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Pietro Zambaiti: Un dollaro e il Cotonificio Barattolo, la mia storia in Eritrea

Intervista all'amministratore delegato di Za.Er., la prima azienda tessile industriale d'Eritrea. Che ad Asmara sta ampliando l'asilo nido per i figli dei suoi 550 dipendenti. L'impegno è accompagnarli fino alle superiori, alla Scuola italiana, un'eccellenza in un Paese da riscoprire.

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“Questa città aveva saputo esprimere una buona qualità della vita” spiega Pietro Zambaiti, amministratore delegato di Za.er., la prima azienda tessile industriale d’Eritrea. Che ad Asmara sta ampliando l’asilo nido per i figli dei suoi 550 dipendenti. L’impegno è accompagnarli fino alle superiori, alla Scuola italiana, un’eccellenza in un Paese da riscoprire.

“Vogliamo contribuire al benessere di un città che in passato, soprattutto negli anni ’50, ’60 e primi ’70, aveva saputo davvero esprimere una buona qualità della vita”: a parlare è Pietro Zambaiti, amministratore delegato di Za.er., la prima azienda tessile industriale d’Eritrea. Sottolinea di voler “recuperare lo stretto legame socio-culturale tra l’Eritrea e l’Italia, promuovendo una nuova alleanza nel comune interesse”. Prima ci sono però impegni concreti, all’insegna della quotidianità: “Nel nostro asilo accoglieremo anche i bimbi di quattro e cinque anni, un segno di rispetto per le mamme e le famiglie dei lavoratori”. Per i figli dei circa 550 dipendenti, in effetti, accanto ai capannoni di Asmara c’è già un servizio di assistenza e scolarizzazione. “Seguiamo 100 bambini, la metà dei quali però in strutture esterne” calcola Zambaiti: “Versiamo sovvenzioni agli istituti per garantirgli un percorso sicuro dalle elementari e fino alle superiori della Scuola italiana, che ha standard di alta qualità ma anche test di ingresso impegnativi”.

L’asilo di Za.Er., una sigla che sta per Zambaiti Eritrea, ospiterà anche una sezione di materna. “E’ un impegno apprezzato dai giornali locali, che ultimamente scrivono di noi almeno una volta al mese proprio per sottolineare questo approccio sociale” sottolinea l’amministratore delegato. Fu suo padre, nel 2004, a rilevare per la cifra simbolica di un dollaro il terreno del Cotonificio Barattolo, storico ma anche ormai al collasso: “I macchinari erano inservibili e allora portammo i nostri, con l’impegno di continuare a investire in know-how per rilanciare produzione e lavoro” ricorda Zambaiti. I risultati sembrano dargli ragione. Oggi Za.Er. produce oltre 360mila chilogrammi di filo ritorto l’anno, utilizzando solo cotone di Paesi africani, dal Burkina Faso al Mali, dalla Costa d’Avorio all’Uganda. “L’85 per cento dei nostri dipendenti sono donne, impiegate nei reparti di confezione camicie e dell’abbigliamento da lavoro o nella filatura” sottolinea Zambaiti. Convinto che l’Eritrea, nonostante le partenze dei migranti e le accuse di diritti violati rilanciate dalla stampa internazionale, abbia tanto da offrire: “E’ il primo Paese dell’Africa dove l’Italia dovrebbe guardare”.

E dopo l’asilo? “Il sogno dei miei genitori è che un giorno possano essere i nostri dipendenti eritrei ad assumere la guida dell’azienda” risponde Zambaiti. “Un aiuto può venire dalla Scuola italiana, un’altra eccellenza in un Paese da riscoprire”.

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