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”La cooperazione circolare, un investimento per il sistema-Italia”

Parla Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale

Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), quale valore ha la “cooperazione di ritorno” verso l’Italia nell’emergenza Covid-19?

“Per quello che riguarda le ong abbiamo avuto sempre la percezione che ci sarebbe stata, in una eventuale emergenza come purtroppo è la pandemia in corso, una possibilità di avere un ritorno di quanto abbiamo investito soprattutto in termini di relazioni e di continuità di rapporto. Ne abbiamo avuto conferma con le volontarie e i volontari, medici e paramedici, che sono venuti in Italia: Albania, Cuba, Somalia, Libia e altri. Questa è anche la conferma dell’importanza di una cooperazione di sistema, in cui la componente istituzionale e quella civile insieme sanno fare la differenza. E l’Italia ha questa origine e questa storia nella sua politica di cooperazione internazionale e di aiuto per lo sviluppo. Vorrei aggiungere, perché lo ritengo un fatto di grande rilevanza, che anche nei Paesi in cui i nostri cooperanti e volontari sono rimasti, l’attenzione dei partners locali alle loro sensibilità e alle preoccupazioni per le famiglie in Italia, è forte”.

In questi tempi di crisi pandemica globale, si ripete che niente sarà più come prima. Dal punto di vista dell’Aoi cosa deve significare?

“Noi crediamo che la cooperazione internazionale debba avere, come prima dell’emergenza virale, l’obiettivo della realizzazione dell’Agenda 2030, facendo concorrere tutte le modalità, gli strumenti e gli attori per realizzare una efficace azione nelle situazioni di emergenza come la pandemia, però con una visione per il dopo. Per noi gli investimenti nella cooperazione allo sviluppo ai tempi del Covid-19, devono affrontare il tema sanitario e contemporaneamente quello dello sviluppo. Uno sviluppo più giusto e sostenibile. Questo perché le pandemie non sono soltanto un attacco alla salute ma anche un pericolo per la coesione sociale”.

Anche alla luce di questa cooperazione di ritorno, come rispondere a chi continua a considerare un lusso le risorse destinate alla cooperazione internazionale e all’aiuto allo sviluppo?

“Non è un lusso ma un investimento per il futuro di tutti”.

C’è una esperienza, un ricordo particolare, che può dar conto di questa “cooperazione circolare”?

“C’è una storia molto forte di relazione tra varie realtà umbre, sia comuni ed enti locali che mondo associativo e ong, con il Cile e anche con il Brasile. In particolare, andando indietro nel tempo, con quanti dal Cile di Pinochet fuggirono e a sostegno di quanti in Brasile operavano e continuano a farlo a favore delle fasce più deboli e povere della popolazione. Quando ci fu il terremoto che colpì l’Umbria, oltre alla solidarietà dichiarata, da quei Paesi, il Cile e il Brasile, ci fu una manifestazione di vicinanza che si concretizzò con la raccolta di fondi per alleviare la sofferenza delle vittime del terremoto. Non era importante il quanto raccolto, ma il valore di quel gesto, il ritrovarsi nel momento del bisogno”.

Partendo dall’esperienza dell’Aoi, quali aree dovrebbero essere attenzionate maggiormente da questa cooperazione “circolare”?

“Più che di un’area o di un continente, parlerei di settori da rafforzare. Settori su cui investire in termini non solo di risorse finanziarie ma di rafforzamento di competenze, sia istituzionali che della società civile. Uno di questi settori strategici, è la cultura, dove abbiamo competenze nella ricerca, nella governance ma anche nel mondo dell’associazionismo culturale, sia come prodotti che come tutela e valorizzazione del patrimonio. Un altro settore, strettamente collegato al primo, è quello del turismo sostenibile, che si lega fortemente alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. Il terzo settore è quello dell’associazionismo e della cooperazione sociale, che in un rapporto di co-progettazione soprattutto con gli enti locali, riesce a intervenire sulle questi gravi della povertà e dell’emarginazione, con una incisività e, vorrei aggiungere, con una umanità che il resto del mondo ci invidia”.

 

Biografia
Umberto De Giovannangeli
Inviato speciale de l’Unità, segue da trentanni gli avvenimenti, le storie e le cronache del Medio Oriente. Ha collaborato con Huffington Post e attualmente con la rivista di geopolitica Limes, Il Riformista, Globalist e Ytali. E autore di saggi sul conflitto israelo-palestinese, sulle Primavere arabe e il radicalismo jihadista.
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