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Redazionale di giugno

Giugno, non solo in Italia, è il mese della fine della scuola. Salutati i maestri, alunni e genitori scelgono campi estivi, confidano in nonne babysitter, programmano mare o monti. Chi può. Perché, anche in Italia, dopo anni di crisi e malumori, le cose non stanno per tutti allo stesso modo. L’hanno documentato, statistiche alla mano, gli autori di WeWorld Index, uno studio dove il mondo è visto anche con gli occhi dei bambini. Perché l’inclusione dei minori, sta scritto nel rapporto, è la cartina tornasole della salute di un Paese. Per i giornalisti la sfida è testimoniarlo, farlo capire. Ci sono modi differenti, ma non tutti valgono lo stesso. Abbiamo visto, forse ci siamo anche abituati, campagne di raccolta fondi con bambini ritratti con pance gonfie, insidiati da nugoli di zanzare. Come se mostrarli così, nudi forse anche di dignità, fosse l’unico modo per catturare l’attenzione toccando i sentimenti e il cuore del lettore/spettatore. Chissà se poi è davvero l’unico modo. Il giornalismo deve essere rappresentazione più piana e semplice possibile ma anche rispetto di regole. La prima è che non puoi tagliare fuori l’essenziale, decidendo a piacimento cosa far rientrare nella fotografia, cosa ritoccare e cosa magari far sparire. Rendere conto della complessità, cogliendo il cuore dei problemi: non è facile, ma il lavoro del cronista questo è. Su Oltremare il mese scorso avete letto di pace, e di pace giusta. Notizie, storie, interviste dall’Africa al Medio Oriente, senza dimenticare le aree di crisi: è emerso, ancora una volta, che a pagare il prezzo di ingiustizie e violenze sono anzitutto i bambini. In fondo alla classifica del WeWorld Index c’è il Sud Sudan, un Paese che la guerra ce l’ha in casa da una vita, dove i diritti e l’inclusione sono negati sin dall’inizio: lo dicono i dati sulla mortalità materna, 789 decessi ogni 100mila nati vivi, o su quella infantile, 93 ogni mille. Questo mese Oltremare riparte dai diritti, che poi vuol dire pace, pace giusta. Una tappa è la Striscia di Gaza, regione palestinese che finisce sui giornali in tempi di guerra per poi scivolarne regolarmente via come se i problemi fossero superati. Dopo il conflitto del 2014, il più grave dal 1967 per numero di sfollati, l’Italia e la sua Cooperazione si sono impegnati per la ricostruzione. Impegni in settori vari, dall’edilizia all’acqua alla sanità, con nuovi stanziamenti per 15 milioni deliberati solo quest’anno. L’assunto sta in un rapporto intitolato Gaza dieci anni dopo: invece di andare avanti, gli indicatori di sviluppo economico-sociale vanno indietro. Tirarsi indietro, però, non è pensabile: con il 54 per cento della popolazione sotto i 18 anni, Gaza vuol dire bambini. Riguarda la Palestina anche un altro progetto targato Italia, sostenuto e finanziato dalla Cooperazione, quella “Scuola di gomme”, costruita per i bambini della comunità beduina di Khan Al Ahmar, che rischia di essere abbattuta a seguito della recente sentenza di un Tribunale per far spazio a un’autostrada che collegherà due insediamenti. Lo Studio Arcò di Milano aveva puntato sulle pareti di pneumatici proprio per aggirare i divieti di costruzioni in muratura ma ora tutto può essere perduto insieme alla speranza e al futuro. Di questo si tratta, anche negli altri angoli di mondo dove Oltremare prova a navigare. Non sempre, come a Gaza, le cose vanno sempre peggio. Lo confermano anche piccole storie in arrivo da un piccolo regno, lo Swaziland, che in omaggio alla lingua dei padri ha pure cambiato nome: sta tra il Mozambico e il Sudafrica, e impareremo a conoscerlo come Eswatini. Resta il Paese con il tasso di diffusione del virus dell’hiv più elevato al mondo ma rispetto agli anni ’90 o ai primi Duemila molto è cambiato. Lo dicono i sorrisi, la voglia di vita e di college degli orfani del villaggio di Siteki, che hanno perso i genitori a causa dell’aids e vivono in famiglie guidate da nonni: grazie a prese di coscienza, investimenti nella sanità e solidarietà internazionali che almeno qui non devono rimediare alle follie della guerra, questi ragazzi adesso riscoprono la fiducia. In Swaziland, nuovo Eswatini di questo nuovo Oltremare, ci siamo stati. Quei ragazzi li abbiamo incontrati. Uno di loro indossava la maglietta degli Avengers, i supereroi che a settembre ritroveremo in classe, sugli astucci.

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