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La Grande bellezza del multilateralismo. Parla l’organizzatore del G20

Il bilancio di Giuseppe Scognamiglio, a capo della delegazione della presidenza italiana. Che da Matera e Venezia, di fronte alle sfide di un mondo sempre più complesso, ce l’ha messa tutta.


Pianificazione, flessibilità e determinazione, partendo dal presupposto che alla fine decidono le persone. E che perché possano decidere nel modo giusto, di fronte alle sfide di un mondo complesso, devono sedersi allo stesso tavolo, parlarsi e confrontarsi. Questa, secondo Giuseppe Scognamiglio, capo della delegazione del G20 responsabile degli aspetti organizzativi dall’anno di presidenza italiana appena concluso, la ricetta rilanciata da Palazzo Vecchio a Firenze all’Arsenale di Venezia e dalla Nuvola dell’Eur fino a Palazzo Lanfranchi, con vista sui Sassi di Matera.

Ministro, cominciamo dalla fine. Cosa ha imparato l’Italia da questa esperienza?

“Non parlerei di lezioni apprese quando piuttosto di conferme. Anzitutto del fatto che oggi il multilateralismo è imprescindibile. Sedersi allo stesso tavolo e affrontare insieme i problemi globali è l’unica soluzione possibile per le questioni decisive per il nostro futuro. Dalla presidenza del G20 è emersa poi anche un’altra cosa: quando facciamo squadra e lavoriamo tutti per raggiungere lo stesso obiettivo, con capacità di pianificazione e allo stesso tempo flessibilità e determinazione nell’affrontare le sfide, possiamo sorprendere”.

Insomma un successo, come ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi?

“Credo ci sia stata una congiuntura astrale perfetta, con un’organizzazione di valore e contenuti politici che hanno permesso un accordo significativo tra le delegazioni. Il successo ci è stato riconosciuto da tutti i Paesi partecipanti. E, beninteso, non c’era nulla di facile. Abbiamo fatto le gare di appalto con Consip nel febbraio 2020, all’inizio della pandemia, e nel capitolato già immaginavamo scenari Covid. Abbiamo dovuto elaborare un protocollo sanitario stringente, con eccezioni per alcuni delegati concordate con il ministero della Salute. Bisognava garantire i tamponi in coordinamento con le Asl in tutte le 12 ministeriali tenute in presenza tra giugno e ottobre. Le delegazioni straniere hanno fatto il possibile per essere in Italia nonostante le difficoltà della pandemia, peraltro asimmetriche. La Cina non ha partecipato mai in presenza – se non al vertice dei capi di Stato e di governo del 30 e 31 ottobre, ma a livello di ministro degli Esteri – e a fasi alterne anche l’Australia, il Messico o l’India. Sul piano generale abbiamo però avuto un flusso di presenze importante, con punte di 42 delegazioni in alcune ministeriali”.

La cooperazione ha avuto anche una dimensione territoriale, locale?

“Senz’altro. Anche sul tema della sicurezza, affrontato grazie a tavoli convocati dalle prefetture, con la presenza delle autorità locali e quella fondamentale delle questure. C’è poi un altro aspetto: nella scelta delle sedi abbiamo sempre puntato sul made in Italy, valorizzando il territorio e utilizzando strutture di grande bellezza, perlopiù pubbliche. Dopo la ministeriale Agricoltura a Palazzo Vecchio, per dire, i partecipanti delle 37 delegazioni erano estasiati”.

Al Palazzo dei Congressi, riservato alla stampa per vertice romano di fine ottobre, non tutte le aree del mondo erano rappresentate allo stesso modo. Ci sono state difficoltà su questo piano?

“Direi che tenendo conto delle restrizioni dovute al Covid-19 gli spazi sono stati utilizzati al meglio. Il 30 e 31 ottobre abbiamo avuto 1104 giornalisti, senza contare gli operatori televisivi. I delegati erano 1320. Senza le restrizioni avremmo potuto avere partecipazioni ancora maggiori ma davvero, considerato il momento, è stato fatto il massimo”.

 

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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