dell’ultima Giornata mondiale delle Montagne. «Proteggere la biodiversità è una strategia per tutelare le popolazioni locali», spiega Benini. «Oggi la cooperazione che si occupa delle aree montane deve guardare a queste in maniera multisettoriale, integrata, mettendo insieme settori disparati, dall’archeologia, al turismo, all’agricoltura, alla protezione dell’ambiente. Sono aree fragili, in cui è necessario intervenire per sconfiggere arretratezza e povertà estrema». L’Italia da anni è presente in Pakistan, specie nelle regioni del Gilgit Baltistan e dello Swat, con progetti legati ai cambiamenti climatici e tutela dell’ambiente, con l’iniziativa del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) Ev-K2, voluta dall’esploratore e geologo Ardito Desio.

Numerosi gli esperti intervenuti alla giornata di lavori organizzata ad Islamabad, tutta in virtuale. In tanti hanno sollecitato la mappatura della biodiversità e un’adeguata gestione dei dati per supportare le strategie di conservazione per tutte le undici catene montuose in Pakistan. Pesa l’assenza di strategie di tutela della biodiversità a livello federale e provinciale.

Tante le cause individuate: l’assenza di sistemi per la gestione dei rifiuti solidi e trattamento delle acque reflue, il recente boom di turismo e alpinismo irresponsabili e l’aggravarsi della questione climatica. «Troviamo sempre più rifiuti sul ghiacciaio Baltoro», spiega Maurizio Gallo, responsabile delle campagne di pulizia e delle attività in Pakistan del Comitato EvK2Cnr. «Dobbiamo smettere di inquinare le torri d’acqua più grandi del mondo».

Secondo gli esperti sono numerose le specie animali e di piante che stanno scomparendo nelle regioni del Karakoram e Indo-Kush. «Esiste un’ampia evidenza scientifica ma anche tanti segnali da parte di contadini e allevatori. Recentemente una donna mi ha raccontato di una farfalla che si vedeva comunemente e che ora è scomparsa», spiega Ashiq Ahmed Khan, Senior Scientific Advisor del progetto Ev-K2-Cnr. «Anche a livello di colture la cipolla è scomparsa, facendo largo all’aglio, che resiste meglio».

Per le tante ragioni presentate la cooperazione italiana è tornata a lavorare in Pakistan su questi temi. Uno dei progetti chiave sarà una collaborazione con il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) con un progetto sostenuto con 20,5 milioni di euro da Aics per lo sviluppo rurale montano, in particolare nelle buffer zone dei parchi naturali, facendo particolare attenzione alla gestione ecosistemi dal punto di vista ambientale e sociale. «Una delle opportunità è l’uso intelligente di piante officinali che possono diventare importanti prodotti da commerciare per le comunità montane», continua Benini. Molto interesse anche per i progetti di mappatura di ghiacciai e ecosistemi montani insieme al progetto Ev-K2-Cnr e per il turismo, che negli ultimi anni è esploso, soprattutto a livello domestico, ma che ha grandi potenziali con l’ecoturismo internazionale, se propriamente sviluppato, con l’immenso parco nazionale del Karakorum come grande attrattiva. Serviranno risorse per l’implementazione delle strategie, sostenere i business locali e migliorare la formazione delle tante guide. «Crediamo che le aree del Gilgit Baltistan e del Khyber Pakhtunkhwa montano siano territori da scoprire e visitare, per sostenerne lo sviluppo e aiutare a proteggere la biodiversità», conclude Benini. Chissà che il 2022 non sia il grande anno per la riscoperta del Pakistan?

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