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©Politecnico di Milano

Dal villaggio intelligente all’hub 4.0, in Africa il futuro comincia adesso

Ventuno innovatori, originari di sei Paesi. Si sono ritrovati in Italia, alla Business School del Politecnico di Milano. Ecco i loro progetti: se ne parlerà a Exco2019 .

Energia solare per un villaggio “intelligente” in Etiopia, hub per l’industria 4.0 in Tunisia, irrigazione digitale nella regione del Lago Ciad, dove contribuire allo sviluppo vuol dire in prospettiva anche arginare le violenze degli islamisti di Boko Haram. Sono le tracce di alcuni dei progetti pilota messi a punto da 21 “leader” africani dell’innovazione, decisi a scommettere sui loro Paesi di origine ma anche sulla collaborazione con l’Italia.

Tra loro c’è la professoressa tunisina Wyssal Abbassi, l’esperta etiope di cambiamenti climatici Mekalia Aklilu, lo specialista mozambicano di nuove energie Claudio Buqueo, la manager nigeriana Suzanne Myada, il ricercatore keniano Anthony Luvanda e l’informatico nigerino Oumaru Issa Yero Diallo. Insieme per cinque settimane alla Business School del Politecnico di Milano, affiancati e guidati anche dai docenti del Politecnico di Torino, sono stati beneficiari e allo stesso tempo protagonisti di un percorso di formazione sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Dei 21 e dei loro progetti sentiremo parlare questo mese, quando saranno ospiti del salone Seeds and Chips e di Exco, la fiera della Cooperazione italiana su sostenibilità, sviluppo e valore sociale dell’impresa in programma a Roma dal 15 al 17 maggio.

“Il progetto è stato avviato nell’aprile 2018 grazie al supporto di Aics che ha implementato la volontà politica emersa dal summit di Taormina durante la presidenza del G7 italiana” spiega a Oltremare la professoressa Emanuela Colombo, delegata del rettore del Politecnico di Milano per la cooperazione e lo sviluppo. “I leader africani non sono innovatori dell’ultimo miglio ma piuttosto ‘abilitatori’ dell’innovazione, con ottime competenze e conoscenze del loro territorio, capaci di favorire paradigmi sostenibili per la digitalizzazione, la decarbonizzazione e la mobilità”. Le cinque settimane a Milano sono diventate anche corsi online a disposizione di una “seconda generazione” di innovatori africani, già oltre 200.

Poi ci sono le proposte concrete, immaginate per i sei Paesi presi in considerazione finora: Etiopia, Mozambico, Tunisia, Niger, Kenya e Nigeria. “A Exco ci saranno quasi tutti i 21 ‘leader’, che avranno l’opportunità di incontrare i rappresentanti del Mise e delle aziende italiane attive in ambito agro-food” sottolinea Colombo. Convinta che, al di là del contributo di Aics, il progetto debba sperimentare una propria strada e assumere una caratterizzazione di sviluppo imprenditoriale: “I fondi iniziali dell’Agenzia andrebbero a rappresentare un essenziale elemento di avvio, affinché sia poi possibile liberare nel rapporto con le imprese tutto il potenziale”.

 

 

Le premesse ci sarebbero. Basta scorrere slide e presentazioni dei progetti messi a punto nei settori del green-tech e del digital-tech. In Kenya si punta al miglioramento della produzione di mais attraverso una app e una piattaforma web che, con l’ausilio di immagini satellitari, veicolino agli agricoltori informazioni utili e li accompagnino lungo tutte le fasi, dalla semina alla raccolta. La convinzione è che il progetto sia un’opportunità non solo per le comunità locali ma anche per le aziende italiane leader nelle tecnologie per l’analisi del territorio, con l’impiego di dati satellitari e droni.

Cambiano i contesti ma lo schema, locale e internazionale, sociale e imprenditoriale, resta lo stesso. Prendete il Niger, le regioni di Tillaberi o anche quella di Diffa, esposta ai raid di Boko Haram ma ricca per le produzioni di ortaggi e legumi. L’idea è realizzare sistemi di irrigazione su piccola scala per incrementare la raccolta con il supporto di tecnologie digitali che progettino e gestiscano le forniture d’acqua. Anche in questo caso sono emerse le opportunità per le aziende e i centri di ricerca italiani che sappiano puntare su basso costo delle tecnologie oltre che sulla loro sostenibilità sociale ed ambientale per il contesto nigerino. In Etiopia la proposta riguarda invece la trasformazione di un villaggio attraverso lo sfruttamento dell’energia solare per il pompaggio d’acqua sotterranea. L’obiettivo è irrigare i campi e far arrivare l’elettricità nelle case. Qui sul fronte italiano le opportunità riguarderebbero modelli di business che combinano impianti di generazione off-grid con efficienza energetica per la riduzione dei costi, riqualificazione del territorio e coinvolgimento della comunità.

L’altro fronte è quello del digitale. È la chiave immaginata per la Tunisia, con un hub da far nascere attraverso la collaborazione tra università e industrie. L’obiettivo è introdurre tecnologie 4.0 nelle linee di produzione puntando sull’“additive manufacturing” per materiali metallici e polimerici. Anche qui l’Italia potrebbe giocare un ruolo in alleanza con aziende locali, inseguendo la cosiddetta Next Production Revolution (Npr).

L’acronimo si ritrova nel progetto nigeriano, focalizzato appunto sul Centro di competenza per la Next Production Revolution (Nprcc): una realtà a più voci per la formazione, la promozione e la diffusione delle nuove tecnologie, a partire da energia, digitalizzazione e mobilità. In questa proposta la dimensione produttiva appare legata a problematiche e opportunità sociali. “La Nigeria – si evidenzia nel documento di presentazione – è il primo Paese al mondo di provenienze per le migrazioni irregolari in Italia, con circa 18mila migranti nel 2017 e oltre 36mila nel 2018”.

Le espressioni chiave sono “off-grid”, “efficienza energetica” e, come nel caso dell’”ecosistema intelligente per il sistema manifatturiero” prefigurato nella proposta per il Mozambico, “valenza strategica”. Exco allora, con il contributo dei leader africani e degli esperti dei Politecnici di Milano e di Torino, sarà l’occasione per fare il punto e immaginare percorsi. Prefigurando magari, dice la professoressa Colombo, la possibilità di un ampliamento del progetto ad altri Paesi sub sahariani, “rafforzando la selezione dei talenti e in sinergia con le priorità del governo italiano”.

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