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Miriam Ambrosini e un sogno chiamato cooperazione

Oltremare fa un’incursione nella testa della cooperante italiana, attuale rappresentante di Terre des Hommes Italia nel Medioriente

Un semplice viaggio nel 2006 con un campo di volontariato in Bulgaria organizzato dalla Caritas Ambrosiana ha cambiato la vita di Miriam Ambrosini, nata a Milano – e dove ha vissuto fino a quando ha iniziato a viaggiare e che in quel tempo aspettava di avere i suoi 18 anni con una dolce ansia, quella di fare finalmente parte dei viaggi diocesani nel campo del servizio sociale. Anche perché “vengo da una famiglia dove si è sempre parlato di sociale, organizzazioni umanitarie, associazionismo quindi diciamo che l’ambiente mi è stato da sempre abbastanza famigliare”. Inizia così il racconto della sua storia nel mondo della cooperazione durante il colloquio con Oltremare.

Da quel momento non si è più fermata e oggi è la rappresentante dell’organizzazione italiana Terre des Hommes nel Medioriente, in Iraq, con la missione di concretizzare svariati progetti finanziati sia dalla Cooperazione Italiana sia dall’Unione europea.

Ambrosini è laureata alla triennale in Scienze Politiche, corso di laurea in Cooperazione e Sviluppo all’Università Cattolica di Milano, ma ha ottenuto una laurea specialistica in Economia e Politica Internazionale all’Università di Pavia. Per lei lavorare nella cooperazione è stato “semplicemente trovare il lavoro che rispondesse alle mie passioni, capacità, valori. Non lo considero un lavoro più importante di altri, semplicemente è il lavoro adatto a me e che mi appassiona. Certamente lavorare nella cooperazione vuol dire avere la possibilità di aiutare, nel nostro piccolo, a generare dei cambiamenti anche minimi e questo è molto appagante”. Lavorare per una Osc italiana per Ambrosini vuol dire anche contribuire alla nostra società civile e rappresentare il volto bello del nostro Paese.

Ha iniziato con una parentesi “di pochi mesi” – tiene a precisare – che l’ha portata a iniziare come educatrice presso il Centro per donne rifugiate e richiedenti asilo, dove ha seguito incentrati sulla protezione dell’infanzia, sui diritti dell’infanzia, sui servizi sociali e su base comunitaria e i servizi per bambini. In Iraq dal 2015 e negli anni, “ho avuto modo di gestire diversi progetti di Aics soprattutto in ambito educativo. Inoltre, durante questi anni ci sono stati molti scambi con i colleghi di Aics e con i colleghi di altre Osc italiane”, racconta così la sua esperienza sul campo.

Quando si lavora da adolescente in un campo che si è scelto, come non esaltarsi nonostante lo stress dei pericoli in zone dove a volte nessuno vuole nemmeno recarsi. “Per me è il lavoro più bello del mondo. Un lavoro intenso, a volte totalizzante e sempre vario. Il cooperante, specialmente per chi lavora nelle Osc Italiane, deve fare un po’ di tutto. Èanche un lavoro che ci offre un’occasione straordinaria: essere testimoni attivi di pezzi di storia oltre che conoscere realtà e persone molto diverse. Insomma, un lavoro che ti lancia verso il mondo”. Da responsabile è a capo di progetti finanziati dall’Unicef e dai governi olandese e tedesco, oltre che da quello italiano.

Già tra il 2013 e il 2015 ha gestito il desk Cooperazione Internazionale a Milano per Ai.Bi, – Amici dei Bambini, supervisionando il lavoro quotidiano del personale espatriato e locale in diversi paesi dell’Asia centrale Oriente e Africa, gestendo l’implementazione e controllando il budget dei progetti dalla bozza della narrativa alla rendicontazione.

Come tutti i cooperanti, lavorare nella cooperazione per Ambrosini è frutto anche di una vita personale instabile con progetti “molto confusi”. Per ora “sono in Iraq e ci sto ancora molto bene, credo di avere ancora qualcosa da dare. Poi in futuro vedremo, ma il Medio Oriente è sicuramente un’area geografica a cui sono molto legata e probabilmente non mi allontanerò molto”. Una definizione perfetta della parola “cooperante”.

 

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