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A Reggio Calabria va in scena il ‘Last 20’, il summit degli ‘ultimi’ del mondo, tra sviluppo e solidarietà

Tra il 22 e il 25 luglio tre giorni di incontri e dibattiti a Reggio Calabria. Anche in memoria di Luca Attanasio, l'ambasciatore italiano ucciso nella Repubblica democratica del Congo a febbraio


Ponti. Come quelli fra culture e mondi che creano uomini come Luca Attanasio, ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo rimasto ucciso in un agguato lo scorso 22 febbraio insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci, e all’autista Mustapha Milambo.. Ma anche come quelli che vorrebbero unire la comunità internazionale, spesso distante e distratta, al punto di vista degli ‘ultimi 20’ del pianeta, i più poveri e vulnerabili. Sono i ponti i protagonisti del Last 20, il summit del 20 Paesi più poveri, che a luglio si sono riuniti per tre giorni a Reggio Calabria con l’obiettivo di internazionalizzare le esigenze e le prospettive di quei 20 Paesi che occupano la coda dei principali indicatori socio-economici del mondo. Tra questi Afghanistan, Sud Sudan, Etiopia, Burkina Faso, Somalia.

Ad aprire l’evento, il 22 luglio, è stata proprio l’inaugurazione di un ponte, stavolta reale, costruito nel waterfront di Reggio alla memoria di Attanasio. Alla cerimonia hanno preso parte i rappresentanti delle istituzioni cittadine, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il vicesindaco Tonino Perna, il prefetto Massimo Mariani, e le forze dell’ordine, sono state ricordate le figure ed i sacrifici dei due rappresentanti dello Stato italiano e dell’operatore congolese, insieme alla moglie dell’ambasciatore Attanasio Zakia Seddiki, la compagna dell’appuntato dei carabinieri Iacovacci, Domenica Benedetto e del rappresentante della Repubblica del Congo Anselme Bakudila. Oggi sono passati cinque mesi dal quel tragico 22 febbraio 2021, un giorno tragico per la nostra Patria, l’Italia ha perso due servitori dello Stato che erano al fianco di Mustapha Milambo”, ha detto la moglie del diplomatico scomparso, Zakia Seddiki. “Oggi li onoriamo tramite un ponte che significa tanto, è il simbolo della comunicazione, dell’attraversamento delle difficoltà. Ringrazio Reggio Calabria, il suo sindaco e il vicesindaco e tutte le autorità che hanno approvato questa decisione”.

Sul lascito di Attanasio è tornato anche Godwin Chukwu, rappresentante della Federazione delle diaspore africane (Fedai). Sono state proprio le diaspore infatti le principali animatrici dei dibatti che si sono svolti nella città calabrese, punta estrema della stivale, che si affaccia sulla stretto e sulla vicina Sicialia. “L’ambasciatore Attanasio è stato un testimone vivente, una persona che ha voluto unire due culture, quella africana e quella italiana. Una persona aperta al mondo, universale, coraggioso, altruista. Andava oltre la sua funzione di diplomatico. Un uomo, per noi africani, esempio di modello di dedizione agli altri”, ha detto Chukwu all’agenzia Dire.

Fratellanza, accoglienza, povertà e legame con il territorio sono state invece alcune delle parole chiave dell’intervento dell’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, intervenuto come ospite all’inziativa. “Il Last20 è un evento che sento mio, perché è il G20 dei poveri, di quelli che, almeno nelle intenzioni degli organizzatori, sono legati ai propri territori”, ha affermato Lucano. “Io mi sento di rappresentare questo concetto, quello che nasce dai territori, dagli sbarchi, dalle spiagge, dagli incontri con le persone che rappresentano gli scarti dell’umanità che sono uno ‘zero'”, ha poi aggiunto l’ex primo cittadino di quello che è stato un vero e proprio laboratorio di accoglienza dei migranti a livello europeo.

Su quest’ultimo tema è tornata anche Ivana Borsotto, presidente della Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (Focsiv), che ha voluto fare un appello alla politica del nostro Paese. “Abbiamo bisogno di una politica italiana ed europea che sia più coraggiosa, che metta i diritti umani al primo posto e lo ponga come condizione per le sue relazioni internazionali” ha detto Borsotto. Una politica “che abbia il coraggio di aprire le frontiere e gestire la complessità dei flussi, che abbia il coraggio di ascoltarci, perché continuano a dire che le politiche immigratorie più efficaci sono quelle che iniziano nei Paesi di partenza e non in quelli di arrivo”.

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